Climax, che la festa abbia fine

Frenetico, disturbante, assordante. Gaspar Noé torna al cinema dal 13 giugno con Climax. Ispirato a un fatto di cronaca, con Sofia Boutella, Romain Guillermic, Souheila Yacoub, Smile Kiddy.

climax1Siamo nel 1996: una compagnia di ballerini si ritrova in una sala prove isolata, vicino una foresta, non ci sono ancora né cellulari, né internet. Alla fine delle prove i ragazzi decidono di fare una festa per rilassarsi ma qualcuno ha versato una strana sostanza nella sangria. Da qui un tuffo nella follia e nell’orrore, in un delirio collettivo da trance, tutti saranno condotti verso il caos.

A volte ci sono eventi sintomatici di un’era. Questi eventi vengono fuori spontaneamente o no, arrivano fino alle forze dell’ordine, in seguito diventano informazioni su larga scala. Le informazioni assumono così una nuova dimensione: sono magnificate, ridotte, distorte, metabolizzate o meno da chi le disperde e da chi le riceve. Le vite gloriose o vergognose finiscono sulla carta, poi spariscono velocemente nell’oblio collettivo. L’esistenza non è che un’illusione fugace che ognuno di noi si porta nella tomba. Quando si leggono le biografie, viene affermato tutto e il contrario di tutto. Succede lo stesso quando ogni storia o notizia viene svelata e i nuovi canali di comunicazione che si sono allargati a dismisura negli ultimi vent’anni rendono l’obiettività ancora più illusoria. Gli uomini, come gli animali, nascono, vivono e muoiono lasciando una traccia non più grande di una margherita in mezzo a un campo. Gioie e dolori, conquiste e abbagli, occupano una percezione virtuale, un presente che non esiste al di fuori della memoria. Nel 1996, un milione di storie sono finite sui giornali, storie che oggi abbiamo dimenticato e che domani dimenticheremo ancora di più. Molti di quelli nati e vivi in quell’anno sono ancora tra noi. Ma della maggior parte dei cuori che hanno smesso di battere non resta nulla, un nome in un cimitero o su qualche giornale dimenticato nel fondo di una cantina. Al loro punto più intenso i piaceri del presente ci permettono di dimenticare quel vuoto così vasto. Gioia, estasi – sia costruttive che distruttive – funzionano come antidoto al vuoto. L’amore, l’arte, la danza, la guerra, lo sport sembrano giustificare il nostro breve periodo sulla terra. E di queste distrazioni, quella che mi rende più felice è la danza. Perciò quando ho pensato di realizzare un nuovo film, mi è sembrato stimolante farne uno basato su una notizia vera e propria, con ballerini il cui talento mi ha ipnotizzato. Con questo progetto, ancora una volta, posso rappresentare sullo schermo alcuni dei miei sogni e dei miei incubi. Il 1996 era proprio ieri. Solo che non c’erano internet e i cellulari. Ma il meglio della musica era già lì. In Francia i Daft Punk avevano già pubblicato il loro primo album, L’Odio era già uscito al cinema e la rivista Hara-kiri era definitivamente incapace di resuscitare. Il massacro degli adepti dell’Ordine del Tempio Solare veniva tenuto nascosto dalle forze occulte dello stato, mentre una guerra selvaggia si propagava al suo interno. Le guerre creano movimento, cambiamenti di popolazione, così come il credo di persone e i modi di vivere… E ciò che viene chiamato Dio sarà sempre lì dal lato della pistola più potente. Quello che era, sarà. La virgola potrà cambiare ma l’essenza della frase rimarrà sempre la stessa. COME? Sono sempre stato affascinato da situazioni in cui il caos e l’anarchia improvvisamente esplodono, sia le risse per strada, sia le sedute sciamaniche potenziate da sostanze psicotrope, o feste in cui tutti i partecipanti perdono il controllo a causa del troppo alcol. Lo stesso vale quando giro. La mia soddisfazione sta nel fatto di non scrivere o preparare nulla in anticipo, e cercare il più possibile di far accadere le situazioni proprio di fronte a me, come in un documentario. E ogni volta che entra in scena il caos sono ancora più felice e so che questo genererà immagini di una potenza reale, più vicino alla realtà che al cinema.

climax3“Per questo motivo – afferma il regista -, invece di una vera sceneggiatura, ho scelto come base il semplice racconto di una storia inquietante. Una compagnia di ballerini si riunisce in un edificio isolato per prepararsi a un’esibizione. Dopo l’ultima prova scoppia il caos. Partendo da una bozza di una pagina sono riuscito a catturare momenti di verità e di trasformare in immagini questa sequenza di eventi collettivi. Se vuoi ballerini, attori o non professionisti che possano esprimere loro stessi fisicamente e verbalmente in maniera caotica, l’improvvisazione è fondamentale. Per quanto riguarda la danza, ad eccezione della prima scena che è stata coreografata, i ballerini erano liberi di esprimersi proprio come volevano, spesso molto vicino all’inconscio, rivelando il loro individuale tumulto interiore. Con diversi stili di danza come il vogueing, il waacking o il krump, i partecipanti mostrano le loro abilità fisiche con straordinaria spontaneità. Con i migliori ballerini, tutto questo diventa a dir poco abbacinante. Le scene sono state girate in maniera cronologica per creare sia uno stato di fiducia generale, sia uno spirito di competizione che ha spinto sempre più i ballerini verso danze psicotiche. Contrariamente alle più usuali rappresentazioni di danza, in cui ogni passo è prestabilito, ho cercato di spingere i protagonisti a simulare stati di possessione come quelli nelle trance rituali. Sebbene le droghe siano certamente all’interno della storia, questa volta l’idea non era di descrivere gli stati di alterazione della percezione soggettiva attraverso effetti visivi e sonori, piuttosto mantenere un punto di vista esterno sui personaggi. Un’altra regola era filmare molto rapidamente e in piani sequenza, una scelta resa possibile girando in un unico set. Questo mi ha permesso di terminare le riprese in quindici giorni durante febbraio del 2018. Abbiamo provato la coreografia con i ballerini e, per preparare le altre sequenze di danza, abbiamo fatto ascoltare loro la musica già scelta per il film. Parlare di danza significa parlare di musica. Al fine di rispettare l’epoca in cui il film è ambientato, la musica – elettrizzante o melodica che sia – risale alla prima metà degli anni ‘90. E per creare uno coinvolgimento emotivo per tutti, abbiamo provato a includere dei brani che parlassero a un pubblico vasto. CHI? Fin dall’inizio l’idea era di realizzare un film con i migliori ballerini che avremmo potuto trovare in Francia o che si trovavano lì. Con lo scopo di centrare un film sull’espressione corporea, Serge Catoire e io non cercavamo attori ma cercavamo ballerini di krump o voguing nella regione di Parigi, oltre ai video che giravano su internet. Molto velocemente, e istintivamente, abbiamo capito con quali ballerini sarebbe stato bellissimo creare una compagnia per il film. Abbiamo coinvolto l’audace Edouard Weil (Rectangle Production) e Vincent Maraval (Wild Bunch), i co-produttori del mio film LOVE mentre la produzione di questo film low budget era in corso. Durante la nostra prima partecipazione a uno show di danza voguing, con ospiti come Léa Vlamos, ho incontrato Kiddy Smile, un grande DJ e musicista, che mi ha invitato ad assistere alle gare di danza dal palco. Serge e io non avevamo mai visto così tanta energia durante un evento a Parigi dalle manifestazioni in strada della nostra adolescenza. Siamo riusciti a contattare i ballerini che ci hanno fatto sognare e abbiamo parlato con loro di un film che ha una storia ma non ha dei dialoghi già scritti. Inaspettatamente, il canale ARTE si è interessato al progetto. Kiddy è diventato un po’ il nostro “padrino”, contattando – e soprattutto convincendo – a nostro nome, alcuni dei suoi amici ballerini di voguing. Era ovvio che avremmo dovuto offrire a lui il ruolo di DJ Daddy. Allo stesso tempo volevo contattare la famosa Sofia Boutella a Los Angeles, che avevo incontrato una volta per offrirle il ruolo guida di coreografa. climax2I suoi video in cui ballava mi avevano affascinato molto tanto quanto lei. Per un po’ di tempo si è impegnata nella recitazione ed è apparsa in diversi film. Sapevo che avrebbe avuto la forza e la follia necessarie per interpretare questo ruolo estremo e multisfaccettato. Prima di darmi una risposta, ci ha raccomandato la persona che considerava la scelta migliore per occuparsi della coreografia, Nina McNeely, e la ringrazio per questa meravigliosa idea. La presenza di particolari ballerini ha fatto sì che altri si unissero al gruppo. Siamo stati molto fortunati da incontrare waackers, krumpers e un gruppo di ballerini di electro dance (tra cui Romain Guillermic e Taylor Kastle) che subito ci hanno mandato dei video in cui simulavano la danza in trance. Da gioia nasce gioia. Ho contattato tutti i miei più preziosi collaboratori, che si sono resi disponibili (Benoît Debie, Lazare Pedron, Ken Yasumoto, Rodolphe Chabrier, Pascal Mayer, Fred Cambier, Denis Bedlow, Marc Boucrot, Tom Kan e Laurent Lufroy) a cui si è aggiunto il sostegno di Thomas Bangalter e di due nuovi meravigliosi collaboratori: lo scenografo Jean Rabasse e l’assistente alla regia Claire Corbetta-Doll. In tempi record abbiamo trovato una scuola abbandonata a Vitry e abbiamo ottenuto i diritti per utilizzare le musiche che io volevo. Due giorni prima delle riprese abbiamo incontrato l’attrice e acrobata Souhelia Yacoub che ha ottenuto un permesso per lavorare con lo sbalorditivo contorsionista Strauss Serpent che poteva raggiungerci dal Camerun. Alimentate da un caos incontrollato, le riprese sono andate avanti in un’atmosfera di gioia, e le improvvisazioni del ballerini, sul pavimento o nei loro dialoghi estemporanei, hanno colpito tutti”.

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