50 sfumature di Madame Web

2326579 – MADAME WEB

Ci sono alcuni meccanismi interni all’industria hollywoodiana che lasciano basiti tutti, dai critici agli spettatori più occasionali, e portano a chiedersi “perché”. Perché continuare a fare film incentrati sull’universo di Spider-Man senza Spider-Man? La risposta più ovvia è quella del mantenimento dei diritti sui personaggi adiacenti all’Uomo Ragno e per non lasciare che i Marvel Studios abbiano un monopolio assoluto sull’industria dei blockbuster (come se già non ce l’avessero); ma c’è anche di più. Mosso dallo stesso spirito che ha innalzato, e fatto crollare, l’Extended Universe della DC Comics, il filone dei film Sony in cui si colloca “Madame Web” spera di vivere di luce riflessa, ma traballa perché sorretto da un perno inesistente. Non aiuta che i film appartenenti a questo microcosmo siano sottoposti ad operazioni taglia e cuci degne del mostro di Frankenstein, che riescono a sopravvivere solo al superpotere del riconoscimento del brand.
La strategia poteva funzionare con “Venom” (meno con il seguito “La Furia di Carnage”) poiché il personaggio è riconoscibile anche a sé; poteva a malapena funzionare con “Morbius”, che però era trainato principalmente dai meme internettiani; all’alba del 2024, in un periodo in cui il cinema supereroistico sta attraversando un inesorabile crollo d’interesse, non c’è niente che possa coprire, o salvare, la natura posticcia di “Madame Web”.
Cassandra Webb (Dakota Johnson) è la figlia di un’illustre scienziata morta durante una spedizione in amazonia a causa di eventi improbabili e di un montaggio scellerato. Circa vent’anni dopo, nel 2003, ‘Cassie’ fa il paramedico insieme al collega Ben Parker (proprio quel Ben Parker). Lei non crede nel destino o che possano esistere esseri con poteri aracnoidi; guarda caso, ottiene dei poteri di preveggenza che si accorge di avere passata un’era geologica e la sua vita si intreccia a quelle di altre tre ragazze: tre giovani che lei dovrà proteggere affinché in futuro diventino delle “donne-ragno” (legalmente distinte da “spider-woman”) in grado di sconfiggere il cattivo, membro di una stirpe di “ragni-umanoidi”.
“Madame Web” è un film che si sposta dal 1976 e si ferma al 2003, ma questo vale sia per lo svolgimento della trama che per lo stile della messa in scena degli eventi. Il film sembra sia stato scongelato dopo vent’anni e tagliato in modo tale da poter superficialmente passare per un prodotto del 2024. Potrebbe anche essere, per salvare il salvabile, una forma avanguardistica di regia nel panorama del cinema supereroistico (dubitiamo, ma chissà cosa sia successo davvero dietro le quinte), perché il film finisce a fare eco a cinecomic di metà anni 2000 della stessa qualità come “Elektra” o “Catwoman”.
Per le stesse leggi del destino, altresì note come “necessità di trama”, che fanno incontrare le protagoniste e le fanno sfuggire ai cattivi in modi sempre più improbabili, in “Madame Web” c’è sempre la certezza che a breve qualcosa andrà storto: o il montaggio schizofrenico distrugge la leggibilità di una rara scena d’azione, o i dialoghi fanno chiedere se i personaggi siano mossi da reazioni umane comprensibili, o gli effetti speciali sembrano così raffazzonati da sembrare incompleti. È ammirevole, se vogliamo, la capacità del film di tessere una ragnatela così fitta di idiozie narrative e trovate cheap. Il film, però, non fa mai il giro; non ha il fattore “so bad it’s good” di Morbius, perché si prende sul serio e cerca di dare spazio e profondità a personaggi che per caratterizzazione oscillano tra il mediocre e l’irrisorio. Dakota Johnson ci prova, ma da sola non può salvare la situazione, non importa quanto guidi veloce con la sua ambulanza.
“Madame Web” è un prodotto su commissione realizzato con poco acume e confidenza, quest’ultima compromessa anche dal fatto che non ci sono scene post-credit di alcun tipo. Sembra un film realizzato da chi è completamente estraneo al cinema supereroistico degli ultimi vent’anni, qualcuno che non aveva neanche la minima idea di come dare un’identità temporale e spaziale definita al film se non piazzando nella colonna sonora “Toxic” di Britney Spears insieme a qualche altra canzone iconica degli anni ‘90 senza un filo logico a legare tutto.
“Madame Web” è un prodotto su commissione mal riuscito. Vorrebbe essere “The Marvels” ma gli manca la patinatura sfacciata. Prova ad avere una vena da thriller alla Terminator che non gli appartiene e che lo fa sfigurare anche in confronto ai fan-film amatoriali. Cassandra Web prevede un radioso futuro per le sue spider-discepole; la vera speranza è che i produttori di Sony siano riusciti a prevedere il flop imminente.

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