PAST LIVES – LOST IN TRANSLATION TRA MEMORIA E PRESENTE

Esiste in coreano il concetto di “In-yun” in riferimento al destino di due anime destinate ad incontrarsi. Tutte le relazioni nella vita di una persona sono legate alle proprie vite passate: anche sfiorare uno sconosciuto per strada implica che ci sia già stato un contatto in qualche vita precedente; inoltre, si dice che le anime gemelle, quelle destinate a stare insieme per sempre, si trovino una sola volta dopo 8000 cicli di morte e rinascita.
Si può davvero credere all’unicità di legame così prezioso? Cosa accade quando si prova per una persona del proprio passato, qualcuno che è stato lasciato alle spalle ma non è stato mai scordato, un senso d’intimità ancora palpabile anche dopo anni dall’ultimo incontro? E quanto può far male accorgersi che quella connessione speciale non ha alcuno spazio nel presente?
Past Lives è la storia di Hae Sung (Teo Yoo) e Nora Moon (Greta Lee), o Na Young com’era conosciuta quando i due erano bambini a Seoul, e del legame invisibile e duraturo che li fa rincontrare ciclicamente ogni dodici anni. Ogni volta che si incontrano, entrambi ritrovano la stessa chimica di sempre, ed ogni volta uno dei due decide di non farsi coinvolgere troppo nella vita dell’altro e di allontanarsi. I loro ricongiungimenti sono solo brevi parentesi nelle loro vite, ma le loro interazioni minimali nascondono fiumi di pensieri. Per loro, come per chi li guarda, il tempo speso insieme nel presente è tutto ciò che conta della loro storia. Il distacco, però, resta incolmabile, perché non si è mai la persona che si è stati. A volte si sceglie di cambiare per scelta, altre perché la vita lo impone; in ogni caso si crea un muro difficile da valicare.
L’intensità emotiva è concreta, poiché la stessa Celine Song ha preso spunto da un episodio della sua vita: due uomini, entrambi importanti per lei, ma provenienti da periodi molto diversi della sua vita, si erano ritrovati a cenare allo stesso tavolo di un ristorante insieme a lei. Cercando di dare una dimensione a due persone che rappresentano due periodi così distanti, si è portati a pensare a ciò che ha proiettato su di loro e cosa questo riveli di sé. La forza del film della Song è di costruire su questo incipit semi-autobiografico, certamente surreale per lei che l’ha vissuto, uno spaccato di vita autentico unito ad un gusto cinefilo accorto e ad una struttura sentimentale raffinata senza che sia stucchevole.
È un film vero come ne sono usciti pochi negli ultimi tempi, girato con una chiarezza ed una precisone spesso alieni per gli esordienti. È posato nell’uso intelligente dei dialoghi, quasi a richiamare la filmografia di Wong Kar-Wai, e per i richiami ad un certo tipo di cinema un po’ melò, con più di una strizzata d’occhio alle sceneggiature di Charlie Kauffman.
Past Lives è un film dalla struttura narrativa all’apparenza esile, ma in realtà ricca e priva nella struttura di qualsiasi vezzo melodrammatico. Celine Song sa come far valere un silenzio più di mille parole. La barriera linguistica tra il marito di Nora ed il suo vecchio amico, tra l’inglese ed il coreano, diventa il simbolo di quella difficoltà a congegnare ciò che si è stati con ciò che si è adesso.
“Qui è dove siamo adesso. Qui è dove dovrei essere” dice Nora, dopo aver screditato anche la provvidenza dell’”In-yun”, e forse è davvero così, così come è vero che non ci abbandona mai del tutto il dubbio per ciò che potevamo essere se avessimo fatto scelte diverse.

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