Tutti mentono davanti al giudice.

Una irriconoscibile ‘Bridget Jones’ e un imbolsito ‘avvocato del diavolo’ sono i protagonisti di un legal movie accattivante, al cinema dal 15 giugno. ‘Una doppia verità’ è il nuovo imperdibile film diretto da Courtney Hunt e distribuito in Italia da Videa.

doppia veritàMike Lassiter (Gabriel Basso), ragazzo adolescente, uccide il padre violento (Jim Belushi). Un caso facile, un colpevole già scritto per tutti, ma non per l’ostinato avvocato difensore Richard Ramsey (Keanu Reeves), che ha promesso alla madre (Renée Zellweger) di scagionare suo figlio. Dopo l’omicidio il giovane Mike decide di trincerarsi in un silenzio ostinato, non rispondendo ad alcuna domanda, dopo aver detto in prima battuta “andava fatto tanto tempo fa”. Un’apparente ammissione di colpa che non convince però Ramsey, intenzionato a portare alla luce la verità a qualunque costo. In un gioco di depistaggi e colpi di scena, si muovono testimoni non affidabili e personaggi ambigui, accompagnando lo spettatore in un labirinto di menzogne per un processo che si trasforma, passo dopo passo, in un’adrenalinica corsa contro il tempo. Ma se tutti mentono, qual è la verità?

“Agli avvocati della difesa – secondo la regista Courtney Hunt- viene spesso chiesto come facciano a rappresentare qualcuno che è colpevole. La risposta standard è che la Costituzione garantisce all’imputato la presunzione di innocenza ed è compito dello stato dimostrarne la colpevolezza. Tuttavia, avendo assistito a molti processi penali, ho osservato che agli avvocati difensori hanno una sorta di “difetto” caratteriale che consente loro di sopportare l’eccessiva disonestà per il bene di un altro. E se da un lato questo può essere visto come un atto di grande altruismo, dall’altro è una forma di illusione. La stragrande maggioranza degli imputati mente su qualcosa, se non sul fatto di essere colpevoli, sicuramente lo faranno sul loro grado di coinvolgimento. Così l’avvocato difensore deve accettare di subire volontariamente una sorta di lavaggio del cervello. Avvocato e cliente devono essere uniti e procedere in modo compatto affinché la versione dell’imputato arrivi alla giuria in modo efficace. L’avvocato deve sospendere il buon senso e il pensiero razionale per poter difendere l’imputato in modo appropriato. Ciò che ha suscitato il mio interesse in UNA DOPPIA VERITÀ è stata la possibilità di considerare il punto di vista di un avvocato difensore in un caso in cui l’imputato si rifiuta di parlare e, così facendo, lo costringe a indagare ancor più profondamente nella mente del suo cliente poiché non solo rappresenta la sua voce in aula, ma anche l’unica a parlare in sua difesa. Ogni assassino uccide per un motivo. Un soldato non è colpevole di omicidio quando uccide il nemico in guerra, ma chi può dire effettivamente che una famiglia non possa diventare un campo di battaglia con il nemico che vive sotto lo stesso tetto? Ho ambientato il film a New Orleans per la sua reputazione in ambito procedurale della fase preliminare dei processi penali in cui dovrebbero essere resi noti gli elementi probatori e per la tipica frase di cui si sente parlare spesso: trial by ambush (letteralmente “processo da imboscata”, un processo in cui le parti non sono messe a conoscenza, in fase preliminare, di tutte le prove e di tutti i testimoni dell’altra parte in causa)”.

belusciLa verità è di fondamentale importanza per i vari generi di narrazione giudiziaria. Dall’autoesame di Edipo alle beghe finanziarie de Il mercante di Venezia, all’abuso di potere de Il Crogiuolo, alle delibere de La parola ai giurati, alle pratiche procedurali della serie Law and Order, le storie giudiziarie uniscono personaggi e pubblico in un emozionante doppio legame mentre si svolgono le due storie. Nel presente veniamo a conoscenza delle testimonianze giurate degli esperti, dei testimoni, delle vittime e degli accusati, che costituiscono nuovi tasselli del caso; allo stesso tempo, vengono ricostruiti i fatti accaduti nel passato e, mettendo insieme i pezzi, risolviamo il mistero. Il racconto del processo riflette la domanda principale: “chi è stato?” Mentre scopriamo cos’è successo nel passato, la tensione cresce nel presente facendoci chiedere: “Come faremo a giudicare che cos’è successo? È colpevole o innocente? Libertà o reclusione? Misericordia o punizione? Giustizia o legge?

Scritto da Rafael Jackson e diretto da Courtney Hunt, UNA DOPPIA VERITÀ rivisita il legal drama e amplifica la tensione tra un atto di violenza quasi inimmaginabile e il caso giudiziario di alto profilo che ne deriva. Chi era veramente Boone Lassiter? Quanti nemici si era fatto nella sua vita professionale e personale? Sono tutti aspetti che iniziano ad indicare che la confessione e il silenzio di Mike siano esattamente ciò che sembrano. Mentre Ramsey e Janelle scoprono i segreti che la famiglia Lassiter preferirebbe tener nascosti, la storia prende una piega verso una conclusione in cui la verità e la legge potrebbero non coincidere. “È una storia brillantemente costruita”, dice il produttore Anthony Bregman. “Cosa pensare di chi ha ucciso Boone dipende da quanto si è coinvolti nella storia e mettendo continuamente in dubbio ciò che si pensa di sapere. La sceneggiatura è sempre un passo avanti. Personalmente non sono riuscito a intuire il finale fino alla fine”.

“Abbiamo sottoposto la sceneggiatura a diversi giudici, avvocati ed esperti legali, e noi stessi ci siamo affidati ad un gran numero di avvocati per essere sicuri di fare tutto nel modo giusto.” Il livello di precisione e attenzione al dettaglio non è stato perseguito solo per gli addetti ai lavori o per gli esperti che potevano essere tra il pubblico, dice Courtney Hunt. “Oramai in TV si sono visti così tanti casi giudiziari e il pubblico è diventato esperto in materia. Non siamo più ai tempi di Perry Mason. Per coinvolgere davvero il pubblico era necessario affrontare le questioni più complicate del processo e del dietro le quinte”.

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