Fahrenheit 39.

Giunge alla quinta edizione Fahrenheit 39, festival curato dall’associazione culturale Strativari, che da ormai un lustro indaga il mondo del design nell’editoria italiana.

almagia2Dal 6 all’8 marzo 2015, nella suggestiva cornice degli antichi magazzini dello zolfo dell’Almagià, a Ravenna, Fahrenheit 39 darà di nuovo appuntamento ai protagonisti più importanti della ricerca grafica europei. Un’occasione unica per vedere libri che non si vedranno mai da nessun’altra parte e per avere testimonianze dirette di esperienze da tutta Europa e da tutta Italia.

L’oggetto libro. La carta. La manifattura. Il pezzo unico. Le pagine che possiamo toccare. In un’era in cui la tecnologia digitale, la replicabilità immediata e la fruizione compulsiva e distratta ci stanno sempre più allontanando dai ritmi naturali e dalla riflessione, l’idea di dedicare un festival alla ricerca e al design nell’editoria sembra quasi un’eresia, un’idea fuori del tempo. Eppure Fahrenheit 39 – ideato, va ricordato, da un gruppo di under 35 – è apparso fin dalla sua prima edizione come un evento importante, necessario, proprio per la sua funzione di “custode” della più importante facoltà umana, la creatività.

almagia1A partire da un’idea di Emilio Macchia, l’associazione culturale Strativari – gruppo consolidatosi intorno alla coppia Emilio Macchia (direttore artistico) e Fabio Sbaraglia(direttore organizzativo del festival) e che oggiAggiungi un appuntamento per oggi coinvolge anche Federico Bocchini e Gioia Boattini – ha creato un evento che nel corso degli anni ha assunto definitivamente la forma di un vero e proprio festival. Un festival che, a dispetto della località decentrata, individuando in una forte spinta sperimentale e nel rigore formale la propria cifra curatoriale, è riuscito a distinguersi all’interno dell’ampio e trafficato panorama italiano di fiere di editoria indipendente.

Nell’arco di questi cinque anni di vita Fahrenheit39 ha conosciuto un’importante e costante crescita di pubblico, che sempre più numeroso si ritrova annualmente a Ravenna e che identifica in questo evento uno dei momenti di più proficua ricerca e discussione sui temi del graphic design e dell’editoria contemporanea in generale.

Dedicato a ricercatori, professionisti, appassionati e semplici curiosi, il festival nel suo percorso di ricerca ha maturato un interesse specifico per il libro inteso come esito di molteplici processi che dalla ricerca sui contenuti fino alla scelte più formali insegua una coerenza ed efficacia espressiva.

Attraverso un percorso a tappe quindi, che ha permesso di lasciare (momentaneamente?) alle spalle le questioni più immediatamente relative alla materialità del libro, o gli interrogativi circa la sue “funzioni” e fruizioni, i curatori hanno deciso di affrontare quelli che appaiono esser i nodi irrisolti del dibattito italiano sulla cosiddetta editoria indipendente.

La mostra di libri, che ogni anno rappresenta uno dei punti centrali di Fahrenheit 39, in questa edizione si apre al contributo di quattro importanti scuole europee (che partecipano con trenta produzioni ciascuna), ossia ISIA di Urbino e Werkplaats Typografie di Arnhem in Olanda (istituti con cui il festival aveva già stretto rapporti di collaborazione durante le precedenti edizioni), la svizzera ECAL di Losanna e HGB di Leipzig, in Germania, individuando nel confronto tra le più interessanti esperienze didattiche in Europa nel campo del design dell’editoria il filo conduttore della proposta espositiva di questa quinta edizione.

Le tre conferenze di sabato 7 marzo (sempre all’Almagià) rappresentano il momento più importante di confronto e di ricerca sui temi del design ed editoria che il festival propone.

almagiaTre gli interventi di quest’anno, che verteranno intorno ad altrettanti i temi. Si parte dal Post Digital Publishing (editoria post digitale) con Manuel Schmalstieg; l’intervento del tedesco Manuel Raeder si svilupperà invece oscillando tra le due sfumature del suo lavoro di designer: la progettazione di libri e la progettazione di spazi e allestimenti destinati alla loro esposizione. Infine gli olandesi Rob Hamelijnck e Nienke Terpsma porteranno l’esempio del caso editoriale creato dalla loro rivista Fucking Good Art, ossia un progetto editoriale itinerante.

Fin dalla pubblicazione del primo “Rotterdam issue” – un pamphlet formato A3 in carta rosa – nel dicembre 2013, Hamelijnck e Terpsma hanno realizzato numerose edizioni speciali a Monaco, Berlino, Dresda, Copenhagen, Riga, in Svizzera, a Sal Paolo, Bruxells, Tibilisi e una in Italia dal titolo “Art in the Age of Berlusconi”, solo per citarne alcune.

Fucking Good Art è un progetto editoriale di viaggio per la ricerca artistica. Gli artisti sono interessati alla storia orale, ai film etnografici e documentaristici, alle nuove modalità di giornalismo (estetico), alle contro-culture e alle sub-culture, alla società civile, alle forme di autoorganizzazione e alle strategie do it yourself, all’arte e all’attivismo, alla resistenza, ai modelli al di fuori del mercato dell’arte e all’ecologia. Seguono una strategia partecipativa e sono naturalmente sensibili al contesto in cui si trovano.

Domenica 8 marzo, invece, due conferenze curate da Osservatorio Fotografico. Alle 15:30 Stefano Graziani con “Dimenticavo alcuni libri che non ho stampato”: “ho sempre pensato che i libri siano lo strumento migliore per la circolazione delle nostre idee – dichiara Graziani – e probabilmente il luogo e la forma più adatta per pensare un progetto fatto di fotografie”. Mentre alle 16, il francese, Grégoire Pujade-Lauraine interviene con uno speech dal titolo “A perpetual season”.

Quest’anno sono i laboratori sono due, nella fattispecie “Greyscale Press. The Book Lab — Experimental book production in the digital era”, in cui lo svizzero Manuel Schmalstieg (uno degli ospiti del festival) spiegherà come dar vita all’idea di libro che si ha da sempre in mente, e “Letter Setter — Towards a method for producing typefaces in 3 days”, ospitato dalla galleria Lilith, in cui Alessio D’Ellena e Joseph Miceli illustreranno come produrre strumenti tipografici personalizzati pronti all’uso che saranno poi utilizzati per realizzare poster in edizione limitata.

IL PROGRAMMA
venerdì 6
Almagià – Ore 18 – Ingresso libero
Ore 18 – Apertura della mostra e degli stand degli editori, dj set
Ore 21 – Offset exhibition opening

sabato 7
Almagià – Ore 11.30 – Ingresso libero
Ore 11.30 – Mostra e incontri con gli editori
Ore 17.45 – Manuel Raeder: “From the Page to the Book to the Space”: attraverso una selezioni dei suoi ultimi lavori il designer berlinese affronterà il tema della progettazione del libro e le sue relazione con lo spazio
Ore 18-15 – Manuel Schmalstieg: “Nonexistent”: l’artista e designer svizzero presenterà alcune riflessioni su opere letterarie “non esistenti” nell’ambito dell’editoria post-digitale
Ore 18.45 – Fucking Good Art: “Curiosity-Driven Research”: ll duo olandese N.Terpsma e R.Hamelijnck presenterà il progetto editoriale itinerante e il suo esito italiano “Art in the age of Berlusconi”
Ore 23.30 – Bronson (via Cella, 50 Madonna dell’Albero): afterparty. Dj set: God Bless Computers, Toffolomuzik, Jack Disorder

domenica 8
Almagià – Ore 11.30 – Ingresso libero
Ore 11.30 – Mostra e incontri con gli editori
Ore 11.30 – Presentazione dei risultati dei progetti “Offset. Visioni e manifesti sulla città di Ravenna” di Associazione Culturale Strativari e “Dove viviamo” di Osservatorio Fotografico: esiti delle due residenze che, attraverso le pratiche della grafica e della fotografia, indagano il contesto ravennate e il suo territorio
Ore 15.30 – Stefano Graziani: “Dimenticavo alcuni libri che non ho stampato” *: attraverso l’esposizione di alcuni suoi lavori, il fotografo triestino rifletterà sul suo rapporto con l’oggetto libro
Ore 16 – Grégoire Pujade-Lauraine: “A perpetual season” *: presentazione dell’ultimo volume del fotografo francese e sue riflessioni sul libro fotografico.

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