Julieta, i sensi di colpa di una madre.

Al cinema dal 26 maggio ‘JULIETA’ il nuovo film del Premio Oscar Pedro Almodóvar, uno dei film più apprezzati in concorso alla 69ª edizione del Festival De Cannes, in corsa fino all’ultimo giorno per la Palma d’oro. Nel cast Emma Suárez, Adriana Ugarte, Daniel Grao, Inma Cuesta, Dario Grandinetti, Michelle Jenner e Rossy de Palma.

JULIETA parla del destino, dei sensi di colpa e del mistero insondabile che ci porta ad abbandonare i nostri cari, eliminandoli dalla nostra vita come se non avessero mai avuto importanza. E del dolore che questo brutale abbandono provoca alle vittime.

Julieta, una professoressa di cinquantacinque anni, cerca di spiegare, scrivendo, a sua figlia Antia tutto ciò che ha messo a tacere nel corso degli ultimi trent’anni, dal momento cioè del suo concepimento. Al termine della scrittura non sa però dove inviare la sua confessione. Sua figlia l’ha lasciata appena diciottenne, e negli ultimi dodici anni Julieta non ha più avuto sue notizie. L’ha cercata con tutti i mezzi in suo potere, ma la ricerca conferma che Antia è ormai una perfetta sconosciuta.

julietaLe protagoniste del film di Almodovar sono forti e fragili allo stesso tempo. Il regista spagnolo ritrova quell’universo femminile che ha tanto indagato nel corso della sua carriera, con nuova sensibilità e pudore e con un taglio che sfiora il thriller. Forse perché c’è il dramma, senza il melò, quello di una madre prima di tutto.

“Per Julieta – racconta il regista – non volevo attrici con cui avevo già lavorato. Abbiamo fatto molti provini. La Suarez l’ho presa al primo colpo. E Adriana Ugarte era la più convincente per la parte della giovane protagonista”. Il suo metodo Almodovar lo riassume in due parole: “La voce. Per me è fondamentale. Suggerisco il tono per ogni frase. Ai miei attori racconto i personaggi ma correggo sempre la pronuncia anche in spagnolo. Sono convinto che il modo di dire le cose determini una precisa espressione del viso. Proviamo moltissimo e all’inizio può sembrare una specie di dittatura. Devo ammettere – aggiunge e ride – che forse lo è”.

La colonna sonora è affidata ad Alberto Iglesias, come d’abitudine per Almodovar che in questo caso parla di “un processo faticosissimo. Quando Alberto ha visto Julieta la prima volta ha pensato che non avesse bisogno di nessun commento musicale. Mentre io lo volevo, anche per unire i salti temporali. Abbiamo incominciato ad agosto, non sono un compositore, però sono sempre presente. Nei primi tre mesi tutti gli schemi che mi proponeva non funzionavano. Ogni giorno gli dicevo no e lui si rimetteva al lavoro”. “A ottobre, per casualità, gli ho portato una colonna sonora di un giapponese che mi piace molto, Toru Takemitsu. È stato l’autore di ‘Ran’ di Akira Kurosawa, Alberto lo conosceva bene -ricorda il regista- e ha scoperto che il riferimento era Mahler e da qui la scintilla. C’è un momento in Julieta che ricorda ‘Morte a Venezia’. Alberto non è solo generoso, è una persona preziosa: un artista senza ego”.

Nel film Adriana Ugarte prima ed Emma Suarez dopo, sono due donne diverse che interpretano la stessa protagomnista. “La duplicità è un argomento che mi affascina. Nella scena del treno Julieta non solo conosce l’amore fisico, concepisce la vita. E allo stesso tempo entra in contatto con il lutto, e Xoan prima di incontrarla è seduto sulla poltrona che prima aveva occupato un morto. E’ una specie di presagio, di predestinazione. D’altronde, il piacere e il dolore, la vita e la morte, i grandi temi della nostra vita si mescolano sempre: l’amore e la disperazione vanno di pari passo e sono inseparabili”.

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