Proprio a ridosso dell’abolizione del segreto di stato sugli atti relativi alle inchieste sulle stragi degli anni di piombo, arriva nelle sale italiane “Bologna 2 agosto, i giorni della collera” la prima ricostruzione cinematografica delle vicende che sconvolsero l’Italia negli anni ’70. Il film, diretto da Giorgio Molteni, già autore di diversi lungometraggi e serie televisive, ripercorre la storia di un gruppo di ragazzi di destra che deciderà di uscire dall’MSI e fondare il gruppo armato N.A.R. (Nuclei Armati Rivoluzionari). Attraverso la messa in scena di uccisioni, rapine, pestaggi e crimini di estrema atrocità, il film ricostruisce l’atmosfera di terrore e di follia degli anni di piombo, fino ad arrivare a narrare la strage più efferata dal dopoguerra, quella della Stazione di Bologna del 2 agosto 1980 che causò la morte di 85 vittime innocenti e 200 feriti. Questa strage è una ferita aperta per la società civile e a distanza di oltre trent’anni non sono stati ancora assicurati alla giustizia i mandanti.
Queste azioni non avevano nessuna logica politica, tanto da essere identificate in seguito come “spontaneismo armato”, messo in atto da gruppi giovanili di estrema destra che intendevano passare alla storia come rivoluzionari contro uno Stato democratico e antifascista, ma nel film si evidenzia la commistione tra i gruppi estremisti di destra, con la malavita romana, i servizi segreti deviati e la Loggia massonica P2.
La pellicola di Molteni, prodotta e distribuita da Virginio Moro per la Telecomp Planet Film Production, giunge a colmare un vuoto e un silenzio che una società civile fondata su principi democratici non può permettersi di avere. Il suo scopo non è quello di dire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, l’intento degli autori è quello di narrare alcune vicende, ricostruire il clima di terrore di quegli anni, affinché quei feroci avvenimenti non vengano dimenticati.
Per Giorgio Molteni, fare un film, oggi, su uno dei misteri irrisolti della storia politica italiana è probabilmente uno dei passi più difficili nella carriera di un regista. Mistero poi, mai affrontato da nessun regista in un film a lungometraggio durante questi 34 anni che ci dividono da uno degli episodi di terrorismo più devastanti della vita della nostra nazione: la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.
Da che lato affrontare l’argomento? Provare a scoprire chi siano stati i mandanti? Azzardare chi siano stati “tutti” i colpevoli materiali del massacro? A parte tre terroristi fascisti accusati dell’esecuzione materiale dell’attentato? “Il nostro film – risponde Molteni – non ha la presunzione di dare certe risposte. Del resto nessuna indagine ufficiale ha mai raggiunto questo obiettivo. Il film si pone questa domanda: come sia possibile che nessun indizio sia mai trapelato? Come sia possibile che nel nostro Paese i delitti più gravi, quei delitti che coinvolgono centinaia di cittadini inermi, non vengano mai risolti? Sono così perfetti e professionisti gli assassini, o sono così inaffidabili le istituzioni preposte alla difesa del popolo italiano? Se il Segreto di Stato fosse stato abrogato da tempo sarebbe stato possibile fare un po’ più di chiarezza circa le trame eversive che hanno condotto all’efferata strage?”.
Il film mette in scena, seguendo gli atti processuali relativi alla strage, i fatti di cronaca politica, di cronaca nera, di cronaca giudiziaria, di possibile strategia di spionaggio, che hanno preceduto l’atto terroristico, in una libertà di interpretazione “controllata” e per raggiungere questo scopo si sono deliberatamente utilizzati nomi di fantasia. Ci pensano, in seguito, le clip costituite da materiali da repertorio, a riportare la finzione cinematografica a una dimensione di documento storico, quasi a creare un collegamento continuo e inattaccabile tra il presente filmico e il passato giornalistico.
Fernando Felli, lo sceneggiatore del film sostiene che “scrivere la sceneggiatura sulla strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980, è stata un’esperienza unica dal lato umano. Tornare in quegli attimi tragici che sconvolsero la vita di tanti cittadini, mi ha fatto capire quanto sia stato cinico ed insensibile l’animo, se di animo si può parlare, degli esecutori materiali e soprattutto dei mandanti tutt’ora rimasti impuniti. Ne è venuta fuori una spessa coltre di polvere fatta di sangue, di dolore, di terrore che mi ha portato per mesi ad intristirmi e chiudermi in me stesso. La commistione tra gruppi eversivi di destra, la malavita romana, i servizi segreti deviati dello Stato e la presenza della Loggia massonica P2 ha delimitato il perimetro della follia più cruda e irrazionale di quegli anni”.
“Mi ha colpito – prosegue Felli – in modo particolare la storia umana e professionale del giudice Mario Amato. Ho evidenziato il suo coraggio, la sua instancabile determinazione nel mettere insieme le tessere di un puzzle impazzito. Abbandonato, lasciato solo proprio da quello Stato che doveva invece proteggerlo, si è trovato suo malgrado chiuso in un angolo e sacrificato alla deviante e folle ragione di Stato. Nel ripercorrere le sciagurate azioni dei giovani estremisti di destra ho preso coscienza dell’assoluta mancanza di un loro pur minimo progetto politico insurrezionale. Queste azioni criminali sono state bollate dalla storia come ‘spontaneismo armato’, avente come fine il solo protagonismo che è costato la vita a tante vittime innocenti. La mia sceneggiatura ripercorre quintali di atti giudiziari affastellati negli anni e lasciati marcire in un angolo di un anonimo magazzino, come questa triste e drammatica storia italiana che si aggiunge alle altre stragi rimaste volutamente impunite. Il film vuole lanciare un messaggio forte finalizzato alla ricerca della verità. Troppe stragi a distanza di anni non hanno un colpevole. Una società civile e matura come la nostra deve chiedere con forza l’eliminazione del segreto di Stato e pretendere di avere a disposizione tutti gli elementi per illuminare quella stagione di sangue che fu lo stragismo”.
Nel film Marika Frassino, Giuseppe Maggio, Lorenzo De Angelis, Roberto Calabrese, Tatiana Luter e la partecipazione straordinaria di Luca Biagini, Martina Colombari, Lorenzo Flaherty ed Enrico Mutti. Il film arriva nelle sale cinematografiche dal 29 maggio 2014.