III settimana di Fringe.

Terza settimana consecutiva all’insegna del teatro indipendente al Roma Fringe Festival che sabato, nella serata con i volti noti dello star system, apre una parentesi dedicata al cinema.

palombaPer il terzo anno consecutivo, infatti, ospite del Fringe 2014 sarà Johnny Palomba che, con le sue ‘recinzioni’, racconta il cinema passando attraverso la ‘cotica della ragion pura’ e le ‘operette molari’ in dialetto romanesco perché – come il critico cinematografico senza volto teorizza: “Il romano deve essere adottato come lingua ufficiale del giornalismo; riesce a esprimere con estrema sintesi concetti per i quali in una qualsiasi lingua saremmo costretti a versare inutili fiumi d’inchiostro.”

Da domenica 22 giugno, il festival prosegue con l’ampio cartellone degli spettacoli teatrali in rassegna:

Zitti zitti di Valeria Pilia è uno sguardo poetico su alcuni momenti dell’esistenza umana che arriva dritto al cuore di grandi e piccini. Non ci sono parole, ma il linguaggio è tra i più comunicativi: è quello dell’espressività del corpo, dell’azione, della danza e della clownerie che, intrecciandosi tra loro, trasmettono in perfetto equilibrio i vari stati d’animo umani che fanno sognare sorridere e commuovere.

Déjà vu di Alessandro Sesti è un progetto della compagnia TilTeatro. Lo spettacolo nel suo percorso è stato selezionato per il concorso “Giovani Realtà del Teatro” all’Accademia Nico Pepe e ha vinto il bando “Nutrimenti” presso il centro di produzione artistica di Palmetta. Un lavoro che rispecchia l’esigenza di sottolineare la malasanità della società che gongola nel benessere,ma stanca di ciò, cerca anche il vittimismo in una crisi fantasma, numerica, economica, della quale ogni giorno ci curiamo controllando le novità dalla rete dai nostri smartphone, calzando scarpe che ci facciano sentire ogni giorno “un po’ più uguali degli altri

I Leoni non si abbracciano di Stella Saccà è interpretato da Paolo Floris, Daniele Mariani e Fabrzio Colica. Leo e Buf si ritrovano, complici le loro scelte di vita e il destino, nello stesso luogo e nello stesso momento, che coincide con la vigilia più importante della loro vita. Non sono amici e non si erano mai incontrati prima. Ma lì, soli, l’uno con l’altro, in questo luogo libero da dimensione spazio temporale definita, assaporeranno il piacere della condivisione e dell’amicizia per la prima volta.

Come del resto alla fine di un viaggio di Marta Paglioni è liberamente ispirato a un racconto di Primo Levi, un monologo in cui un narratore d’eccezione – che viaggia ininterrottamente da 166 anni – ci racconta in chiave comica, a tratti esilarante, le sue avventure e le sue conoscenze: da Dostoevskij a Kurt Vonnegut, passando per l’ispettore Zenigata e per Eisik figlio di Jekel, fino a scomodare la Bibbia e l’Odissea. Per cercare la felicità bisogna intraprendere un viaggio, ma attenzione: trovarla è pericolosissimo! Coglietela pure, godetevela, ma dopo un po’ lasciatela andar via… c’è sempre un viaggio da ricominciare!

hOle di Stefano Liburdi e Federica Marino – I glory holes sono buchi oscuri che si aprono su mondi sconosciuti dove l’immaginazione assume la forma di due labbra e una lingua. Nate, un giovane fotografo devastato dalla scomparsa repentina del suo compagno di vita, James, va a cercarlo all’hOle, il cruising club con i glory holes più famosi di tutta New York, sognando di ritorvarlo dietro quegli anfratti misteriosi. Imparerà a caro prezzo che non bisogna mai dare per scontato cosa si possa celare al di là di un buco nel muro.

Dov’è Desdemona di Michele Galasso ripercorre, con i ritmi e lo stile del thriller psicologico, la vicenda del femminicidio di Otello e la sua presa di coscienza dell’orrore provocato grazie al percorso doloroso ordito dal fido Jago. La cui figura del fedele alfiere di Otello è quindi rivalutata come portatrice e del male necessario al raggiungimento di una consapevolezza superiore di sé e degli altri. Teatro delle Viti è una compagnia autarchica: la drammaturgia e le musiche sono originali.

Cielo Azzurro Fango di e con Adriano Montorsi nasce come nuovo progetto di LudovicoVanTeatro unitamente a “Anatomia del Silenzio”, due opere figlie della stessa inquietudine. «Hai mai desiderato un’altra vita? Io l’ho desiderata! Vuoi sapere come vedo quest’altra vita? Una vita in cui possa ricordarmi di questa!» (A. Camus, “Lo straniero”).

Tre Terrieri. La politica terra terra è scritto, diretto e interpretato da Roberto Di Marco, Fulvio Maura, Angelo Sateriale. Lo spettacolo trae libera ispirazione da La fattoria degli animali di George Orwell, e facendo propria la metafora della fattoria come microcosmo che rappresenta il macrocosmo della società, vuole trasporre in scena l’attuale situazione politica italiana, disperata, grottesca e surreale proprio come il corto. Il tutto viene raccontato attraverso una dialetto inventato ispirato alle sonorità del meridione, un dialetto che se pur distante da quello parlato dal popolo riesce a coglierne l’essenza. Esattamente come fa la politica oggi: solo apparentemente distante dall’uomo della strada, ma in realtà intimamente vicina ai valori di tanti, troppi.

Migrazioni di e con Serena Telesca e Caterina Bencini ha ricevuto il secondo premio al Niederstratter Surprize 2013, concorso teatrale europeo organizzato dal Piccolo Teatro Carambolage a Bolzano. Lo spettacolo inizia il giorno in cui due donne si vedono costrette ad abbandonare la propria casa, la propria terra e i propri cari e a racchiudere nei bagagli tutto il loro mondo che trasportano, tirano e trascinano durante il loro viaggio. Costruito come un racconto senza parola, dove le immagini si sviluppano come quadri animati, questo spettacolo affronta il tema dell’emigrazione mettendo in movimento l’universo di una partenza, di un viaggio e di un arrivo. Due casse ingegnose come scenografia, manipolate con poesia e ritmo, che disegnano lo spazio di un viaggio commovente. La storia di queste donne è innanzitutto una storia umana, una poesia dell’istante che ci fa passare dal riso alle lacrime e ci permette di viaggiare nello spazio e nelle emozioni.

Perché non ci lasciano giocare con la terra? di Silvia Manciati è tratto dal romanzo “L’arte della gioia” di Goliarda Sapienza e da “La porta è aperta. Vita di Goliarda Sapienza” di Giovanna Providenti, Perché non ci lasciano giocare con la terra? porta in scena l’opera e la vita di Goliarda Sapienza con il suo universo ricco di personaggi il cui centro è Modesta, l’uragano, la tempesta piena, la forza della terra e l’insistenza dell’acqua. Amore e peccato, costrizione e libertà, storie familiari e universali, convenzioni da abbattere, errori da compiere, verità da scoprire, in un dramma intenso, irriverente, contraddittorio, autentico che lascia ai posteri il segreto della felicità… O almeno di come raggiungerla.

Bellissima. Omaggio ad Anna Magnani di Simona Lacapruccia. Un commovente monologo accompagnato da delicati passi di danza. E’ in questo modo che Anna Magnani rivive, attraverso le parole di “Bellissima- omaggio ad Anna Magnani” scritto ed interpretato da Simona Lacapruccia. La meravigliosa figura di Nannarella viene omaggiata in un modo intimo e profondo, toccante e coinvolgente per il pubblico, che conoscerà la vita dell’attrice, bella e tormentata al tempo stesso, comprenderà la delicatezza e la passionalità del suo animo e scoprirà la grande profondità dei suoi pensieri.

Ultima fermata: chi è di scena? di Cristian Izzo è una commedia brillante, il cui tema principale, ad una prima lettura, è quello della deportazione dei soggetti autistici, nel periodo nazista. Tale argomento, diventa però pretesto di un ventaglio di riflessioni, sulla condizione del teatro e dei teatranti: il teatro e l’attore, portati alla deriva, lontani dal vero senso del loro essere, strappati alla loro casa, possono a tutti gli effetti rappresentare i reali deportati e sacrificati dei nostri tempi.

iMprov Comedy 2.0  è uno spettacolo comico della compagnia Trama Libera Tutti. iMprov Comedy 2.0,  ed è il primo spettacolo di improvvisazione teatrale in cui il pubblico può usare supporti tecnologici per interagire con gli attori. Tramite cellulare, gli spettatori possono inviare frasi, immagini o quant’altro; i Trama Libera Tutti in tempo reale useranno questi spunti per le loro improvvisazioni, creando storie esilaranti e surreali, con scene e personaggi improbabili. iMprov Comedy 2.0: il primo spettacolo in cui si chiede di tenere il cellulare acceso.

Una giostra sui limiti dei limiti imposti di Clara Sancricca si interroga sul tema del divieto, in un momento in cui abbiamo sentito quanto parossistico sia divenuto l’ammontare di divieti nel nostro contemporaneo e quanto paradossale la fiducia che viene loro accordata come migliore antidoto alla deriva dei comportamenti umani. Lo spettacolo gioca col concetto di divieto, scandagliandolo in tutte le sue forme, in un susseguirsi di quadri dinamici, intensi e mutevoli.

Io sono la pelle scritto e diretto da Federica Fragapane. Ogni persona ha la sua storia e ogni storia ha i suoi momenti. “Io sono la pelle” racconta un momento, un momento fondamentale. Quattro figure si incontrano e l’unico scopo è quello di migliorare la situazione, di risolvere un problema. I ruoli sembrano chiari: c’è chi impartisce ordini dall’alto, chi li esegue in prima persona e chi li subisce, ritrovandosi circondato, studiato e analizzato.

Dammi la tua fine di e con Elisa Campoverde Marco Ottolini è uno studio su precarietà, vino e poesia è uno spettacolo interattivo dove lo spettatore è all’interno della scena, diventando di volta in volta consigliere, presenza da contendersi o semplice ascoltatore. La scena è un bar, il BarFly, come l’omonima sceneggiatura di Charles Bukowski al cui immaginario è ispirato lo spettacolo. Nel BarFly Hank e Gin, protagonisti della scena, si raccontano, litigano, si confrontano cercando di rispondere alle solite domande della vita di tutti i giorni. Bisogna essere qualcosa? Bisogna saper fare qualcosa? Il lavoro paga, qualcosa? Bottiglie vuote, tasti di una macchina da scrivere, piccoli stracci che si trasformano in rivoluzioni. Perché non ci lasciano giocare con la terra?

Kaukalias di Alessio Nardin è liberamente tratto da Il gabbiano di Cechov. La libertà non consta nel re-interpretare l’autore: il genio non si può interpretare, si può solo manifestare e da questa epifania si può solo apprendere. La libertà è stata posta nell’universalità ed attualità dei singoli temi delle “persone” presenti ne “Il gabbiano”. Un pretesto per interrogare attori e spettatori sul ruolo del sogno, dell’arte e dell’uomo nella società contemporanea del 2014. Lo spettacolo si basa sull’unicità di ogni replica che cambia in funzione dello spazio architettonico a disposizione e del pubblico presente trasformandoli in un nuovo e diverso spazio scenico, dove attori e spettatori sono sullo stesso piano e condividono insieme l’azione.

La Gabbia di Carne è una mise en abyme con video-pittura, scritto e diretto da Luca Gaeta con l’attrice Valentina Ghetti. Una ragazza sola, che affronta i suoi errori dentro una stanza d’ospedale. Un’operazione. Tagli dell’anima. Proiezioni video inondano il corpo ferito. Una società dell’immagine che ci vuole tutti perfetti all’esterno ma che lascia dentro le imperfezioni dell’essere, perché non c’è nessuna operazione chirurgica per l’anima. Orchi reali davanti fiori fragili. Capire che bisogna tagliare la catena anche lasciando su di sé cicatrici.

romafringe

I commenti sono chiusi.