Dopo il primo italiano in gara ieri ‘La vita oscena’ di Renato de Maria nella sezione ‘Orizzonti’, oggi scende in campo – in Concorso – ‘Anime Nere’ di Francesco Munzi, dramma umano e di ‘ndrangheta’ ambientato ad Africo, paese di poco più di tremila anime nella provincia di Reggio Calabria.
Amaro spaccato della vita in Aspromonte dove il destino di chi vi è nato è spesso segnato, ma molti giovani cercano di intraprendere un cammino alternativo e vanno a vivere altrove. Sono però costretti a tornare al luogo d’origine dove le dinamiche sono criminali e l’insegnamento tramandato dalla famiglia, che loro stessi hanno assorbito, è spesso crudele e duro da accettare. Nel cast Marco Leonardi, Peppino Mazzotta, Fabrizio Ferracane, Anna Ferruzzo, Barbora Bobulova.
Nella giornata approda al Lido, sempre in Concorso, ’99 Homes’ di Ramin Bahrani, lo sceneggiatore e regista di origini iraniane nato negli Usa, che affronta con taglio drammatico la crisi immobiliare che ha colpito gli States.
In scena c’è una giovane star da blockbuster come lo Spider-Man Andrew Garfield, in versione “indie”, accanto a lui un luciferino Michael Shannon, volto sempre più centrale nel racconto del doppiofondo americano, e Laura Dern. Il film è un dramma sociale ad alta densità critica, un pugno nello stomaco al sogno del successo americano trasformato dall’ideologia consumistica in un incubo fatto di mutui che grondano sangue sulle pareti delle case espropriate.
A raccontare tutto questo è un regista come Ramin Bahrani, prima generazione di origini iraniane, come denuncia il nome, e presenza forte del cinema indipendente americano soprattutto nel circuito dei festival (Cannes, Sundance, la stessa Venezia, dove aveva presentato “Goodbye Solo” nel 2009). Intensità drammaturgica ad altissimo livello per una storia faustiana ambientata sotto il sole di Orlando, Florida, e spalmata sul sistema finanziario americano: ne è protagonista il giovane manovale Dannis Nash (Garfield), che dall’oggi al domani si ritrova sbattuto fuori dalla casa in cui è nato e cresciuto e dove vive assieme alla madre (Laura Dern) e al figlioletto. Il mutuo non ha retto e la banca gli ha mandato Mike Carver (Shannon) e due agenti di polizia per farlo uscire, con le buone o con le cattive.
Così, mentre madre e figlio si ritrovano a vivere in un motel affollato di altri sfrattati, Dannis cerca disperatamente lavoro e finisce nella rete dello stesso Carver, che ha nottato in lui la stoffa e la determinazione giusta e lo arruola. In principio si tratta di semplici opere di manovalanza nelle case che ha liberato, ma pian piano Dannis viene coinvolto da Carver nel cuore del suo sistema di truffe organizzate tra banche, giudici corrotti e agenzie immobiliari avide come falchi. L’opzione che Carver propone alla coscienza turbata del giovane Dannis è semplice: se il sistema è marcio, ti devi adeguare e devi imparare a trarne beneficio con l’inganno. E’ la giungla finanziaria, in cui il più debole soccombe, e siccome Dannis non è un debole, si ritrova a lavorare per Carver di nascosto dalla sua stessa famiglia, arricchendosi alle spese della povera gente cui appartiene. Ovviamente il faccia a faccia con la propria coscienza non tarderà ad arrivare, mentre il film si sviluppa come un teorema chiarissimo e inconfutabile sulla vergogna di un paese che ha svenduto se stesso ai banchieri nel nome del mito capitalista. Scritto assieme al grande Amir Naderi, “99 Homes” è un film composto con grande tensione drammatica, di sicuro la sua parte didascalico, ma necessario nel suo rendere evidente il conflitto di coscienza dell’America e del mondo intero. Andrew Garfield dà prova di maturità, ma è soprattutto il solito straordinario Michael Shannon a risaltare in un ritratto in chiaroscuro come quello proposto con grande consapevolezza cinematografica da Ramin Bahrani.
La 71esima Mostra del Cinema porta in Laguna anche Tati Sanguineti che firma ‘Giulio Andreotti – Il cinema visto da vicino’, sul divo Giulio e la settima arte. Il docufilm è costruito con il montaggio di spezzoni di film e immagini d’epoca sull’ossatura formata da brani della monumentale intervista che Andreotti aveva concesso, a ‘puntate’, a Sanguineti e Pier Luigi Raffaelli dal 2003 al 2005.
Nel pomeriggio primo Leone d’Oro di questa edizione: nella Sala Grande del Palazzo del Cinema sarà consegnato il riconoscimento alla carriera a Frederick Wiseman, il regista statunitense classe 1930 che ha al suo attivo 39 documentari e due film di finzione, tutti realizzati come cineasta indipendente, tutti opere narrative drammatiche che cercano di
ritrarre l’esperienza umana all’interno di una grande varietà di istituzioni sociali contemporanee. Alla cerimonia parteciperà Michel Piccoli.
Sono previste le proiezioni fuori concorso con il ritorno al cinema di finzione di Peter Bogdanovich con la commedia SHE’S FUNNY THAT WAY e l’inquietante esplorazione degli scantinati austriaci nel documentario IM KELLER di Ulrich Seidl.