‘Words with Gods’ diretto da Guillermo Arriaga, Emir Kusturica, Amos Gitai, Mira Nair, Warwick Thornton, Hector Babenco, Bahman Ghobadi, Hideo Nakata, Álex De La Iglesia. Basato su un’idea di Guillermo Arriaga, sarà presentato Fuori concorso alla 71esima Mostra del Cinema di Venezia.
Con le animazioni di Maribel Martinez e la colonna sonora firmata da Peter Gabriel, è diviso in nove episodi che presentano una fotografia dell’umanità, attraverso uno sguardo globale, e affronta le diversità e il significato delle credenze religiose nella vita di tutti gli esseri umani.
Nelle nove culture che dialogano tra loro la fede e la tradizione hanno un ruolo centrale: spiritualità aborigena (Warwik Thorton), umbanda (Héctor Babenco), induismo (Mira Nair), buddismo (Hideo Nakata), ebraismo (Amos Gitai), cattolicesimo (Álex de la Iglesia), cristianesimo ortodosso (Emir Kusturica), islam (Bahman Gobadhi), ateismo (Guillermo Arriaga).
Veri Dèi – Warwick Thornton apre il film sullo sfondo del deserto australiano; è il racconto della meditazione animista, tipica della spiritualità aborigena, che si concentra sul rapporto tra maternità, terra, discendenza e spirito.
L’uomo che rubò un’anatra – Héctor Babenco dirige la storia di un marito violento che, dopo essere stato lasciato dalla moglie, vede la sua famiglia sgretolarsi. Incapace di affrontare la vita quotidiana, indigente e stordito, passa le sue giornate per le strade di São Paulo in cerca di conforto.
La stanza di Dio – Mira Nair dirige la storia di una ricca famiglia indiana alle prese con il progetto del loro lussuoso appartamento a Mumbai. Improvvisamente, i membri della famiglia iniziano a discutere sull’assegnazione delle stanze della casa, soprattutto su dove collocare la stanza per venerare Dio.
Sofferenze – Hideo Nakata racconta una storia di lutto e accettazione. Un pescatore giapponese perde tutta la sua famiglia durante lo tsunami del 2011. Cercando di venire a patti con il suo dolore, si interroga sul motivo della sua esistenza durante l’incontro con un monaco buddista.
Il libro di Amos – Amos Gitai oppone vividamente il momento politico contemporaneo di Israele con il suo mitico passato. Soldati e civili combattono uno contro l’altro, mentre un gruppo recita brani profetici dell’antico testamento.
La confessione – Álex de la Iglesia racconta l’incontro di un assassino con un tassista, cattolico devoto, che lo scambia per un sacerdote. Lo scambio di personalità porterà il destino del killer in una direzione inaspettata.
La nostra vita – Emir Kusturica descrive la giornata di un prete cristiano ortodosso tra le montagne serbe. Attraverso il sacrificio inizia un viaggio spirituale che va al di là delle convenzioni.
A volte alza lo sguardo – Bahman Ghobadi fa un racconto tragicomico che si snoda tra lussuria e fede. Due gemelli siamesi, uniti per la testa, devono fare i conti con le loro personalità divergenti e i loro diversi approcci alla vita e alla religione.
Sangue di Dio – Guillermo Arriaga dirige l’ultima storia: un ingegnere minerario discute con suo padre, il quale afferma di aver sognato Dio. L’ingegnere, da sempre ateo, si rifiuta di credere alla sua storia e questo porterà a conseguenze impreviste.
La religione per Guillermo Arriaga è un elemento fondamentale di aggregazione sociale, politica e culturale per tutti i popoli. Attraverso la loro relazione con Dio o con gli Dèi, gli uomini hanno trovato la loro ragione di vita con il solo sostegno della fede e dell’immaginazione.
“A mio avviso – afferma – è importante parlare di religione quando si parla dei conflitti umani che affliggono questo secolo. La religione, da millenni, ha oltrepassato la sfera privata ed è diventata uno strumento politico. Anche in un mondo sempre più secolarizzato vi sono ancora Stati confessionali e totalitari. In quest’ultimo caso, la religione non è una scelta, ma un obbligo. È fondamentale riuscire ad instaurare un dialogo critico e rispettoso sul significato della religione e su quello di Dio o degli Dèi. Words with Gods è solo un film, ma è anche il tentativo di presentare diversi punti di vista sul ruolo che assume la religione nella storia contemporanea”.
“Per fare questo non parliamo solo di diverse religioni, ma anche di coloro che si oppongono all’idea stessa di religione, ovvero gli atei e gli agnostici. Non solo le religioni monoteiste tradizionali, ma anche il mondo del politeismo e dell’animismo. Il nostro obiettivo era quello di produrre un lungometraggio in cui le diverse sezioni, ognuna diretta da un regista diverso, si intrecciassero tra loro per rendere il racconto coeso. Nel film si affronta una singola religione per cortometraggio, ed ogni regista si è impegnato religiosamente, socialmente e culturalmente nel descrivere la propria fede. Non doveva esserci alcun tipo di giudizio esterno nelle storie. Che il regista fosse credente o meno, non era importante, ma doveva parlare ed esprimersi secondo le norme e le credenze della sua cultura religiosa”.
“Abbiamo cercato di avere uno sguardo molto rispettoso delle religioni trattate – conclude Arriaga -. Il concetto di Dio / Dèi è il fulcro centrale, non volevamo corti “manieristi”, semplicemente interessati a mostrare celebrazioni religiose tradizionali. Volevamo storie che parlassero di personaggi che hanno un rapporto intimo con il loro dio, che si pongono domande, che indagano, che cercano risposte”.
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