Worship The Sun.

Poco più di sei anni di vita e due album all’attivo. Il loro secondo è uscito da qualche settimana e non ha tradito le premesse. Tanta California ed echi pienamente sixties.

allahsIl quartetto losangelino Allah-Las sembra uscito dalla decade più fruttuosa del ‘900. Le ispirazioni e il mood garage-latino è il loro punto di forza. La band ha saputo creare da uno standard “già sentito”, un loro stile inconfondibile. Gli Stones, i Sonics, i Cramps, gli Zombies e soprattutto i Kinks, ci sono tutti. “Follow you down” è uno dei pezzi più ballabili, sembra, ma non è dei fratelli Davies. Il resto sono altalenanti cantilene a tratti malinconiche (“Had it all”, “Artifact”, “De Vida Voz”), filastrocche lisergiche (“501-405”) o pezzi strumentali morriconiani (“Yemeni jade”) e ipnotico-percussivi che ti fanno perdere nel deserto della bassa California (“Ferus gallery”). Spiagge di San Pedro, cerchi ritmici, chitarre Eko, buone vibrazioni e soprattutto tanto fuzz e psichedelica.

allahzWorship the sun è un disco che testimonia bene la passione filologica della band. 3/4 di loro infatti lavoravano in uno dei negozi di dischi più famosi al mondo: Amoeba Music. L’indie-garage post-psichedelico e il sea-punk della west coast sembra farla da padrone ormai nel circuito: Ty Segall, Useless Eaters, Wavves, Unknown Mortal Orchestra… ma di questo ne parleremo più in là.

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