È il pirata spaziale più famoso dei fumetti e dell’animazione giapponese. Benda nera a coprire un occhio, cicatrice che gli attraversa il volto, un lungo mantello nero, stivali che anticipano il suo arrivo con passo leggero maautoritario.
Capitan Harlock è prima di tutto un personaggio nato a fumetti nel 1977 per mano di Leiji Matsumoto. Disegnatore che al pirata dello spazio aveva in realtà dedicato più di un’opera, quelle dove il protagonista è conosciuto come il “proto-Harlock”. In un manga del 1972, Gun Frontier, ambientato nel vecchio West, Harlock per esempio fa la conoscenza con il giapponese Tochiro: colui che diventerà nella fenomenologia della serie il suo migliore amico, nonché il costruttore geniale della nave Arcadia. Il pirata diventa una star nel 1978 quando Toei realizza una bellissima serie animata, Capitan Harlock (42 episodi), diretta da Rintarō. Il nemico di Harlock è lo stesso del fumetto, le terribili e bellissime Mazoniane, aliene che da tempi remoti hanno progettato di conquistare la Terra. Nell’anime l’Arcadia cambia colore rispetto al fumetto, un colore blu notte; inoltre per accentuare il tono drammatico e nostalgico della trama viene creato il personaggio della piccola Mayu: l’orfanella affezionata a Harlock che in più di un’occasione giocherà un ruolo centrale nell’affetto e nelle decisioni del pirata.
Se in Giappone, il pirata spaziale occupa le pagine dei principali mensili specializzati in animazione (pagine e pagine per esempio su “Animage”, edita da Tokuma) o viene omaggiato da numerosi libri illustrati che fungono da guida al fumetto e alla serie, in Italia la popolarità della serie si fa registrare soprattutto grazie al successo della sigla cantata da La banda dei bucanieri (Fonit Cetra), scritta da Luigi Albertelli con Vince Tempera. Un incredibile successo da Top Ten.
Prima ancora di diventare protagonista della serie animata del 1978, diretta da Rintarō, Leiji Matsumoto, per esempio, aveva previsto per il pirata spaziale una breve comparsata nella serie Tv Corazzata Spaziale Yamato (1974), in un arco narrativo in cui i protagonisti ancora non avevano incontrato e conosciuto Sharsha. La storia era già pronta e sviluppata, ma il network abbassò il numero degli episodi da 51 a 26 e pertanto quella parte fu eliminata.
Il successo della prima serie, ma soprattutto gli ottimi incassi nei cinema di un’altra opera tratta dai fumetti di Leiji Matsumoto, Galaxy Express 999, convinse Toei Animation a realizzare un lungometraggio che raccontasse la giovinezza di Harlock. Prima cioè di combattere le Mazoniane della serie, e in una timeline molto vicina a quella della seconda serie in procinto di partire nel 1982 e di cui L’Arcadia della mia giovinezza (titolo originale: Waga Seishun no Arcadia) è l’introduzione. Il film fu anche realizzato per festeggiare il ventennale dell’agenzia di pubblicità Tokyu Agency, che figura tra i produttori della pellicola. Il soggetto del film non prende avvio da un fumetto di Matsumoto, ma da un ensemble di vecchi fumetti realizzati in precedenza, tra cui Itamashiki Arcadia del 1976, e alcuni altri realizzati nella serie“Senjo Manga Shirizu” e incentrati su piloti della Seconda Guerra mondiale (in pratica i fumetti che ispireranno The Cockpit). Su tutti il pilota Phantom F. Harlock, avo del protagonista, che nella versione originale del film ha la voce del celebre attore Yujiro Ishihara. Altra fonte di ispirazione della pellicola, un film francese molto amato da Matsumoto e intitolato Marianne de ma jeunesse. Nonostante Yoichi Onaka figuri come autore della sceneggiatura, Matsumoto ammette di aver scritto personalmente la storia quando si trovava in vacanza nel Sud Pacifico e di aver allegato disegni preparatori e image board che poi sottopose al regista Tomoharu Katsumata. Un ruolo di autore non accreditato che si ripeterà regolarmente nella progettazione e nello sviluppo di altre serie e lungometraggi basati su sue opere.