Torneranno i prati.

Dal 6 novembre al cinema, il film di Ermanno Olmi che racconta ciò che è realmente accaduto nel 1917 in Italia, durante la Prima guerra mondiale. Il racconto si svolge nel tempo di una sola nottata sul fronte Nord-Est, dopo gli ultimi sanguinosi scontri sugli Altipiani.

manifesto_pratiGli accadimenti si susseguono sempre imprevedibili: a volte sono lunghe attese dove la paura ti fa contare, attimo dopo attimo, fino al momento che toccherà anche a te. Tanto che la pace della montagna diventa un luogo dove si muore.

Ermanno Olmi ricorda che suo padre aveva 19 anni quando venne chiamato alle armi. “A quell’età, l’esaltazione dell’eroicità infiamma menti e cuori soprattutto dei più giovani. Scelse l’Arma dei bersaglieri, battaglioni d’assalto, e si trovò dentro la
carneficina del Carso e del Piave, che segnò la sua giovinezza e il resto della sua vita”.

“Ero bambino – continua il regista – quando lui raccontava a me e a mio fratello più grande, del dolore della guerra, di quegli istanti terribili in attesa dell’ordine di andare all’assalto e sai che la morte è lì, che ti attende sul bordo della trincea. Ricordava i suoi compagni e più d’una volta l’ho visto piangere. Della Prima Guerra Mondiale non è rimasto più nessuno di coloro che l’hanno vissuta e nessun altro potrà testimoniare con la propria voce tutto il dolore di quella carneficina. Rimangono gli scritti: quelli dei letterati e quelli dei più umili dove la verità non ha contorni di retorica”.

“Cento anni di storia che si allontanano sempre più nel passato – conclude Olmi – mentre il fiume del tempo avanza sotto i ponti del progresso che inesorabilmente sbiadisce ogni altra memoria. Tuttavia ci sono momenti in cui una data sul calendario, un titolo di giornale, una fotografia, smuovono ricordi sopiti che si chiamano tra loro, irrompono nel nostro tempo da protagonisti e giustamente pretendono d’essere riconosciuti e risarciti del loro valore speso per noi: primo fra tutti, la vita”.

La guerra di trincea, tra soldati sepolti dalla neve – Claudio Santamaria che ha il ruolo di ufficiale territoriale, insieme ad Alessandro Sperduti, tenentino dell’esercito italiano al fronte – e ordini mal eseguiti, il film è un affresco dell’Italia che si affacciò sul palcoscenico del grande conflitto. Il dramma, la fuga del “Tutti a casa”, per Olmi è l’ultimo scampolo di solidarietà in guerra, come ha dichiarato, prima del sopravvento delle ideologie disumane.

Il film, Olmi lo avrebbe voluto girare in un’unica notte, addirittura quasi in diretta, “Volevo fare un film di un’ora e mezza in tempo reale” e racconta la notte che precedette la sconfitta di Caporetto.

Nel film oltre ai due protagonisti anche Francesco Formichetti, Andrea Di Maria, Camillo Grassi, Niccolò Senni, Domenico Benetti, Andrea Benetti e 70 comparse locali.

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