I prati sono rinati, i soldati no.

“Migliaia di giovani sacrificati per il potere di pochi”. La Prima Guerra Mondiale raccontata da Ermanno Olmi che, in occasione del Centenario della Prima Guerra Mondiale, firma regia e sceneggiatura di “Torneranno i prati”, film che arriverà al cinema giovedì 6 novembre, distribuito dalla 01 Distribution, dopo l’anteprima in quasi 100 paesi di tutto il Mondo il 4 novembre. Non un giorno a caso, ma l’anniversario dell’Armistizio che pose fine alle ostilità della guerra di trincea.

DSC05041Nel cast Claudio Santamaria, Alessandro Sperduti, Francesco Formichetti, Andrea Di Maria, Camillo Grassi, Niccolò Senni, Domenico Benetti, Andrea Benetti. Le musiche sono di Paolo Fresu. Una produzione Cinemaundici/Ipotesi Cinema con Rai Cinema. Un film riconosciuto di Interesse Culturale con contributo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Direzione Generale per il Cinema.

“Sul set – ricorda Claudio Santamaria, che nel film è un maggiore dell’esercito italiano – Ermanno Olmi ci ha detto che stavamo facendo non un film sulla guerra, ma un film sul dolore della guerra. Non voleva avere davanti degli attori, ma degli esseri umani che stanno vivendo un’esperienza intima”.

Per motivi di salute Ermanno Olmi non è presente alla conferenza stampa di presentazione del film a Roma. In un videomessaggio dal San Raffaele di Milano, dov’è ricoverato, dice: “Quando mi hanno proposto di fare questo film il pensiero è andato a mio padre, alla sua vita di soldato nella guerra del 15-18, e alla percezione di una realtà che da bambino non potevo avere e che ho riscoperto adesso tornando alla Prima Guerra Mondiale. Noi abbiamo compiuto un grande tradimento nei confronti di quei giovani, milioni di civili, morti in quella guerra. Non abbiamo spiegato loro perchè sono morti. Con loro non si può barare. Li abbiamo traditi. Adesso celebriamo il Centenario, con fanfare, bandiere e discorsi. Mi auguro che questa celebrazione del Centenario con alcune riflessioni sul tradimento trovi in noi un motivo per chiedere scusa. Io ho in mente un ammonimento di Albert Camus: Se vuoi che un pensiero cambi il mondo prima devi cambiare te stesso. Ricordiamoci che il vero nemico non è l’uomo nella trincea davanti alla tua, ma chi ti ha mandato in trincea ad uccidere altri uomini come te”.

“Ero bambino – ha aggiunto il regista – quando mio padre raccontava a me e a mio fratello più grande, del dolore della guerra, di quegli istanti terribili in attesa dell’ordine di andare all’assalto e sai che la morte è li, che ti attende al bordo della trincea. Ricordava i suoi compagni e più volte l’ho visto piangere”.

Con un minimalismo esasperato Olmi racconta una giornata in una trincea a 2000 metri sulle Alpi venete. Le vicende di un gruppo di soldati italiani che deve fare i conti con una guerra lontana mille miglia da quella di oggi fatta con i missili ‘intelligenti’. Una guerra in cui il soldato era solo un “numero”; la più cruda e la più crudele. Una guerra di trincea, la paura di essere colpiti da una pallottola o da un colpo di mortaio da un secondo all’altro, metri di neve sulla testa e un’umanità povera, analfabeta, che non sa perché sta lì, con il fucile in mano, tranne per il fatto che è stata comandata dall’alto.

La pellicola vive in una sorta di allucinazione collettiva dei soldati impegnati sul fronte, ad Asiago. “Questa allucinazione – spiegava Olmi agli attori – è lo stato permanente nella memoria umana. Ai giovani veniva detto di mostrare l’amor patrio e quei ragazzi ci avevano creduto. Sono stati inutilmente sacrificati all’arroganza dei potenti. Ogni guerra nasce sempre per il potere e la ricchezza di pochi. Oggi l’idea di patria si è disciolta, l’amor patrio non esiste più, però quei ragazzi ci avevano creduto. Ma era una grande bugia, una grande truffa”.

Nel film non si vedono azioni eroiche o grandi strategie vincenti come nei film americani, ma solo le paure di chi combatte sotto il rumore costante di missili e bombe. Solo un soldato napoletano (Andrea Di Maria) canta di notte e anche gli austrici, nella trincea di fronte, lo stanno a sentire. Un’altro soldato indica la neve e afferma “lì, dopo la guerra, tornaranno i prati”.

“In tv siamo abituati a vedere tanta guerra in maniera anche disumanizzata – conclude Paolo Del Brocco di Rai Cinema -, dove è tutto spettacolarizzato. Questo film è sull’uomo”.

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