Basta poco per la ricetta della felicità.

Sergio, un quarantenne fallito nel lavoro e nella vita sentimentale, tenta il riscatto sociale: apre un’agenzia che vende ‘felicità’. Perché “oggi la depressione è la malattia più diffusa nel mondo!”. Così coinvolge l’amico Fulvio e nasce l’agenzia “Felici & Contenti” con l’obiettivo di esaudire i desideri più disparati.

L’agenzia “Felici & Contenti” dimostra che per essere felici, a volte, “basta poco”. Ma non sempre è possibile essere felici con una bugia. E, soprattutto, le bugie non reggono a lungo… Il problema, quindi, è quando cala il velo e appare la nuda verità, che apre gli occhi.

Tutto questo, rappresentato con lo spirito della commedia, arriva al cinema dal 30 aprile in “Basta poco”. Il film ‘toscano doc’ di Andrea Muzzi e Riccardo Paoletti, che racconta appunto di questa agenzia inventata da Sergio (Andrea Muzzi) e Fulvio (Max Galligani), dove i clienti pongono le richieste più strane. Edoardo (Paolo Hendel), ad esempio, ha un cellulare avveniristico che vorrebbe mostrare a tutti, ma nessuno lo chiama. Oppure c’è ‘Attila’ la vigilessa di Chiusi (Annalisa Aglioti) che è odiata da tutti per le sue multe. C’è Marco (Ninni Bruschetta), il nuovo compagno della ex moglie di Sergio (Isabella Cecchi), che vorrebbe che l’agenzia semplicemente sparisse.

“L’idea di fare un film su un’agenzia che promette felicità – spiega Andrea Muzzi durante la presentazione del film a Roma – mi è venuta da tante suggestioni. Certo questo film, più che di felicità, racconta di illusioni. E questo anche per raccontare un aspetto della natura umana”.

“Un paio di anni fa, leggendo un quotidiano – continua Muzzi -, ci saltò all’occhio la notizia dell’avventura imprenditoriale tentata da due giovani romani: avevano aperto un’agenzia che risolveva i problemi più personali delle persone. Un marito non ha il coraggio di lasciare la moglie? Ci pensano loro. Un ragazzo non sa come confidare ai genitori di essere omosessuale? L’agenzia l’avrebbe fatto al posto suo. La storiella era riportata come una curiosa idea per sbarcare il lunario, in realtà pensiamo che rappresenti ben altro: racconta una crisi che non è solo economica, ma è anche di sicurezza, e di mancanza di certezze. Da qui l’idea di prendere da questa notizia lo spunto per fare un film. Guardandoci intorno, abbiamo pensato che oltre a problemi personali, ma comunque molto pratici, l’agenzia poteva concentrare la sua attività su qualcosa di astratto, ma assolutamente ricercato e prezioso: la felicità”.

“Oggi come oggi – afferma l’altro regista, Riccardo Paoletti – la felicità è un bene raro, più di un metallo prezioso. Non c’è nessuna retorica, è solo un’osservazione della realtà. L’insoddisfazione, la depressione, sono sentimenti diffusi. Perché non inventare una storia in cui, per andare incontro a questa epidemia di tristezza, qualcuno si mette in testa di vendere “momenti” felici?”.

Tra i problemi del protagonista anche quello di aver promesso al figlio di presentargli il suo amico Dino Zoff che in realtà non conosce affatto. L’occasione consentirà al portiere della nazionale campione del Mondo di Spagna 1982 di fare il suo esordio nel mondo del cinema. Andrea Muzzi parla di una scelta obbligata: “Rappresenta un mito, un simbolo di valori sportivi sani”. Da Dino Zoff – timidissimo e gentile come nell’imitazione televisiva di Neri Marcorè – solo poche parole: “Sono felice di aver fatto questo film e spero solo che vada bene in sala. Ho detto sì a Muzzi perché ho subito capito che era una persona per bene. Ma una cosa è certa – sottolinea -: non mi piace rivedermi sullo schermo come non mi piaceva farlo anche con le partite fatte meglio”.

Nel cast anche Marco Messeri (Mario, il padre di Sergio) e Daniela Poggi (Caterina, la vicina vedova). Tra i due nascerà una relazione che porterà Mario a una profonda crisi personale.

“Epicuro – continua Paoletti – sostiene che non c’è età per conoscere la felicità; non si è mai né troppo vecchi né troppo giovani. Anzi è proprio il desiderio di essere felici che ci permette di resistere nelle situazioni di crisi come quella attuale. Insomma la felicità nella vita di un uomo non è un’optional, né qualcosa a cui poter rinunciare. Non a caso il concetto di felicità è un valore esplicitamente sancito in alcune Costituzioni e nella Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti. Partendo da questo punto, diventa interessante il paradosso di chi, in assenza di un vero, spontaneo motivo di felicità, cerca un appagamento artificiale. “La felicità non è che una bugia per ingannare il dolore!”, scrive Oscar Wilde”.

Il film basato sulla sceneggiatura di Andrea Muzzi, Tommaso Santi e Ugo Chiti, ricalca vagamente la storia in background dell’ultimo film di Gabriele Muccino (‘Quel che so dell’amore’), naturalmente con un budget diverso (solo 500 mila euro) e con un retrogusto agrodolce che cerca contemporaneamente di far ridere e di affrontare temi importanti, su tutti l’affannosa ricerca della felicità (che ricorda un altro film dello stesso Muccino: ‘La Ricerca della felicità’).

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