Calvary, mirabile discesa agli inferi

Calvario_locandina italiana

Uno dei ladroni si salvò. E’ una percentuale onesta.

Samuel Beckett

Io sono leggenda (il capolavoro di Richard Matheson, non l’orrido film del 2007) docet: se tutti intorno a te sono diventati dei mostri, il mostro da eliminare sei tu. Pedofilia, sadismo, cinismo sfrenato, masochismo, ninfomania, ignavia.

I sette per sette peccati capitali del XXI secolo cospirano per l’eliminazione del saggio e buon prete di campagna perché, come Cristo prima di lui, Dio vuole che provi in prima persona le pene del Calvario.

Un diamante dark questo nuovo lungometraggio del regista-sceneggiatore John Michael McDonagh, qui al suo secondo lungo dopo il pregevole The Guard (2011), un gioiello che condensa in sé molte delle fobie che ancora scuotono le radici dell’Irlanda contemporanea, costantemente dilaniata tra urbanizzazione e vita rurale, tra lo zoccolo duro del cattolicesimo più rigido e lo spettro dei preti che cedono alle lusinghe della carne: “Stanno, probabilmente, già producendo pellicole su preti coinvolti in violenze sessuali. Il mio obiettivo è esattamente l’opposto. Ho voluto girare un film su un prete buono.”

La disarmante bellezza naturale dell’Isola di Smeraldo viene qui opposta all’interiore bruttezza dei casi umani che la abitano. Da Kelly Reilly (l’affascinante inglesina de L’appartamento spagnolo) ad Aidan Murphy (il subdolo Lord Petyr “Littlefinger” Baelish di Game of Thrones), al sempre eccelso Brendan Gleeson nei difficilissimi panni di Padre James Lavelle che somiglia sempre più, dentro e fuori, ad un prezioso irish whiskey d’annata per concludere con l’anziano veterano del piccolo e grande schermo M. Emmet Walsh (più di 200 film!). Un cast perfetto ed una sceneggiatura di ferro per questa lenta ma inesorabile discesa agli inferi, prevedibile sin dall’incipit che potrebbe far vincere a Calvary il premio per la più terrificante prima battuta della storia del cinema.

Con le parole del talentoso Gleeson, intervistato da Stefan Pape: “Ci sono tante domande alla fine di questo film e preferisco sicuramente che rimangano domande piuttosto che risposte. […] Lui (Padre James) conosce i propri demoni ed ha già dovuto averci a che fare in passato.”. Il fatto che si tratti di un uomo sposato che, dopo la morte della moglie, si rifugia nella fede fornisce al personaggio un ulteriore livello, un’ulteriore profondità conflittuale che rende questa storia ancora più dura ed intensa.

Sconsigliato decisamente ai minori di 18 anni (probabilmente di difficile comprensione ed impossibile da condividere, nelle sue pieghe più profonde, se si hanno meno di 30-40 anni), siamo di fronte ad un lavoro pregevole, da far innamorare anche il cinefilo più incallito ed esigente.

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