Arriva al cinema dal 7 maggio il film che ha vinto il Golden Globe come film straniero e il premio per la miglior sceneggiatura all’ultimo Festival di Cannes: ‘Leviathan’ di Andrey Zvyagintsev. Il film è pieno di metafore legate alla Bibbia, come quella della lotta contro il leviatano, cioè dell’uomo contro il potere.
È una storia eterna, l’origine della quale può essere cercata nella storia biblica del calvario di Giobbe. La storia del conflitto tra l’individuo e l’autorità è universale. Ma è visibile anche un altro riferimento, il lavoro del filosofo del XVII secolo Thomas Hobbes. È da questi racconti e da queste idee che si è sviluppata la struttura di Leviathan.
Kolia vive in un villaggio vicino al Mare di Barents, nel nord della Russia. Possiede un’officina dove ripara le macchine. Il suo negozio è collocato proprio accanto alla casa, dove vive con la sua giovane moglie Lilya e suo figlio Roman, nato da un precedente matrimonio. Ma il sindaco del villaggio, Vadim Shelevyat, vuole portargli via la sua officina, la sua casa e la sua terra. Prova prima a convincere Kolia a vendere, ma Kolia non vuole perdere tutto quello che ha, non solo la terra ma tutta la bellezza di cui vive circondato dal giorno della sua nascita. Così il sindaco Shelevyat inizia ad essere più aggressivo.
Il regista siberiano Andrei Zvyagintsev, già Leone d’Oro a Venezia nel 2003 con ‘Il ritorno’, ha dovuto superare non pochi ostacoli in patria per ‘Leviathan’ che, infatti, arriva al cinema con qualche mese di ritardo, perché affronta come una commedia cechoviana i contorti rapporti del cittadino con la Russia attuale.
“Quando un uomo si sente stretto in una morsa di ansia – afferma il regista – di fronte alla necessità e all’incertezza, quando si sente sopraffatto da immagini fosche del futuro, quando è spaventato per i suoi cari e timoroso che la morte sia vicina, che cosa può fare se non rinunciare alla sua libertà e ai propri diritti naturali e consegnare questi beni preziosi, stringendo un patto con gli altri individui, ad una singola persona di fiducia in cambio di sicurezza e protezione sociale o addirittura dell’inserimento in una illusoria comunità”.
“La visione di Thomas Hobbes dello Stato – continua Andrey Zvyagintsev – è quella di un filosofo sul patto dell’uomo con il diavolo: lo vede come un mostro creato dall’uomo per evitare la guerra di “tutti contro tutti” e per il suo comprensibile bisogno di ottenere sicurezza in cambio della propria libertà, l’unico vero proprio bene. Proprio come siamo tutti dalla nascita macchiati dal peccato originale allo stesso modo siamo nati tutti in uno Stato. Il potere spirituale dello Stato sull’uomo non conosce limiti”.
“L’alleanza tra l’uomo e lo Stato – conclude il regista – è sempre stato un tema molto discusso in Russia. Se il mio film è radicato in Russia è perché io non sento nessuna parentela, nessun legame genetico con nessun altro paese. Ma sono anche profondamente convinto che in qualsiasi società ognuno di noi vive, dalla più arcaica alla più sviluppata, tutti dovremmo confrontarci un giorno con questa alternativa: vivere come uno schiavo o vivere come un uomo libero. E se ci illudiamo che possa esistere una sorta di potere dello stato che ci possa sollevare da questa scelta, stiamo sbagliando. Nella vita di ogni uomo esiste un momento in cui ci si trova ad affrontare il sistema, il Mondo e a decidere di lottare per il proprio senso di giustizia, per il proprio significato di Dio sulla terra. È ancora legittimo fare queste domande allo spettatore, cercare ancora un eroe su questa terra, un figlio di Dio, ed è questa la ragione per cui la mia terra non ha ancora perso me o quelli che hanno realizzato questo film”.
L’idea di Leviathan risale al 2008. Sul set del cortometraggio Apocrypha di Zvyagintsev, un episodio dell’antologia ‘New York, I love you’, Inna Braude, la sua traduttrice e assistente, gli racconto la storia di un saldatore del Colorado, Marvin John Heemeyer, che fu tormentato dai nuovi proprietari del terreno dove aveva la propria officina perché la vendesse. Quando Heemeyer rifiutò la loro offerta, i proprietari del terreno fecero erigere una recinzione attorno a tutta la proprietà. Avendo perso la speranza di vincere la lotta per difendere i propri diritti, dopo aver tentato inutilmente tutti i passaggi burocratici e giudiziari, Heemeyer si procurò un gigantesco bulldozer con una blindatura antiproiettile, si sedette dentro la cabina e lo condusse fuori dalla sua officina. Distrusse tutti i palazzi della proprietà, distrusse completamente la recinzione che era stata costruita intorno alla sua officina e che lo aveva isolato dal mondo e si diresse verso il paese. La polizia fece di tutto per fermarlo, spararono oltre 200 proiettili contro il bulldozer e usarono vecchi rimorchi come ostacoli per bloccare la sua corsa, ma riuscì ad entrare in città dove inizio a demolire una dozzina di edifici pubblici.
Avendo ottenuto la sua vendetta, dichiarò a un megafono che “prima nessuno aveva voluto ascoltarlo e adesso dovevano ascoltarlo tutti”. Poi si suicidò nella cabina del bulldozer. Nessuno, eccetto Heemeyer stesso, fu ferito nell’incidente.
Questa vicenda impressionò molto Zviagintsev, tanto da pensare seriamente di realizzare una versione per il cinema in Unione Sovietica, con un racconto dettagliato degli eventi. Tornato in patria condivise il racconto con il suo amico e co-sceneggiatore Oleg Negin, suggerendogli di scrivere una storia su questo. Poco dopo, il regista si imbatte in un racconto scritto da Heirinch von Kleist, Michael Kohlhaas, un testo nel quale una storia molto simile alla vicenda di Heemeyer è raccontata come una cronaca medievale ambientata ai tempi di Martin Lutero.
Nell’inverno del 2010 Oleg Negin ultimò la prima bozza della sceneggiatura intitolata Dad. Questa versione è ambientata in Russia ma ripropone la tragica vicenda americana inclusa la furia del protagonista. Ma la sceneggiatura era piena di parolacce non gradite al produttore del film che impedì al progetto di proseguire.
La seconda versione del progetto, intitolata Leviathan, fu completata durante il 2012 e prende spunto contemporaneamente dalla vicenda americana, dalla storia biblica di Giobbe e dal trattato di filosofia di Thomas Hobbes, Leviathan or the Matter, Forme and Power of a Common _ Wealth Ecclesiasticall and Civil.
Zvyagintesv ha utilizzato per Leviathan molti più attori che in qualsiasi altro suo film. Sono presenti otto personaggi principali, quindici personaggi in tutto, tutti coinvolti nella dramma del film. Il casting è durato circa un anno.
Per trovare il set per il film il team creativo ha valutato circa 70 paesi e città in un arco di 600 chilometri da Mosca, viaggiando da Pskov a Vladimir, da Yaroslavl a Orel, fino a Belarus.
La scelta finale è caduta su il villaggio di Teriberka, collocato sulla costa del Mare di Barents ( nel Mar Glaciale Artico).
Trovata la location si è proceduto a costruire il set, la casa di Kolya, una costruzione a due piani in legno, con un’officina e una veranda.
Lo scheletro della balena blu, pesa una tonnellata e mezza e misura 24 metri. È stata costruita dagli attrezzisti intorno ad una struttura metallica su indicazioni dello scenografo Andrey Ponkratov. È stata assemblata nella baia vicino Teriberka in sei giorni.
Il film vede protagonisti Alexey Serebryakov, Elena Lyadova, Vladimir Vdovitchenkov, Roman Madyanov, Anna Ukolova, Alexey Rozin e Sergey Pokhodaev.