Natalie Portman a Cannes, per la prima volta da regista di un lungometraggio, porta sul grande schermo ‘A tale of love and Darkness’ di Amos Oz.
“Mi sono innamorata di quel libro sette anni fa e fin da subito ho pensato di farne un film”, ammette l’attrice che ha debuttato al cinema da bambina nel film ‘Leon’ di Luc Besson.
Nel suo romanzo Oz racconta, in maniera autobiografica, di una Gerusalemme agli albori dello Stato di Israele, della sua famiglia e di sua madre Fana (che nel film è interpretata dalla stessa Portman) morta suicida quando lo scrittore aveva 12 anni. Il motivo per il quale l’attrice, il cui vero nome è Natalie Hershlag, ha deciso di esordire con questa storia ha a che fare con le sue origini, con il suo vissuto.
“Ho voluto che il film fosse girato in lingua ebraica perché ho trovato magico il modo in cui Amos Oz affronta e usa il linguaggio nel film continua Natalie Portman -. Pur parlando di israeliani e palestinesi il mio film non è un film sulla guerra: A Tale of Love and Darkness è soprattutto la storia di una famiglia. Anche se le convinzioni politiche di Oz sono note, non hanno avuto influenza sul mio modo di pensare e riflettere. Lo ammiro moltissimo. Ma la mia scelta è stata quella di puntare sul racconto familiare”.