The program, l’imbroglio di Lance Armstrong.

“Lance Armstrong, osservando il mondo del ciclismo, pensò che non si potesse vincere senza doping”. the programQuindi sia lui che i suoi compagni di squadra dovevano necessariamente farlo. Il team maschile di ciclismo statunitense, US Postal, mise in piedi un articolato programma illegale basato sull’uso di farmaci per migliorare le prestazioni fisiche. Se volevi far parte della squadra dovevi far parte del Programma.

The Program, il nuovo attesissimo film del candidato premio Oscar, Stephen Frears, con Ben Foster, Chris O’Dowd e Dustin Hoffman, al cinema dal prossimo 8 ottobre grazie a Videa.

Il film racconta l’ascesa fulminea e la drammatica caduta del sette volte campione del Tour de France, Lance Armstrong, e di David Walsh, il giornalista che ha rivelato a tutti l’oscuro mondo e i retroscena del ciclismo.

Il mondo ha bisogno di eroi e Lance Armstrong è stato uno dei massimi eroi sportivi. Dopo una lunga ed estenuante battaglia contro il cancro, nel 1999 Lance tornò alla sua carriera ciclistica più determinato che mai a vincere il Tour de France. Con l’aiuto del famigerato medico italiano Michele Ferrari e del capo squadra Johan Bruyneel, sviluppò il programma di doping più sofisticato della storia di questo sport. Questo programma permise a Lance e ai suoi compagni di squadra americani di dominare il mondo del ciclismo, vincendo, senza precedenti, il Tour de France per ben sette volte.

the programTuttavia, non tutti credettero alla “favola”. Il giornalista del Sunday Times David Walsh, che in un primo momento fu affascinato dal carisma e dal talento di Lance, cominciò presto a chiedersi se “il più grande atleta del mondo” fosse “pulito”. Walsh cercò di scoprire la verità e intraprese una guerra con Armstrong che mise a rischio la sua carriera giornalistica, mettendogli contro l’intera comunità ciclistica. La battaglia costò al Sunday Times, la sua testata, centinaia di migliaia di dollari in spese legali. L’infaticabile Walsh finalmente riuscì a scoprire la verità e sebbene allora poche persone erano pronte a farsi avanti per parlare rivelò al mondo uno dei più grandi inganni dei nostri tempi.

Lance era l’emblema perfetto del ciclismo degli anni novanta in un momento in cui lo sport si stava espandendo grazie ad Internet e alle comunicazioni via satellite. Era davvero carismatico, bello, di lingua inglese e sopravvissuto al cancro, e stava diventando famoso in tutto il mondo facendo conoscere uno sport di nicchia, attirando l’attenzione di grandi sponsor come Nike. Il fatto che alla fine si riveli un imbroglione, non avrebbe dovuto sorprendere nessuno.

foster-lance-armst_2703648bIspirato al pluripremiato romanzo Seven Deadly Sins di David Walsh, e con un cast stellare tra cui Ben Foster (LONE SURVIVOR), Chris O’Dowd (CALVARIO), Guillaume Canet (NON DIRLO A NESSUNO) e Jesse Plemons (BREAKING BAD), THE PROGRAM è un thriller intenso e carico di suspense.

L’idea di realizzare questo film è nata quando il regista Stephen Frears si è imbattuto in una recensione del libro di Hamilton che lo ha molto incuriosito: “Tyler Hamilton, che ha corso insieme Lance, ha scritto un libro chiamato The Secret Race e ho letto una recensione.” Ha quindi contattato immediatamente la Working Title, società con cui Frears aveva già girato quattro film, con i produttori Tim Bevan e Eric Fellner. Tim Bevan dice a tal proposito: “Stephen mi ha inviato un’email dicendomi che era davvero interessato alla storia di Lance Armstrong e che stavano uscendo diversi libri sull’argomento”. Frears continua: “I miei due “consulenti”, il giornalista Richard Williams e lo stilista Paul Smith, mi avevano parlato di David Walsh e del suo libro e quindi ho voluto incontrarlo.” Walsh aveva scritto Seven Deadly Sins: My Pursuit of Lance Armstrong solamente l’anno precedente (2012). Nel giro di poche settimane ha incontrato Bevan e Frears. Walsh spiega: “Era la storia dei miei ultimi 15 anni. Stephen non riusciva a credere a quello che stava sentendo e ne era molto incuriosito. In quel periodo non capiva nulla di quel mondo ma aveva un grande desiderio di imparare. Sapevo che il suo entusiasmo lo avrebbe fatto lavorare bene.”

UCP_45.tifTim Bevan puntualizza il focus del film: “Questo film è incentrato su due personaggi; uno è Lance Armstrong, il ciclista statunitense che nei primi anni novanta venne in Europa per gareggiare nelle varie competizioni europee, e in particolare il Tour de France; l’altro è il giornalista dDavid Walsh che a quei tempi era corrispondente sportivo per un giornale irlandese, poi divenuto redattore del Sunday Times. Non fu in realtà David Walsh a distruggere Lance Armstrong; fu lui stesso a determinare la sua caduta sebbene l’inchiesta di David abbia decisamente contribuito. Nel film le vicende di questi due uomini vengono rappresentate in parallelo”.

David Walsh incontrò Armstrong per la prima volta per caso, quando lo aveva scelto per un’intervista nel 1993. Da quel momento in poi, la vita professionale di Walsh si è intrecciata con quella di Armstrong, e tuttora è così. Vent’anni dopo Walsh scrisse il libro in cui raccontava la ascesa “troppo bella per essere vera” di Armstrong descrivendo il mondo del ciclismo e della diffusa cultura del doping.

UCP_44.tifDal punto di vista di Tim Bevan, si trattava di una storia eccellente per un film, come egli stesso dichiara: “Il personaggio Lance Armstrong e l’intera cultura del doping erano argomenti interessanti. E’ una storia sulla moralità ed è molto attuale. Il film funziona perché la discutibilità morale è oggigiorno un fenomeno attuale e si può applicare anche ad altri settori, come quello politico o quello del giornalismo scandalistico”. Dopo aver scelto il libro di Walsh come base per il film, la produzione è stata incredibilmente veloce, come spiega la produttrice Tracey Seaward: “Nell’arco di un anno, nel 2013, commissionammo la sceneggiatura, selezionammo il cast e finimmo di girare prima di Natale”. Tim Bevan sottolinea che poiché la storia era in continua evoluzione, dovevamo procedere velocemente. “Mi sono reso conto che se volevamo fare questo film dovevamo farlo in fretta, perché doveva essere il primo film su Lance Armstrong e non il secondo”.

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