L’età d’oro di Hollywood secondo i fratelli Coen.

Ormai di quella scuola di registi hollywoodiani che riescono a maneggiare con bravura e disinvoltura i generi della grande tradizione, rimangono ben pochi. ave cesareTra questi ci sono quei grandi veterani dei fratelli Coen. Ovvero parliamo di artisti che riescono a spaziare dall’uno all’altro genere senza mai annoiare nè cadere nell’ovvio, mostrando un’enorme conoscenza dei generi cinematografici e della loro evoluzione nella storia del cinema.

In “Hail Cesare!” (“Ave, Cesare!”) ci troviamo davanti ad un’ottima ripresa di quella tradizione di sophiscated comedy cara a registi storici del calibro di Stanley Donen, Howard Hawks e Billy Wilder. In questo caso addirittura toccando il meta-cinema, con un film che parla di cinema, di problemi tra attori e produttori, di sceneggiatori filo-comunisti e di grandi majors.

Il film si apre con una crocifissione così come “The Hateful Eight”, davvero curiosa come coincidenza, e segue le vicende del cattolicissimo responsabile di produzione (risolvi-problemi) Eddie Mannix (interpretato da Josh Brolin) che dovrà ritrovare il protagonista centurione romano di un film kolossal su Gesù (Baird Whitlock interpretato da George Clooney), misteriosamente scomparso a seguito di un rapimento messo in atto da un gruppo di ferventi sceneggiatori comunisti.

“Abbiamo noi la vostra star. Chi siamo? Il futuro”, con questo biglietto presenteranno una richiesta di 100000 dollari per il rilascio del belloccio centurione. Curioso il fatto che il tema del comunismo ad Hollywood e del maccartismo era stato già trattato da Clooney in altre pellicole.

Spulciando qualche vecchia intervista sembrerebbe che l’idea di “Hail Cesare!” risale a ben 12 anni fa. La storia doveva essere inizialmente incentrata su un gruppo di attori degli anni venti che mettevano in scena un’opera teatrale ambientata nell’antica Roma e George Clooney doveva interpretare il ruolo di personaggio principale.

Il film non vuole essere solo un tentativo retrò e glamour di celebrazione della vecchia Hollywood, nonostante mostri le fragilità di viziosi attori e divi idioti, starlette ragazze madri, i prototipi di una stampa gossippara, ballerini di tip tap con grandi segreti, sottomarini Sovietici, cani dall’improbabile nome Engels e grandi filosofi (vedi la presenza insieme ai sceneggiatori comunisti del filosofo Herbert Marcuse).


I Coen con questa pellicola non vogliono far altro che mostrarci i grandi paradossi ma anche le grandi capacità affabulatorie che la macchina del cinema hollywoodiana ha sempre esercitato sul mondo degli spettatori da ormai lunghissimi decenni.

La pellicola arriva nei cinema italiani dal 10 marzo con Universal Pictures.

I commenti sono chiusi.