Tutti ci portiamo dentro ‘Un bacio’.

Lorenzo, Blu e Antonio (Rimau Grillo Ritzberger, Valentina Romani e Leonardo Pazzagli) sono i tre giovani protagonisti di ‘Un bacio’ di Ivan Cotroneo e hanno molte cose in comune: l’età – sedici anni –, frequentano la stessa classe nello stesso liceo in una piccola città del nord est, hanno ciascuno una famiglia che li ama, e tutti e tre, anche se per motivi differenti, finiscono col venire isolati dagli altri coetanei.

Nel cast del film che arriverà al cinema dal 31 marzo, prodotto da Indigo, Titanus con Rai Cinema e distribuito da Lucky Red, anche Simonetta Solder, Giorgio Marchesi, Susy Laude, Thomas Trabacchi, Laura Mazzi, Sergio Romano e Alessandro Sperduti.

Un bacio è un film sull’adolescenza, sulle prime volte, sulla ricerca della felicità. Ma anche sul bullismo e sull’omofobia. Sui modelli e sugli schemi che ci impediscono, e che impediscono soprattutto ai ragazzi, di essere felici, di trovare la strada della loro singola, particolare, personale felicità.

Un bacio è un film che, per le tematiche che tratta è rivolto a tutti, adulti e non, ma che parla soprattutto ai ragazzi. “Se posso esprimere un desiderio – afferma il regista -, mentre il film non ha ancora iniziato la sua strada nel mondo esterno, il desiderio è questo: vorrei che Un bacio fosse un film soprattutto per loro, per i ragazzi. Ragazzi che mettono al primo posto l’amicizia. Che si sentono soli. Che hanno una terribile paura di essere diversi, e di venire giudicati. Di ritrovarsi un’etichetta addosso. Qualunque essa sia. Un bacio è tratto da un racconto che ho scritto, che porta lo stesso titolo e che è stato pubblicato in Italia da Bompiani. Ma mentre nel libro i protagonisti erano due ragazzi e un‘insegnante, qui, nella sceneggiatura scritta con Monica Rametta, i protagonisti sono tre adolescenti, e il mondo che si racconta è il loro. Gli adulti, che pure nella storia sono importanti, non vedono il mondo con gli stessi occhi di Blu, Lorenzo e Antonio”.

“In Un bacio – continua Ivan Cotroneo che ha presentato il film all’Auditorium Parco della Musica di Roma – la piccola città in cui vivono i tre personaggi, Udine, ha un’importanza fondamentale. Mescola vecchio e nuovo, un centro storico bellissimo, la periferia dei capannoni e una scuola superiore moderna, con un campo di basket e larghi corridoi sul modello dei licei americani. In questa città ci sono palazzine anni Settanta e poco lontano vecchi casali, e intorno c’è una strada provinciale su cui corrono i camion ma si va anche in bici. C’è un bosco dove Antonio e il padre vanno a caccia. C’è un fiume bellissimo, che scorre in una forra. Ci sono dei giardinetti, dove fatalmente ci si rivede tutti. Una stazione da cui parte un treno che in due ore e mezzo ti porta in una grande città. Qui mode, musica e social network dei ragazzi sono gli stessi che esistono in ogni parte del mondo occidentale, eppure si gira in bicicletta, e si va a fare il bagno al fiume. Qui la persona che crea una pagina su internet per insultarti è il figlio del macellaio da cui tua madre fa la spesa. Un mondo chiuso in pochi chilometri, ma in cui si usa WhatsApp per darsi gli appuntamenti, o per scrivere brevi frasi che non si ha il coraggio di dire a voce. Parole d’amore o insulti feroci. Di notte improvvisamente questa città sembra magica, quando non c’è nessuno in giro, ed è così che una notte, elegantissimi e innamorati della loro amicizia, la vedono i miei tre ragazzi. Antonio, Blu, Lorenzo. Tre ragazzi sedicenni, circondati da una classe – e da una scuola – di coetanei”.

Un bacio è un film sulla fragilità della giovinezza, sul pericolo che si nasconde dietro un insulto volgare, sulle ferite e sulle gioie improvvise. Un film su un’età in cui tutto quello che succede è il centro del mondo: una brutta scritta sul muro esterno della scuola, l’invito mancato a una festa, le parole sgraziate di un adulto. Un film che è una commedia, che è vitale e vivo, fino a quando non arriva il pericolo. “Un film – continua il regista – che piuttosto che definire drammatico mi piace pensare come romantico. Un film sull’amore, su tutti gli amori che vanno a male, che sono sciupati dal mondo, e che, come nel finale del mio racconto, potrebbero invece avere una sorte diversa, e più bella, e più felice. Non ho paura di dire che tengo moltissimo a questo film, per le tematiche che affronta, e per come le affronta. Per l’importanza, anche personale, che ha per me raccontare questo tema, le meccaniche del bullismo, il rischio dell’infelicità, il pericolo per i ragazzi, in questo preciso momento storico. Da sceneggiatore di film di altri registi, e da scrittore per me stesso, ho sentito più volte la necessità di affrontare il tema dell’inclusione, della ricchezza che sempre ci portano le differenze. E poter parlare oggi di bullismo e adolescenza, di omofobia e isolamento, con una storia e dei personaggi che raccontano la loro voglia di vivere e di resistere, era per me diventato una questione di necessità. Durante la preparazione ho raccontato spesso cosa significasse per me questo film: ne ho parlato a lungo con Luca Bigazzi, per il tipo di luce che mi sarebbe piaciuto avere, per il passaggio dai toni caldi di quando i miei tre ragazzi stanno insieme, alla luce fredda della palestra in cui Lorenzo viene picchiato; ne ho parlato con il costumista Rossano Marchi guardando le foto di migliaia di ragazzi per i dettagli dei vestiti – non costumi – dei miei protagonisti; ne ho parlato esplorando le fotografie di centinaia di stanze di adolescenti con la mia scenografa Ivana Gargiulo; ho parlato con Ilaria Fraioli, montatrice del film, della necessaria fluidità narrativa fra la realtà che vivono questi adolescenti, e le loro immaginazioni visualizzate nel film”.

“Mi piacerebbe – conclude Ivan Cotroneo – che quello che ne è venuto fuori fosse un film popolare nel senso più bello del termine, un film che parla ai giovani e a quella parte di adolescenza che tutti noi adulti ci portiamo dentro. Un film sulla bellezza e sul terrore che ci fa la vita. Un film per il quale non si ha paura di ridere e di piangere. Un film sulle ‘prime volte’. E un film che di per se stesso è una ‘prima volta’. Sicuramente l’avventura più grande, e per me più bella, che io abbia mai affrontato”.

“Per il casting – afferma il regista – abbiamo voluto coinvolgere ragazzi pieni di passione e entusiasmo, cercando di costruire con loro un progetto comune: non un semplice casting quindi, ma il racconto di un mondo di adolescenti realizzato insieme, con grande sincerità e onestà intellettuale, e cuore. Non volevo che i ragazzi scelti, in diversa misura coinvolti, si limitassero a recitare o interpretare dei personaggi; volevo portassero in questo racconto le loro esperienze e le loro vite, come se Un bacio fosse una testimonianza della loro bellissima e fuggevole età di passaggio. Per questo ho incontrato più di mille ragazzi. È stato emozionante come nessuno dei casting dei miei lavori precedenti. Accanto ai ragazzi, per i ruoli degli adulti, ho voluto coinvolgere attori bravi e credibili, perché ho creduto che di questa storia andasse preservata, e trattata con cura, la possibilità di identificazione, la verità emotiva del racconto.

Rimau Grillo Ritzberger nasce a Vienna il 15 aprile 1997. All’età di tre anni si trasferisce in Italia. In prima liceo inizia ad interessarsi al teatro frequentando corsi di avvicinamento alla recitazione nel doposcuola, a sedici anni torna in Austria e lavora come stagista in postproduzione per la exCloudston Gmbh, impegnata nella realizzazione di pubblicità e audiovisivi a Vienna. Deciso a tentare la strada dello studio accademico di recitazione una volta conseguito il diploma, un giorno si imbatte in un volantino riguardante il casting per il film “Un bacio” diretto da Ivan Cotroneo. Partecipa al suo primo provino e, concluse le selezioni, ottiene il ruolo di uno dei tre protagonisti, Lorenzo. La notizia gli viene data mentre sta studiando per un’interrogazione di storia. Durante il quarto anno di Liceo scientifico, per prepararsi al film si iscrive all’accademia teatrale “Nico Pepe”, dove viene seguito da Claudio De Maglio, e prende lezioni di ballo dal coreografo Luca Tommassini. Concluse le riprese di Un bacio torna a vestire i panni di Lorenzo nel videoclip Hurts Remix di Mika, sempre per la regia di Cotroneo. Rimau parla italiano e tedesco ed è un appassionato di sport; pratica infatti rugby, judo, arrampicata, nuoto e tiro con l’arco, che alterna alla lettura e alle escursioni in montagna.

Valentina Romani si è fatta già notare in tv nella serie di successo Questo è il mio paese in cui interpretava la figlia di Violante Placido. Attualmente sul piccolo schermo nella fortunata serie Tutto può succedere, versione italiana del drama family americano Parenthood, una lunga serialità in onda fino al 13 marzo in prima serata su Raiuno. Sarà una primavera fiorente di progetti televisivi e non: si prepara contemporaneamente a ben tre nuove serie tv per Raiuno. Valentina Romani, si forma frequentando l’accademia ‘Formazione Bartolomei’ e la scuola di cinematografia ‘Jenny Tamburi’ seguendo contestualmente laboratori e stage con registi come Ivano De Matteo, Rolando Ravello e Alessandro Celli. Le sue prime esperienze tv risalgono a grandi serie tv di successo come Grand Hotel, I Fuoriclasse 3, Che Dio ci aiuti 3, Squadra Mobile, Rex 8, A un passo dal cielo.

Leonardo Pazzagli è nato nel 1992 e cresciuto in provincia di Siena, già da bambino partecipa a laboratori teatrali e inizia a muovere i primi passi in televisione. Nel 2013 entra al Centro Sperimentale di Cinematografia e partecipa ad alcuni progetti televisivi tra i quali ricordiamo la serie di Raiuno Una grande famiglia 3. Nel film corre sulla sua bici ed è il playmaker della squadra di basket della scuola. Ha perso in un incidente di moto suo fratello maggiore Massimo, a cui era molto legato, e che è rimasto per lui un modello inarrivabile di tutto quello che Antonio vorrebbe essere: brillante, simpatico, socievole, bravo con le ragazze, pronto nella risposta. Prima di incontrare Blu e Lorenzo, non sorride mai e finge che vada bene così.

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