Sono mamma, ma ‘Non dirlo al mio capo’.

Vanessa Incontrada è una finta single per lavoro nella nuova serie di Raiuno, targata Lux Vide, “Non dirlo al mio capo”, da giovedì 28 aprile in prima serata. L’attrice italo-spagnola, nella fiction diretta da Giulio Manfredonia, è Lisa Marcelli (detta “Macelli”), rimasta precocemente vedova di un marito che ha scoperto fedifrago quando era già morto e che l’ha lasciata con un mucchio di debiti da pagare. Se questo non bastasse, Lisa è disoccupata e deve trovare al più presto un lavoro che, però, sembra incompatibile con la sua condizione di madre con due figli. E’ proprio il nuovo lavoro che innesca una serie di vicende ed equivoci che iscrivono a pieno titolo la serie nel filone della commedia familiare.

Le altre protagoniste che affiancano Vanessa Incontrada sono Perla (Chiara Francini), la sconclusionata vicina di casa, e Marta (Giorgia Surina), il secondo avvocato dello studio dove Lisa trova lavoro che la detesta e non perde occasione per dimostrarglielo. Il titolare dello studio è Enrico Vinci (Lino Guanciale), affascinante quanto terribile, che inevitabilmente capitolerà davanti a Lisa.

Ha pensato a tutto. La macchina, una vecchia station wagon con l’adesivo “Bebè a bordo”, l’ha parcheggiata a due isolati di distanza. Ha tolto la foto dei figli dallo schermo del cellulare, buttato nel secchio il portachiavi portafortuna con scritto “Mamma Ti Vogliamo Bene”, cancellato dal computer ogni riferimento alla sua prole. Ha fatto tutto questo Lisa. Sì perché la prole è, viste le circostanze, il Nemico. La prole ti fa venir voglia di tornare a casa, e tu a casa non ci devi tornare mai. La prole vuole essere portata al parco la domenica. E invece la domenica si lavora. La prole qualche volta si ammala e pretende addirittura di essere curata.
Stolta la prole.
 La prole, orrore degli orrori, va nutrita! E il cibo, nel nuovo ufficio di Lisa, è quasi più nemico della prole, perché mangiare ruba tempo al lavoro.
Insomma,  la prole va abbattuta.
 Non fisicamente, quello non si può. Ma se per caso ne sei dotata, la devi nascondere. Cosa che Lisa, oggi al suo primo giorno di lavoro nel prestigioso studio legale Vinci, è certa di aver fatto benissimo!
 Del resto quel lavoro le serve, il marito è morto lasciandola sul lastrico, oltre che spezzandole il cuore per la perdita e per la scoperta del prolungato tradimento con una certa Virginia. Lisa entra nell’ufficio e si sente a posto. Ha tolto gli stivaletti tacco zero con cui vive in simbiosi, ha indossato il tailleur comprato per la sua laurea. Tutta tronfia si dirige verso l’ufficio di Enrico Vinci, il nuovo affascinantissimo e misoginissimo capo dello studio… “Andiamo Simona”, “Veramente mi chiamo Lisa”.
 Lo sguardo che ne segue significa: per me potresti chiamarti pure Osvaldo. Non me ne frega niente. Voglio solo che mi segui e che lavori. E Lisa sul lavoro, sorprendentemente, è brava.
 Se le sue conoscenze in materia legale sono solo teoriche, con le persone ci sa fare. Quindici anni con la prole le hanno insegnato a capire al primo sguardo chi mente, chi bluffa, chi ha paura. Ed ecco che una battuta giusta di Lisa mette improvvisamente a loro agio le persone e svela sottotesti che ad un avvocato non sono comprensibili.“E brava Lucilla”,“Lisa”,“Chi è Lisa?”.Niente, sul nome non c’è verso.

Inizia così “Non dirlo al mio capo!”, – afferma la sceneggiatrice Elena Bucaccio – una serie che per me è stata particolarmente divertente da scrivere, perché parla di noi. Di tutte quelle donne che percorrono la quotidiana esistenza come fosse un percorso ad ostacoli, evitando con un salto carpiato le sfuriate del capo, mettendo le mani a scudo di fronte al “lo dico per te” delle mamme, sgusciando oltre i consigli sconclusionati delle amiche, facendosi crescere mille braccia per rispondere alle richieste dei figli. Cercando l’amore”.

“Perché questo fa Lisa – prosegue Elena Bucaccio -, si moltiplica. Non solo fisicamente, ma anche psicologicamente. Due Lise le appaiono infatti negli specchi: Lisa/mamma (una versione di lei anni cinquanta, perfetta come una barbie) e Lisa/single (una supergnocca che odia i bambini e pensa solo a se stessa)”.

“Come scrivere tre personaggi in uno?”, si chiede la sceneggiatrice. “Come modulare la stessa voce in tre frequenze? Ecco è stata la sfida di questa serie, almeno per me. Ho provato e riprovato. E la risposta è arrivata guardandomi allo specchio, guardando le mie amiche: dovevo amarle tutte e tre. Accettarle per quello che erano: insicure, goffe, a volte presupponenti. Alla ricerca impossibile di un equilibrio che non esiste. Ma anche molto simpatiche, buffe, sincere. Imperfette. Come tutte noi”.

“Io vengo da una famiglia matriarcale – racconta durante la presentazione stampa Vanessa Incontrada -, ho anche scritto un libro insieme a mia madre sulla forza di mia nonna che, negli anni Venti, ha affrontato la vita in maniera tosta. Perciò la forza delle donne di oggi per me non è una scoperta, ma è naturale: ci sono cresciuta. Certo, ora che sono madre, è più difficile gestire tutto perché il primo pensiero non sei più tu ma tuo figlio”.

“I nostri personaggi – afferma Giorgia Surina – sono donne che si incontrano nella vita di tutti i giorni. Marta, il mio personnagiio, è una donna che sembra avere tutto sotto controllo ma, in realtà, in questo modo nasconde la sua fragilità”.

Anche Perla, assicura Chiara Francini, è molto fragile: “Però riconosce i suoi fallimenti che, tutto sommato, la rendono autentica. La sua arma è l’autoironia. E’ vero, le donne si riconosceranno nei nostri personaggi perché sono donne moderne”.

“Raccontiamo la storia di una sorta di supereroe, costretta a nascondere i figli per trovare lavoro e, con lei, altri bellissimi personaggi femminili”, conclude il direttore di Rai Fiction, Tinni Andreatta.

In una fiction così “femminile”, racconta il regista, “gli uomini sono raccontati dal punto di vista delle donne. Enrico è l’uomo che tutte le donne vorrebbero amare: è apparentemente cattivo ma ha sofferto e ha un segreto che porta dentro di sè”. Per Manfredonia, “questa fiction prende il via dai due modelli che le donne di oggi hanno davanti, la mamma e la donna che lavora, e la schizofrenia di chi cerca la sintesi tra due cose che non possono essere sintetizzate”. “Un nuovo supereroe moderno, molto diffuso ma non per questo meno eroico: ha il suo costume, un tailleur da lavoro; la sua doppia vita, a casa e in ufficio; i suoi supernemici, un capo dispotico che odia i bambini, una figlia sedicenne sempre in rivolta e pronta alla critica, una collega dal look impeccabile, gelosa e prepotente, un figlio di otto anni bravissimo a combinare guai. E’ quindi costretta a sviluppare i suoi superpoteri: l’ubiquità prima di tutto, e poi la capacità di cogliere le situazioni al volo, di fronteggiare un quotidiano fatto di piccole e grandi bugie, di corse vorticose per assolvere tutti i suoi doveri di madre e di dipendente. Ha anche i suoi alleati: una vicina di casa, ricca, annoiata e appena separata, che le farà da tata educando i suoi figli a suon di Martini e di sushi, ma che a suo modo sarà un supporto affettuoso e sicuro, e due “angeli custodi” una super mamma è una super single che di volta in volta la consiglieranno, la sgrideranno, la sosterranno”.

“Sì, perché in questo contesto di supereroi – continua Giulio Manfredonia – ci è venuto naturale introdurre elementi onirici, sogni, fantasie proiezioni.. Così Lisa dopo “la trasformazione” ha delle visioni, ogni volta che imbatte in uno specchio si vede riflessa come mamma perfetta (Lisa-mamma) o come supermanager (Lisa-single), a seconda che emerga più la sua anima materna o quella di donna-lavoratrice: in fondo, oggi ogni donna è divisa in due, un po’ mamma è un po’ donna in carriera. Anche questo è racconto del quotidiano di tanti”.

“Ne è nata una commedia credo molto divertente, in cui il delirio di ogni giorno di tanti di noi è raccontato in maniera sorprendente, quasi come un fumetto. Ecco, io spero che questa serie sia l’occasione per sorridere delle stupefacenti disavventure del quotidiano di tutti noi”, conclude il regista.

I commenti sono chiusi.