Il GGG di Spielberg dalla A alla Z.

Il GGG – Il Grande Gigante Gentile, il film nato dalla collaborazione di tre dei più grandi narratori del mondo – Roald Dahl, Walt Disney e Steven Spielberg – porta sul grande schermo uno dei più amati classici. ggg0Il GGG – Il Grande Gigante Gentile è distribuito in Italia da Medusa Film in collaborazione con Leone Film Group e sarà in sala dal 1° gennaio 2017.

Il GGG (Mark Rylance) è un gigante, un Grande Gigante Gentile, molto diverso dagli altri abitanti del Paese dei Giganti che come San-Guinario e Inghiotticicciaviva si nutrono di esseri umani, preferibilmente bambini. E così una notte il GGG – che è vegetariano e si ciba soltanto di Cetrionzoli e Sciroppio – rapisce Sophie (Ruby Barnhill), una bambina che vive a Londra e la porta nella sua caverna. Inizialmente spaventata dal misterioso gigante, Sophie ben presto si rende conto che il GGG è in realtà dolce, amichevole e può insegnarle cose meravigliose. Il GGG porta infatti Sophie nel Paese dei Sogni, dove cattura i sogni che manda di notte ai bambini e le spiega tutto sulla magia e il mistero dei sogni. L’affetto e la complicità tra i due cresce rapidamente, e quando gli altri giganti sono pronti a una nuova strage, il GGG e Sophie decidono di avvisare nientemeno che la Regina d’Inghilterra dell’imminente minaccia, e tutti insieme concepiranno un piano per sbarazzarsi dei giganti una volta per tutte.

“Il GGG”, era il preferito di Road Dahl tra tutti i suoi racconti. Originariamente creato come fiaba della buonanotte, ne “Il GGG” il personaggio di Sophie (interpretato da Ruby Barnhill) prende il nome da sua nipote.

“Il GGG” di Roald Dahl è stato pubblicato nel 1982, nello stesso anno in cui Steven Spielberg raccontava la storia di un’insolita amicizia e di una trasformazione ad essa legata, “E.T.: l’Extraterrestre” che ha catturato i cuori e l’immaginazione di bambini ed adulti in tutto il mondo. La sceneggiatrice Melissa Mathison ha scritto la sceneggiatura di entrambi i film. Nell’orfanotrofio di Sophie a Londra c’è un peluche di “E.T.”, una bella autocitazione.

Il GGG (Mark Rylance) è alto più di 7 metri, quasi sei volte Sophie (Ruby Barnhill). Il gigante più grande del Paese dei Giganti, l’Inghiotticicciaviva (Jemaine Clement), è il doppio del GGG (Il GGG è considerato un nanerottolo). Se il famoso giocatore della NBA Lebron James, ala dei Cleveland Cavaliers alto 2,03 si accostasse all’Inghiotticicciaviva, gli arriverebbe appena alla caviglia. Gli altri giganti del Paese dei Giganti (il San-Guinario, lo Strizza-teste, lo Spella-fanciulle, il Trita-bimbo, il Vomitoso, lo Scotta-dito, il Crocchia-ossa e il Ciuccia-budella) sono più vicini all’Inghiotticicciaviva per dimensioni. Roald Dahl stesso era eccezionalmente alto, essendo 1,98 m.

La lavorazione de “Il GGG” ha avuto inizio nella primavera del 2015 alle porte di Vancouver in un vecchio magazzino, i cui enormi spazi oscuri sono diventati la base per la costruzione dei set.

Con “Il GGG,” i produttori hanno pensato a un approccio totalmente nuovo per ampliare gli orizzonti dello storytelling, colmando il divario tra la pienezza e la vita del live action e le infinite possibilità offerte dalle tecnologie digitali contemporanee. Si è trattato di un processo che poteva essere ideato soltanto basandosi sulle precise esigenze di Spielberg al fine di raccontare la storia.

Piuttosto che catturare l’ossatura delle performance reale e digitale separatamente, per poi fonderle in fase di post-produzione, si è scelto di ricorrere all’aiuto di Joe Letteri della Weta Digital ed al suo straordinario team di artisti per creare un processo del tutto nuovo che si avvicinasse il più possibile alle riprese in live-action.

Pertanto, la produzione de “Il GGG” si è caratterizzata per uno stile di cinematografia ibrido, facendo ricorso a una combinazione di tecniche live-action e performance-capture per dar vita ai personaggi fantastici della storia, tutto su set reali costruiti appositamente per il film.

mark rylance bfgSpiega Letteri (“Batman vs. Superman: Dawn of Justice,” “Avatar”), la cui collaborazione con Spielberg risale al 1993 ed a “Jurassic Park” dove lavorava come artista di computer grafica, “Volevamo mettere Steven nelle condizioni di lavorare come Steven, di sfruttare tutti gli elementi che poteva apportare al processo: il suo team creativo, set live action, luci e costumi, creando al contempo un mondo virtuale”.

E continua, “Per la maggior parte del film, Sophie è una ragazzina in un paese di fantasia abitato dai giganti, ma abbiamo dato a Steven la possibilità di girare il film come se fosse interamente in live-action, in modo da colmare il divario tra il mondo virtuale e quello digitale”. Altri film che in passato hanno fatto ricorso alla tecnologia performance-capture come “Avatar” o “Le avventure di Tintin” sono stati girati su un set molto scarno, dove gli attori dovevano immaginare l’ambiente circostante.

Il regista si è altresì affidato alla tecnologia di ripresa Simulcam, un’idea utilizzata per la prima volta dal regista James Cameron in “Avatar.” Il Simulcam consente di sovrapporre un ambiente di ripresa virtuale sulle riprese dal vivo. Spiega Letteri, “Con il Simulcam possiamo preregistrare una scena e poi riprodurla su un monitor in modo che gli operatori possano vedere direttamente gli elementi virtuali in tempo reale durante le riprese live-action. In tal modo, sono in grado di scegliere le inquadrature e persino guidare una scena sulla base di cosa accade nel mondo virtuale”.

Grazie a questo nuovo processo, è stato possibile filmare gli attori con indosso le tute performance-capture sullo stesso set dei personaggi reali, soprattutto in considerazione dell’importanza attribuita da Spielberg all’interazione tra Ruby Barnhill e Mark Rylance.

spielberg gggSe “Il GGG” fosse stato girato nel 1982, anno in cui è stato pubblicato il racconto di Roald Dahl, ne sarebbe venuto fuori un film completamente diverso. Ma con l’attuale tecnologia di performance-capture e la fotografia digitale, il regista è riuscito a rendere giustizia all’amicizia speciale tra la giovane orfanella Sophie e il grande gigante gentile.

È stato in parte grazie agli straordinari contributi del direttore della fotografia Janusz Kaminski (“Il Ponte delle Spie”, “Salvate il Soldato Ryan”) che la magia sullo schermo appare così bella. Kaminski è stato fondamentale per le luci di tutti i set dove sono state girate le scene in live-action e sui set virtuali utilizzati per filmare con tecnologia performance-capture, in modo che si integrassero perfettamente.

“È stato fantastico lavorare con Janusz perché la sua fotografia è talmente ricca che buca lo schermo”, dice il produttore Frank Marshall. “Ci ha indirizzato lungo la strada giusta, consentendoci di creare questo mondo e far sì che si sposasse con l’altro, diventando fotograficamente un tutt’uno”.

“Non ho mai incontrato nessuno che vedesse la luce come Janusz, io stesso non lo capisco appieno”, aggiunge Joe Letteri. “Quando parliamo di cosa apportare a questo film lui scruta l’oscurità e ne identifica il rapporto con la luce, trovando le giuste sfumature tra i due, per far interagire alla perfezione luce e ombra”.

E prosegue, “Janusz dipinge con la luce, una volta illuminato, il set sembra veramente magico. Il risultato è stato migliore di quanto potessimo mai immaginare”.

I commenti sono chiusi.