Superstudio 50, l’architettura no limits

Si è aperta in questi giorni “Superstudio 50” una grande retrospettiva, forse la più grande, su uno dei movimenti più influenti nell’architettura: il Superstudio. Infatti, in occasione dei 50 anni della fondazione del gruppo, fino al 4 settembre 2016 il museo MAXXI di Roma gli rende un omaggio del tutto meritato.

Superstudio_Superstudio è stato uno dei gruppi più influenti dell’architettura radicale italiana, fondato nel 1966 da Adolfo Natalini e Cristiano Toraldo di Francia, ai quali si sono poi uniti Gian Piero Frassinelli, i fratelli Roberto e Alessandro Magris e Alessandro Poli. La mostra retrospettiva della fondazione MAXXI è stata ideata dagli stessi Natalini, Toraldo di Francia e Frassinelli insieme al curatore Gabriele Mastrigli.

Dice Giovanna Melandri Presidente della Fondazione MAXXI: “Il MAXXI ha nel suo dna lo studio e la promozione non solo degli artisti contemporanei ma anche di tutti quei grandi maestri che ne hanno influenzato le creazioni, e il Superstudio è assolutamente tra questi”.

Trasversale, metafisico, indefinibile, sempre nuovo, questo è stato Superstudio. “Questa mostra”, dice Margherita Guccione Direttore MAXXI Architettura, “è la più densa e completa retrospettiva mai organizzata, un vero e proprio viaggio nelle regioni del Superstudio. Un viaggio nello spazio e nel tempo, nelle immagini e nelle architetture, nelle utopie e nelle distopie del più influente gruppo di architettura radicale italiano”.

Dice invece Gabriele Mastrigli, il curatore della mostra. “Le visioni del Superstudio sono espedienti retorici attraverso cui dimostrare ad absurdum le possibilità e i limiti dell’architettura come strumento critico della società moderna. Nei collage come nei disegni, nell’installazioni come nei film, ciò che impariamo dal Superstudio è che l’architettura non è solo un oggetto ma un modo di pensare il mondo”.

Conosciuto per la forza delle sue immagini e per l’estrema varietà della sua produzione, il lavoro del Superstudio è sempre sfuggito a etichette chiare e identificabili; questa mostra raccoglie e presenta oltre 200 tra installazioni, oggetti, opere grafiche, fotografie, pubblicazioni, che coprono l’intero percorso e l’evoluzione del gruppo, materiali provenienti in larga parte dal loro archivio, alcuni mai esposti prima e di cui molti entreranno progressivamente nella collezione di architettura del MAXXI. Una mostra sul Superstudio a cui Superstudio ha lavorato attivamente realizzando per l’occasione un progetto speciale di allestimento; una sorta di autobiografia scientifica, che ripercorre le tappe fondamentali della sua storia, a partire dalla mostra Superarchitettura (1966), nella quale insieme al gruppo Archizoom, propone per la prima volta un ripensamento radicale dell’architettura e del design, sostituendo al tradizionale immaginario domestico un mondo di oggetti e visioni stranianti.

MAXXI_SUPERSTUDIO50SUPERSTUDIO 50 presenta, tra gli altri, i più importanti disegni, fotomontaggi e installazioni della serie Il Monumento Continuo (1969), gli Istogrammi d’architettura (1969-70) e Le dodici Città Ideali (1971), progetti attraverso i quali dimostrarono, le possibilità ma anche i limiti dell’architettura intesa come strumento critico della società. Accanto a questi materiali, installazioni come “La moglie di Lot” presentata alla Biennale d’Arte di Venezia nel 1978 e l’ingresso alla mostra Superarchitettura del 1966, oggetti di design come i divani Bazaar (1968 prodotto da Giovannetti) e Sofo (1968 di Poltronova), o le lampade Passiflora (1968 di Poltronova) e Gherpe (1967 di Poltronova), oltre alla nota serie di tavoli Quaderna (Zanotta, 1970). Una parte dell’esposizione è dedicata alla produzione video tra cui viene esposto per la prima volta Il Monumento Continuo, un progetto del 1969 di cui esisteva soltanto lo storyboard, prodotto dal MAXXI in occasione di questa mostra e realizzato dal video maker Lucio La Pietra. Insieme a questo anche i 5 film de Gli Atti Fondamentali (Vita, Educazione, Cerimonia, Amore, Morte, 1972-73), il più ambizioso tentativo di Superstudio di affrontare la relazione fra vita e progetto, che se da una parte propone una rifondazione antropologica e filosofica dell’architettura, dall’altra libera progressivamente le energie individuali dei componenti del gruppo, che si scioglie ufficialmente all’inizio degli anni Ottanta.

La retrospettiva comprende quindi anche una serie di materiali, tra cui manifesti, pubblicazioni, e un’ampia rassegna di foto di “backstage”, realizzati dal gruppo sin dall’inizio delle sue attività. Gran parte del materiale in mostra proviene dall’archivio Superstudio e dagli archivi personali di Natalini, Toraldo e Frassinelli. Poi ci sono le opere della collezione del Maxxi ed altre che provengono dal Centro Luigi Pecci di Prato, dal FRAC di Orléans, e da collezioni private, tra cui quelle delle aziende Giovannetti, Poltronova e Zanotta.

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