Corrado Farina, il padre del Carosello

Ci lascia all’età di 77 anni Corrado Farina. Uomo di poliedrica cultura, regista cinematografico e pubblicitario, saggista, scrittore e disegnatore di fumetti.

imageNato a Torino il 18 marzo 1939, Farina si è cimentato ed espresso in diverse forme ed i suoi purtroppo “pochi” lungometraggi sono dei fenomeni di culto in tutto il mondo. Aveva iniziato, secondo la prassi dei giovani uomini di cinema a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, come critico cinematografico, collaborando con Gianni Rondolino e scrivendo monografie su Ingmar Bergman e Frank Capra. Successivamente aveva iniziato a lavorare come creativo copywriter e poi come regista nel celebre studio pubblicitario Armando Testa.

Tra il 1963 e il 1968 dirige circa 500 Caroselli, tra i suoi più popolari ci sono “È in arrivo il treno Saiwa”, quello dell’Olio Sasso, del “Signor Mario Rossi” e “Nicola lo scommettitore (con Nicola Arigliano)”. Scrive sempre in quegli anni due monografie, una sul grande artista del fumetto Guido Crepax e un altro sulla pubblicità cinematografica. Disegnerà poi una serie di “comic strip” dedicate al personaggio “Il grande persuasore”, che rappresentano una satira sul mondo della pubblicità e che resteranno inedite fino al 2012.
Trasferitosi a Roma nel 1969 è dapprima aiuto-regista nell’unico film della scrittrice Dacia Maraini “L’amore coniugale” e successivamente scrive e dirige i suoi due lungometraggi: “Hanno cambiato faccia”, interpretato da Adolfo Celi, che vince il Pardo d’Oro al Festival di Locarno del ‘71 e “Baba Yaga”, interpretato da Carroll Baker e Isabelle de Funès (figlia del più noto Luis) tratto da una storia a fumetti di Guido Crepax nel 1973, prima vera e unica trasposizione del personaggio della fotografa Valentina sul grande schermo.
Negli anni seguenti ritorna al mondo della pubblicità e del documentario, mentre altri progetti di lungometraggi non riusciranno ad arrivare sul grande schermo, come “Un posto al buio”, variazione in chiave noir di “Il fantasma dell’Opera”, film in produzione di Cristaldi che non vedrà la luce a causa del ritiro del produttore dopo l’iniziale insuccesso di “Nuovo cinema Paradiso”.

Inizia così una fervente produzione di documentari negli anni ’70, toccando temi che vanno dal fumetto come “Freud a fumetti”, dedicato a Guido Crepax che viene proiettato al Festival di Venezia del ’71, alla critica di certi aspetti della nostra società come “Di città si muore”, che analizza i problemi dell’eccessiva urbanizzazione. Realizzerà poi dei film “industriali” e “istituzionali” commissionati da grande aziende ed enti come Alfa Romeo, Enel, Italsider ed Istituto Luce.

All’inizio degli anni ottanta inizia una lunga collaborazione con la Rai che lo porterà a lavorare per i Servizi Speciali del TG2 e per Rai Educational. Segue anche un’attività editoriale per riviste come Men, Playmen, Charta e Nocturno e scriverà romanzi per lo più di genere “noir”.

Sulla sua avventura nel fantastico mondo del Cinema, lasciamo la parola allo stesso regista che così scrive nel sua “particolare” e toccante autobiografia “Attraverso lo schermo – Film visti e film fatti”: “Regista, regista. Ma se vogliamo chiamare le cose con il loro nome dovrei aggiungere: regista frustrato. Frustrato come un bambino a cui hanno rotto il giocattolo […] Ma la mia capacità di rapportarmi con i produttori, che non è mai stata granché, sembra ormai giunta in prossimità dello zero. Questo mi amareggia da parecchi anni; ma poi penso che la stessa sorte è toccata a Billy Wilder, che ha passato gli ultimi vent’anni della sua vita a cercare di fare film che nessun produttore era più disposto a fargli fare, e mi rendo conto che così va la vita e che fin troppo bene mi è andata”.

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