Per dar vita alle pagine dei fumetti noti ai molti fan, Ayer si è rivolto alla costumista Kate Hawley ed al hair e make up designer Alessandro Bertolazzi per creare l’aspetto stravagante di “Suicide Squad.” Dopo un’approfondita ricerca che ha fornito una straordinaria quantità di informazioni, grazie alla lunga storia della DC ed alla popolarità dei personaggi, la coppia ha chiuso i libri dei fumetti, spento il computer, e ha iniziato da zero.
Piuttosto che attenersi troppo al passato, i progettisti hanno preferito concentrarsi sulla prima direttiva di Ayer: niente costumi da supereroi, niente uomini in calzamaglia; mentre l’aspetto dei gangster e dei militari dovevano essere palesi. “David usa molto la frase ‘ricercare la realtà”, dice la Hawley, “che in pratica significava individuare quel dato personaggio nella realtà del nostro mondo e quindi apportare degli aggiustamenti. Il nostro lavoro è stato quello di estrapolare degli elementi, l’iconografia dei personaggi dei fumetti e applicarli nel nuovo mondo che andavamo a creare”.
In particolare, la Hawley sostiene che Ayer ha voluto l’ambiente del Joker e Harley Quinn “un posto molto colorato e pericoloso, pieno di gente stravagante, e il Joker è un gangster rock star, molto posato, ben vestito”. Il regista era interessato inoltre a mostrare i conflitti psicologici perpetuati dal Joker e Harley, anche attraverso il loro abbigliamento. Nella fattispecie, la Hawley afferma: “Nella scena del club dove Harley e il Joker giocano come il gatto col topo col destino della loro vittima che è chiara fin dall’inizio, c’è una bella danza tra Joker e Harley che accompagna quest’uomo al suo destino. Lui lo sa e anche loro lo sanno, ma il loro modo di fare è bello e brutto come l’inferno. L’intento di David è che Harley dove stupire e confondere. Così indossa un abito luccicante dorato e dei gioielli regalati dal Joker. Tutto questo bagliore è uno stratagemma utilizzato dal Joker”. Inoltre, aggiunge la Hawley, “Tutto deve avere un significato: emergono dei particolari nei primi piani che contribuiscono a dare una conoscenza più ampia del personaggio. Quindi appaiono vari piccoli dettagli importanti per i nostri personaggi che svelano qualcosa in più su di loro. Harley indossa una collana con su scritto ‘Harley ama Joker’, ed un anello con una iena e un teschio del Joker sul suo dito anulare. Anche il Joker indossa un anello simile a quello papale”.
Molti personaggi hanno dei particolari personalizzati. Per esempio, quando appare Deadshot – alias Floyd Lawton – nei flashback, indossa un cappotto retrò: l’idea è che indossa il cappotto di suo padre, un padre assente, proprio come Lawton ora imprigionato, distante da sua figlia. Più avanti nel film, appena Deadshot prende il suo posto come capo de facto della squadra, gli spettatori più attenti noteranno la scritta “Io sono la luce, la via” stampata sul suo costume. Un altro esempio è Katana, la cui giacca da biker ricorda i bōsōzoku, le bande di teppisti giapponesi motorizzati, con una toppa con scritto “Per Lui Piango”, un inno al suo defunto marito. Mette in mostra anche un tatuaggio sulla coscia che dice “La mia spada versa sangue”, un avvertimento ai suoi nemici sulla spada che forgia.
Un ulteriore elemento per il design dei costumi, rivela la Hawley, è stato il loro modo di arrangiarsi ed improvvisare un abbigliamento alla moda, perché, ad eccezione di Deadshot con stipendi da milioni di dollari, “non hanno a disposizione molti soldi. Così, Boomerang indossa un guanto in maglia metallica ricavato da un guanto da macellaio ed uno da baseball, per catturare i boomerang”.
Per le scene della prigione, tutti gli uomini indossano le loro uniformi di colore arancione, ma per Harley Quinn, la Hawley ed il suo team hanno visionato le immagini dei vari bracci delle prigioni di Los Angeles, dove i reclusi spesso ricavano le proprie uniformi da lenzuola strappate. La costumista si è documentata sul comportamento delle donne nei manicomi criminali, e ha scoperto che due donne nel XIX secolo scrivevano in maniera ossessiva ai loro cari. Una addirittura ha ricamato i suoi pensieri sulla divisa. Focalizzandosi sull’epoca attuale, la Hawley ha trovato ispirazione nella sfortunata coppia Sid Vicious e Nancy Spungen. “I due racchiudono il lato glamour e la violenza interna. Harley è una miscela di tutte queste donne. E’ una donna con una natura mercuriale”.
I realizzatori del film, tuttavia, hanno voluto ulteriormente dare libertà ai creatori di Harley. “In alcune situazioni ci siamo letteralmente ispirati alle pagine dei fumetti”, rivela la Hawley. “In uno dei fumetti Harley viene alimentata forzatamente nella prigione Belle Reve, e indossa delle mutandine rosse e blu. Abbiamo creato la stessa biancheria intima in omaggio al fumetto. E poi, quando incarna la dottoressa Harleen Quinzel, in camicetta rossa, gonna blu e giacca è la stessa del fumetto. Solo piccoli riferimenti ai conoscitori del genere”.
Rimanendo in linea con il desiderio di Ayer di mantenere le cose reali, il personaggio di Killer Croc è stato realizzato alla vecchia maniera, piuttosto che al computer. “Sono un sostenitore della vecchia scuola di cinematografia”, dice il regista, “perciò Killer Croc nasce dagli effetti del trucco sull’attore. E’ un personaggio atavico terrificante, ma che cela un cuore ed un’anima; incute quasi tenerezza. Penso che il pubblico si avvicinerà molto a lui. E’ un gigante buono … che a volte però mangia le persone”.
Per realizzare il desiderio di Ayer, Akinnuoye-Agbaje ha trascorso mesi a posare per il team di artisti protesici. Alla fine, la sua formazione fisica è diventata una necessità assoluta: cinque ore di trucco seguite da 13 ore giornaliere passate con indosso 5 centimetri di gommapiuma, protesi facciali, una felpa con cappuccio, e una giacca di coccodrillo leopardato del peso di circa 18 chili, e che ha assorbito altri 4 chili di acqua durante le riprese sotto la pioggia.
Un altro aspetto particolare è quello di Diablo, con la sua collezione di tatuaggi. Per ricoprire la maggior parte del suo corpo visibile, così come la sua faccia, Bertolazzi e Ayer si sono consultati con il tatuatore Rob Coutts per illustrare ciò che simboleggiava l’intera vita di Diablo – dai giorni in cui era un membro di una banda violenta, alla sua vita familiare. Tuttavia, i tatuaggi non erano una particolarità esclusiva di Diablo. Insieme alle parrucche ed al trucco colorato e creativo adattato a ciascuno dei personaggi, Coutts ha offerto la sua consulenza per i tatuaggi della maggior parte dei protagonisti – membri della Squad e militari – tra cui Deadshot, Incantatrice, Harley Quinn, il Joker, GQ e molti altri.
Naturalmente, una squadra come la Suicide Squad sarebbe incompleta ed inefficace senza le proprie armi. Per questo Ayer ha reclutato il prop master Dan Sissons per ottenere un aspetto che fosse attinente al materiale originale, ma altrettanto nuovo per il film. Cosa non facile. “Ci sono personaggi incredibili, una storia ricca, costumi sorprendenti, e ho ritenuto importante rispettare l’IP, perché i tanti appassionati del genere conoscono i dettagli di questo mondo molto meglio di me”, dice Ayer. “Ma allo stesso tempo desideravo arricchirli per il grande schermo. Perciò abbiamo creato degli oggetti di scena sorprendenti, come la piccola auto sportiva del Joker, i magnum da polso ed il fucile di precisione di Deadshot, la pistola d’oro di Harley, la spada Soultaker di Katana, e le corde di Slipknot”.
Ancora più sorprendente è il fatto che molti degli oggetti di scena sono funzionanti. “C’è voluto molto lavoro. E’ stato un percorso incredibile”, afferma il regista.
Come per il design dei costumi, molti oggetti mostrano piccoli dettagli visibili o meno agli spettatori, ma che contribuiscono a dare informazioni sui personaggi. I fan conoscono bene la mazza da baseball di Harley Quinn, ma uno degli oggetti più impressivi è la sua pistola. Nera con rifiniture d’oro, ha piccoli dettagli incisi come “amore” e “odio” che si alternano sul cilindro, e piccoli diamanti incastonati dappertutto, oltre le sue iniziali ‘HQ’ incise.
Naturalmente, il cast ha dovuto allenarsi per utilizzare le varie armi di cui i loro personaggi sono dotati, e per eseguire le numerose acrobazie richieste dalla storia. Per raggiungere i risultati finali, si sono sottoposti a diete alimentari e duri allenamenti, mesi prima che iniziassero le riprese principali. E’ stato impegnativo, ma gli attori erano determinati a guadagnarsi il loro posto nella squadra. “Come regista, il risultato che cerco è il raggiungimento dell’attinenza con la realtà”, dice Ayer. “Per me, era importantissimo popolare quel mondo con degli attori che eseguissero le scene d’azione per davvero, senza metterli a rischio. Il nostro cast si è sottoposto ad allenamenti di lotta, arti marziali, tiro; così una volta sul set, sono stati in grado di eseguire le proprie acrobazie, rendendo il tutto reale e credibile”.
Per portare avanti questo obiettivo, una volta riuniti gli attori per le prove, Ayer ha chiamato Pieter Vodden della Gym Jones, che in precedenza ha allenato individualmente i membri del cast. Vodden ha allestito una palestra per proseguire la loro formazione nelle settimane precedenti le riprese. Sorprendentemente, la trasformazione degli attori ha creato un effetto a catena tra i membri del team, e alla fine c’erano dalle 35 alle 45 persone che si allenavano durante le riprese. Raggiunte le perfette condizioni fisiche, il compito più difficile per il cast era imparare le mosse dei combattimenti e l’uso delle armi. Il Supervisione degli stunt ed il direttore dell’unità d’azione Guy Norris ha assemblato un team formato dal famoso coreografo Richard Norton ed il rinomato allenatore di arti marziali Richard Mesquita, per impartire a ciascun attore l’abilità o la caratteristica del proprio personaggio. “La squadra ha fatto un ottimo lavoro assicurandosi che tutti i personaggi acquisissero delle tecniche di lotta individuali”, dice Norris. “La trasformazione di Will è stata notevole. C’era un’intera sequenza notturna in cui Will non ha fatto altro che sparare, ricaricare, sbloccare la pistola, facendo tutto nel migliore dei modi, come se non avesse fatto altro tutta la vita. E’ stato raggiunto un notevole livello di autenticità”.
“Per Katana, la spadaccina giapponese, abbiamo mantenuto le mosse classiche”, continua Norris. “Invece con la Harley, un personaggio folle, è stato uno spasso vederla maneggiare la sua mazza da baseball. Le armi di cui dispone Boomerang ovviamente sono dei boomerang. Per Croc, abbiamo dovuto pensare a qualcosa di nuovo, perché, non avevamo idea di come potesse combattere un mezzo uomo e mezzo coccodrillo. In definitiva abbiamo avuto la possibilità di fare cose davvero interessanti”.
Per ogni membro del cast, il processo è stato parte integrante della totale personificazione del personaggio. “Far sì che i propri attori eseguano il maggior numero di acrobazie, è il modo migliore non solo per i realizzatori di catturare l’azione sullo schermo, ma anche, credo, un’occasione per l’attore stesso di calarsi effettivamente nel ruolo”, aggiunge il produttore Richard Suckle. “Un esempio perfetto per me è stato il giorno in cui abbiamo girato la scena in cui Harley è in ascensore durante la salita al Federal Building. Ricordo di aver guardato il monitor ed aver pensato: ‘Dove sono i cavi? Devono esserci da qualche parte; hanno fatto un lavoro incredibile per nasconderli’. Solo alla terza ripresa ho capito che non c’erano cavi. Margot stava effettivamente eseguendo quei movimenti. Stava letteralmente camminando dentro l’ascensore a testa in giù, e lo ha fatto più e più volte”.
I fan apprezzeranno soprattutto le mosse uniche di Killer Croc, interpretate per la prima volta sullo schermo da Adewale Akinnuoye-Agbaje. Per prepararsi al ruolo, e in aggiunta al suo allenamento fisico, l’attore si è recato agli Everglades a Fort Lauderdale, dove ci sono dei grandi alligatori, e ha filmato i loro movimenti e l’attacco alla preda. In seguito ha incorporato questi movimenti nel suo personaggio. “Killer Croc”, dice Akinnuoye-Agbaje, “si muove come se camminasse sempre nell’acqua: è sinuoso, non cammina dritto. Abbiamo inoltre definito questa tecnica ‘roll croc’: quando un coccodrillo o un alligatore cattura la sua preda, il rettile tira fuori la sua mascella con una torsione, particolarità che abbiamo incorporato nella tecnica di combattimento di Croc. Poi c’è il ‘croc sandwich’, quando colpisce con i pugni e poi stacca la testa”.
Il cammino verso la verosimiglianza non si è fermata lì per Ayer. “Di fronte all’universo immaginario di DC, il mio Modus Operandi è stato quello di inserirlo nel mondo reale. Prendiamo ad esempio il personaggio di Rick Flag, che è un ufficiale di carriera dell’esercito delle Forze Speciali. Con chi si interfaccia solitamente? Con membri della commissione delle Forze Speciali, con Navy Seals, con SOCOM [United States Special Operations Command]. L’idea di far collaborare la Suicide Squad – questo gruppo di supercriminali – con i Navy SEALs e poi inviarli in missione, è una novità secondo me, ed è anche un ottimo modo per aggiungere un’incredibile legittimità a questo mondo”. Ayer, che è stato un sommergibilista prima di diventare un regista, ha invitato i militari con i quali aveva lavorato in passato sui film precedenti, tra cui Kevin Vance, che è stato sia consigliere militare del film che attore in un ruolo non protagonista. Vance ha portato con sé l’ esperto d’assalto Nate Brown, e l’esperto di armi Tyler Grey, tra gli altri, che si sono cimentati a loro volta in ruoli di supporto.
“Dave ama l’autenticità”, riconosce Vance. “Purtroppo, molti attori, anche se pieni di talento, semplicemente non hanno il tempo di approfondire ogni aspetto dell’utilizzo delle armi per sembrare veramente credibili. Nella maggior parte dei film, emerge l’inesperienza della vita nelle forze armate. E quando si tratta di scontri a fuoco, ci sono alcune cose che non sono disinvolte per la mancanza di memoria muscolare, e Dave sa che il pubblico se ne accorgerebbe velocemente. “Dave si sforza di darci il tempo necessario per preparare un attore”, continua. “Non solo riguardo le competenze meccaniche, ma per costruire quella memoria muscolare necessaria all’azione che l’attore deve effettuare. Lavoriamo duramente durante la pre-produzione, e continuiamo a provare durante le riprese stesse per ottenere la resa migliore. E siamo noi stessi ad inserire le particolarità militari nel film, per fornire l’elemento ‘reale’ – di fatto per dare credibilità alle sequenze degli scontri a fuoco. E Dave sa che così facendo ottiene una duplice finalità: per le coreografie delle scene quotidiane, e per creare delle alternative – ed essere a portata di mano per gli attori nei movimenti, nelle azioni e negli adattamenti di scena”.
Una volta che Vance e la sua squadra sono entrati nel progetto, il cast si è sottoposto ad un allenamento full immersion poco prima delle riprese. “Nella pre-produzione, abbiamo iniziato con il funzionamento di base delle armi”, aggiunge, “ed una volta dimostrate le loro conoscenze ed abilità fondamentali, ci siamo dedicati agli aspetti psicologici della guerra – atteggiamento mentale, reazione contro la risposta, ed esempi storici del guerriero”.
Alla fine, gli attori sono stati portati in un impianto di imballaggio carni vuoto, dove si sono sottoposti al combattimento ravvicinato. E’ stato loro insegnato come fluire attraverso una struttura e affrontare vari scenari. “Quando abbiamo percepito che erano in grado di controllare l’esercizio, abbiamo aggiunto pressione e messo alla prova il loro processo decisionale, aggiungendo altresì l’elemento della fatica”, dice Vance. “Abbiamo esposto i loro processi, mostrando la pochezza delle loro esibizioni, come fanno i professionisti nelle loro fasi iniziali, ed insegnato loro come rimanere concentrati sul punto, mettersi al sicuro, a guardarsi le spalle l’un l’altro, continuando ad essere presenti. Questo ha forgiato le loro competenze e, soprattutto, li ha uniti. La loro dedizione li ha ripagati. Spero che il pubblico apprezzi il loro duro lavoro; immagino che i nostri ex colleghi lo faranno”. Essendo il cast in grado di eseguire la maggior parte delle proprie acrobazie, i realizzatori sono riusciti a ridurre la necessità di controfigure, che ha fatto risparmiare un’enorme quantità di tempo. “Volevamo riprendere l’attore frontalmente, non la controfigura da dietro”, dice Norris. “Avendo la produzione investito così tanto tempo nella preparazione, si possono contare sulle dita di una mano le volte che abbiamo dovuto usare delle controfigure in una sequenza. Questo cambia totalmente i termini, perché il regista può piazzare la telecamera dove preferisce per riprendere le coreografie, non dovendo tagliare tutto il tempo che intercorre tra un attore e la sua controfigura”.
L’allenamento fisico era cruciale, ma Ayer, come fa spesso, ha messo i suoi attori in una specie di “boot camp”, al fine di formare appieno questa banda di criminali che, come Deadshot giustamente definisce, sono stati etichettati come tali semplicemente per essersi trovati nella squadra sbagliata. Il gruppo ha trascorso più di quattro settimane insieme facendo una sorta di “terapia di gruppo”, leggendo la sceneggiatura e scavando in profondità i personaggi, oltre che in sé stessi.
“Quando ci siamo immersi in questi personaggi”, ricorda Smith, “si è trattato di capire perché la loro bassa autostima li abbia costretti alla vita che hanno scelto. E da qui si è sollevata la questione: cosa è che rende cattiva un persona? E David si sofferma sull’idea che questo film non tratta del bene contro il male, ma del cattivo contro il male”. E come rivela il film stesso, definire chi è cattivo, e chi è malvagio, spesso è una questione di prospettiva.
La Robbie era ansiosa di sperimentare i metodi poco ortodossi del regista, e ammette di essere stata un po’ ingenua in un primo momento. “Mi avevano avvertita che quando si lavora con David ci si cala totalmente nel personaggio. A volte può sembrare scomodo; bisogna allenarsi duramente, ed andare al di là di quello che si fa normalmente. Ho pensato che fosse la cosa più divertente del mondo! Ero pronta a farlo!. Ma dopo che abbiamo iniziato, ci sono stati momenti in cui non ero più sicura di farcela. Ancora, bisogna crederci, e alla fine ne siamo usciti come un gruppo molto affiatato ed unito. E la stessa cosa è stata per il mio rapporto con David. Ne vieni fuori solo fidandoti ciecamente, cosa che non ho mai trovato in nessun altro rapporto di lavoro. Ora potrei fare qualsiasi cosa in una scena se me lo chiedesse”.