Al cinema dal 21 marzo, Il professore e il pazzo. Un film che dal titolo sembra il remake di un classico di Jerry Lewis d’annata, ma che in realtà intreccia generi multipli in un racconto avvincente e indimenticabile su due uomini straordinari che, attraverso un’improbabile amicizia e contro temibili avversari, hanno scalato una delle vette più alte della ricerca accademica, accompagnandoci nell’era moderna. Drammi, omicidi, tradimenti, storie d’amore, Il professore e il pazzo è scritto e diretto da P.B. Shemran ed è basato sul romanzo di Simon Winchester.
Il film è la storia vera del Professor James Murray (Mel Gibson) al quale viene affidata la redazione del primo dizionario al mondo che racchiuda tutte le parole di lingua inglese. Per far ciò il Professore avrà l’idea di coinvolgere la gente comune invitandola a mandare via posta il maggior numero di parole possibili. Arrivato però ad un punto morto, riceve la lettera di William Chester (Sean Penn) un ex professore ricoverato in un manicomio perché giudicato malato di mente. Le migliaia di parole che il Dr. Chester sta mandando via posta sono talmente fondamentali per la compilazione del dizionario che i due formeranno un’insolita alleanza che si trasformerà in una splendida amicizia.
“Quando Mel Gibson mi ha chiesto di adattare il libro di Winchester, mi sono sentito al contempo euforico e scoraggiato. È la storia più complessa, elettrizzante ed emozionante che abbia mai letto. E mentre stavo scrivendo la sceneggiatura, un pensiero si è fatto strada in me. Ai notiziari si parlava di Google che stava lanciando il suo progetto “moon shot”, quello di scansionare su Internet ogni libro esistente. Apple stava rilasciando il suo ultimo iPhone, un dispositivo tascabile che contiene tutte le informazioni del mondo. Facebook ci connetteva con ogni persona che noi avessi mai conosciuto. E Wikipedia ci chiedeva, a noi utenti comuni, di contribuire a creare (in gergo tecnico “crowdsourcing”) l’enciclopedia più completa mai concepita prima”, dice il regista Shemran. “Ciò che avevo di fronte a me – prosegue il regista – era una storia intensa e molto contemporanea, come The Social Network e The Imitation Game. Le speranze, le ambizioni e le lotte del Professore e del suo collaboratore pazzo non hanno solo una sorprendente somiglianza con quelle di Zuckerberg, Jobs e Gates, ma sono quasi un loro presagio. Non è un film d’epoca, è un film completamente attuale che sembra essere ambientato in un periodo precedente, e deve essere raccontato proprio in questo modo. Il pubblico lo percepirà come molto recente, dal punto di vista del look, delle riprese, delle scenografie e delle performance dei singoli attori.
Il tema del progresso si sviluppa in un’immagine ricorrente nel film: la transizione dall’oscurità alla luce. Dove la pazzia è oscurità e la sanità mentale è luce. L’ignoranza e il caos sono oscurità e la conoscenza e l’ordine sono luce. Omicidio e punizione sono oscurità e perdono e redenzione sono luce. Il film giocherà su questa metafora per la sua illuminazione, così che quando i personaggi sembrano essere nei momenti più bui, vengono visualizzati visivamente solo piccoli accenni di luce. Le transizioni della storia, dagli zoom ravvicinati sulle scritte e le pagine dei libri, fino alle panoramiche sulle grandi facciate di Oxford, sono create da singole inquadrature, a volte anche da singole sequenze. Il risultato finale è un film che sembra al contempo incredibilmente intimo e straordinariamente grandioso.
Nel cast oltre i due protagonisti anche Natalie Dormer, nota per il ruolo di Anna Bolena nella serie televisiva I Tudors, per quello di Margaery Tyrell nella serie televisiva Il Trono di Spade e per il ruolo di Cressida nei film Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte 1 e Parte 2.