Amici per la pelle, Antonio e Agostino crescono insieme in un piccolo paesino siciliano incastrato tra le montagne, sognando una vita diversa, altrove. Oggi, trentenni, entrambi vivono all’estero, ma non si vedono né si sentono da anni. Quando Antonio s
copre che la sua casa natia, abbandonata da molto tempo, deve essere venduta all’asta, decide di partire per incontrare Agostino, il suo amico d’infanzia, con l’intento di coinvolgerlo. Le loro vite, però, sono cambiate profondamente. Vecchi conflitti e nuove rivelazioni li accompagnano attraverso l’Europa in un viaggio sulle ruote di un tir, alla riscoperta dei ricordi, dei segreti, dei propri sogni.
Al cinema dal 26 settembre ‘Drive me home’, una storia di amicizia intima e universale di due trentenni che dopo tanto viaggiare decidono di affrontare il passato dal quale sono fuggiti per ritornare alle proprie origini, verso un approdo inaspettato.
‘Drive me Home’ racconta la storia di due amici per la pelle che si ritrovano dopo anni di silenzio e incomunicabilità. Sono giovani emigranti, insoddisfatti del posto in cui sono nati e cresciuti e per questo hanno scelto di vivere “altrove”. “Rispetto all’emigrazione alla quale assistiamo oggi – afferma il regista alla sua opera prima, Simone Catania – relativa ai paesi extra europei, i miei protagonisti Antonio (Vinicio Marchioni) e Agostino (Marco D’Amore) sono italiani, profondamente soli e, come tanti, hanno l’inevitabile desiderio di appartenere a una cultura diversa dalla propria. Sono anime perse alla ricerca di un’ancora di salvezza, di un valore che la nostra generazione fa fatica a riconoscere: quello delle proprie origini. Oggi più che mai, la mia generazione sta vivendo una grave crisi d’identità. Noi raccogliamo i risultati dell’affermazione della società neoliberista, l’epoca del benessere e della competitività che ha portato alla distruzione dei legami sociali. Con questo film ho cercato di raccogliere quel sentimento che mi appartiene e ho cercato di esprimerlo attraverso due ragazzi che devono prendere atto della propria crisi identitaria. Antonio e Agostino si ritrovano diversi, totalmente cambiati. Il viaggio a stretto contatto li porta inevitabilmente al confronto, sono uomini soli, come lupi si annusano, sospettosi, hanno quasi paura l’uno dell’altro, del pregiudizio. Si esplorano di nuovo cercando di capire o di carpire se l’altro ha trovato una nuova “casa”. Attraverso un viaggio ho cercato di raccontare il sentimento di molti ragazzi che hanno scelto di vivere all’estero ma che vorrebbero tornare. “Drive me Home” vuole dunque far riflettere sul mondo contemporaneo, sul significato della parola “casa”, sul valore di un ritorno, su quello che può sembrare l’ancora di salvezza per il futuro: “la terra”. Un film a suo modo militante di recupero delle origini, della terra e dell’identità non solo individuale ma anche collettiva”.
foto di Giulia Manelli