Barbie ‘fuori dalla scatola’

Singing in the Rain. Il Mago di Oz. Matrix. The Truman Show. 2001: Odissea nello spazio. Se qualcuno chiedesse ad uno spettatore occasionale quale sia l’anello di congiunzione tra questi caposaldi del cinema, è improbabile che la risposta sia “sono stati tutti fonte d’ispirazione per il film di Barbie”.Il nuovo e attesissimo film di Greta Gerwig, basato sulla celeberrima bambola Mattel, è una commedia; è un musical; è una satira autoironica sul consumismo; è una continua citazione al cinema popolare e non; è un’attenta disamina socio-culturale sul valore della donna in una società secolarmente patriarcale; è una presa di coscienza sull’ineffabilità dell’esistenza; è un testamento al potere trasversale e all’immortalità delle idee. “Barbie” come film è proprio come il giocattolo che deve rappresentare: può potenzialmente ricoprire qualsiasi ruolo e lo fa; è un ricettacolo delle aspirazioni, delle paure, o più semplicemente dell’anima del bambino che gioca con lei, che nel caso del film è l’anima cinefila, postmoderna e dichiaratamente femminista della regista di Lady Bird e Piccole Donne.


La Barbie protagonista del film, interpretata da Margot Robbie, è letteralmente la Barbie stereotipo per eccellenza. Barbie vive insieme alle altre Barbie, tutte con lo stesso nome ma con fisionomie, etnie ed occupazioni diverse, nella terra plasticosa e kitsch di “Barbieland”, ovviamente. Le giornate trascorrono tranquille fino a che Barbie Stereotipo non inizia ad avere improvvisi ed insistenti pensieri di morte. Il suo corpo inizia così a diventare sempre più “reale”; i piedi prendono una posizione più umana e sulle sue gambe spunta la cellulite. Decisa a capire cosa le stia succedendo e a ristabilire l’equilibrio dell’utopica Barbieland, Barbie, diventata un’anomalia del sistema come se fosse Neo di Matrix, sceglie quindi di intraprendere un viaggio nel mondo reale alla ricerca della fonte di questi cambiamenti, accompagnata naturalmente dal mascolino e svampito Ken, interpretato da un Ryan Gosling più che in forma.
L’idea di un personaggio ideale che si ritrova a fare i conti con l’imperfezione del mondo reale, un po’ sulla falsariga di “Come d’Incanto” della Disney, viene appaiata ad una scrittura mordace e da un senso dell’umorismo apertamente indirizzato soprattutto agli adulti. Molto presto però, la storia diventa qualcosa di più. Barbie affronta un vero e proprio viaggio esistenziale che culmina letteralmente in un’illuminazione divina, mentre Ken tenta di importare a Barbieland le dinamiche del patriarcato, scontento per essere sempre visto solo come un’estensione di Barbie. Ken si confronta con una società in cui sono gli uomini a comandare; Barbie si confronta con un mondo pieno di imperfezioni eppure stranamente bello. C’è un continuo gioco di scambi, dove Barbieland ed il mondo reale continuano ad influenzarsi a vicenda.
Siccome però non ci sono delle vere e proprie regole sensate che governano i due mondi ed il loro rapporto, Barbie è un film che vive e muore di metatesto e che dà il meglio di sé quando è perfettamente conscio delle sue debolezze. Anzi, spesso le falle logiche sono usate per creare una nuova possibilità comica, tanto che alla domanda su quale sia la natura di Barbieland, gli stessi executive della Mattel rispondono con un lapidario “Sì”.
Barbie ha molto più in comune con “The Lego Movie” di Phil Lord e Chris Miller che con molte delle sue ispirazioni dichiarate, tanto che è simpatico notare come Will Ferrel interpreti ancora una volta un chairman caricaturale in un film che in sostanza è un lungo product placement di due ore. Barbie è un film molto più aggressivo nei confronti della propria casa di produzione e riguardo l’ideale irraggiungibile a cui la società ha associato la bambola, ma non è mai cinico fino in fondo. Non morde davvero la mano che lo nutre, perché è troppo impegnato ad essere surreale e a far divertire il suo pubblico, riuscendoci egregiamente (forse proprio riprendendo un po’ il tipo di scrittura vispa e auto-citazionista di Lord e Miller).

Ci sono moltissime situazioni in cui si ride di gusto anche solo per l’audacia con cui il film sfoggia la sua anima camp come fosse una medaglia, che ovviamente non verranno spoilerate qui.
Barbie è un film destinato a fare breccia nel cuore del grande pubblico. È un progetto rimasto in un limbo di produzione per più di dieci anni che nel mondo odierno avrebbe fallito se non ci fossero state a sorreggerlo due star così carismatiche come protagonisti ed una regista dalla visione così chiara. Non è intelligente quanto si può credere ed è didascalico nell’esporre le sue considerazioni su tutto lo scibile umano, ma non cerca neanche di nasconderlo. È un’esperienza esilarante, di frequente profonda e sempre divertente da seguire. Il lato emotivo viene completamente soddisfatto. La parabola femminista culmina in uno splendido monologo sulle responsabilità della donna interpretato da America Ferrera, mentre l’esistenzialismo rimane sempre in bilico sul filo dell’ironia. Barbie è popolare e alto; unisce molte fonti d’ispirazione in modo sgraziato ma sentito. È la miglior trasposizione possibile in un film su un paradosso a forma di bambola.

BARBIE

Warner Bros. Pictures presenta una produzione Heyday Films, una produzione LuckyChap Entertainment, una produzione NB/GG Pictures, una produzione Mattel. Insieme ai protagonisti nel cast anche America Ferrera (“End of Watch – Tolleranza zero”, i film “Dragon Trainer”), Kate McKinnon (“Bombshell – La voce dello scandalo”, “Yesterday”), Issa Rae (“The Photograph – Gli scatti di mia madre”, “Insecure”), Rhea Perlman (“Nei miei sogni”, “Matilda 6 Mitica”). Fanno parte del cast del film anche Michael Cera (“Scott Pilgrim vs. the World”, “Juno”), Ariana Greenblatt (“Avengers: Infinity War”, “65 – Fuga dalla Terra”), Ana Cruz Kayne (“Piccole donne”), Emma Mackey (“Emily”, la serie TV “Sex Education”), Hari Nef (“Assassination Nation”, “Transparent”), Alexandra Shipp (i film “X-Men” ), Kingsley Ben-Adir (“Quella notte a Miami”, “Peaky Blinders”), Simu Liu (“Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli”), Ncuti Gatwa (“Sex Education”), Scott Evans (la serie TV “Grace e Frankie”), Jamie Demetriou (“Crudelia”), Connor Swindells (“Sex Education”, “Emma.”), Sharon Rooney (“Dumbo”, “Jerk”), Nicola Coughlan (“Bridgerton”, “Derry Girls”), Ritu Arya (“The Umbrella Academy”), la cantautrice vincitrice del Grammy Dua Lipa e il premio Oscar® Helen Mirren (“The Queen – La Regina”).
‘Barbie’ è diretto da Greta Gerwig che ha curato la sceneggiatura del film insieme al candidato all’Oscar® Noah Baumbach (“Storia di un matrimonio”, “Il calamaro e la balena”). Basato su ‘Barbie’ di Mattel. I produttori del film sono il candidato all’Oscar®, David Heyman (“Storia di un matrimonio”, “Gravity”), Margot Robbie, Tom Ackerley e Robbie Brenner con Gerwig, Baumbach, Ynon Kreiz, Richard Dickson, Michael Sharp, Josey McNamara, Courtenay Valenti, Toby Emmerich e Cate Adams nel ruolo di Produttori Esecutivi.
Il team creativo che ha lavorato dietro la macchina da presa con Greta Gerwig è composto dal direttore della fotografia candidato all’Oscar®, Rodrigo Prieto (“The Irishman”, “Silence”, “I segreti di Brokeback Mountain”), la scenografa sei volte nominata all’Oscar®, Sarah Greenwood (“La bella e la bestia”, “Anna Karenina”), il montatore Nick Houy (“Piccole donne”, “Lady Bird”), la costumista premio Oscar®, Jacqueline Durran (“Piccole donne”, “Anna Karenina”), il supervisore agli effetti visivi Glen Pratt (“Paddington 2”, “La bella e la bestia”), il supervisore musicale George Drakoulias (“Rumore Bianco”, “Storia di un matrimonio”) con le musiche dei vincitori del Premio Oscar® Mark Ronson e Andrew Wyatt (“A Star Is Born”).

Il film è nelle sale cinematografiche italiane dal 20 luglio 2023, distribuito da Warner Bros. Pictures.

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