Wolverine abita al Reuma Park.

James Mangold, il visionario scrittore-regista, realizza il capitolo definitivo della saga cinematografica di uno dei più grandi eroi dei fumetti: LOGAN. Hugh Jackman riprenderà il suo iconico ruolo di Wolverine per un’ultima volta in una storia a se stante, potentemente drammatica, cruda, di sacrificio e redenzione.

In questo spin off i mutanti sono spariti, o quasi. Un Logan isolato e scoraggiato sta affogando le sue giornate in un nascondiglio in un remoto angolo del confine con il Messico, racimolando qualche dollaro come autista a pagamento. I suoi compagni d’esilio sono l’emarginato Calibano e un Professor X ormai malato, la cui mente prodigiosa è afflitta da crisi epilettiche sempre peggiori. I tre sono ‘nascosti’ in una sorta di “Reuma park”, per citare i nostri Aldo Giovanni e Giacomo, dove lontano dalle città possono evitare di “far danni”.

Ma i tentativi di Logan di nascondersi dal mondo e dalla sua eredità finiscono bruscamente quando una misteriosa donna arriva con una pressante richiesta: Logan deve scortare una straordinaria ragazzina e portarla al sicuro. Presto Logan dovrà sfoderare gli artigli per affrontare forze oscure e nemici emersi dal suo passato in una missione di vita o di morte che porterà il vecchio guerriero su un sentiero dove compirà il suo destino.

Al fianco di Hugh Jackman Patrick Stewart, Stephen Merchant, Richard E. Grant e l’esordiente Dafne Keen. Il film è prodotto da Hutch Parker, Simon Kinberg e Lauren Shuler Donner e distribuito dalla 20th Century Fox. LOGAN uscirà nei cinema di tutto il mondo il 3 Marzo, in anteprima in Italia il 1 marzo 2017.

logan 0Hugh Jackman ha dato vita, con grande energia, al mutante conosciuto come Wolverine, per la prima volta nel lontano 2000 nel blockbuster che ha lanciato la moderna visione dei cinecomics: X-Men diretto da Bryan Singer. Da allora, l’acclamato attore australiano, ha vestito per 10 volte sul grande schermo, i panni del mutante più famoso del mondo, un record. Ma questa volta, con LOGAN, Jackman ha avuto la possibilità di realizzare qualcosa di veramente speciale per mettere a riposo il suo longevo alter ego cinematografico.

“Volevamo qualcosa che si sentisse fosse molto diverso, molto nuovo e, in ultima analisi, molto umano – dice Jackman -. Perché mi sembra che la forza degli X-Men e quella di Wolverine sia più nella loro umanità piuttosto che nei superpoteri. Nell’esplorare questo personaggio per l’ultima volta, ho voluto arrivare al cuore di qualcuno che era più umano di quello che i suoi artigli potrebbero far pensare”.

logan2Fin dall’inizio Jackman ha sempre avuto il dono di trovare l’umanità di Logan sotto il suo aspetto esteriore rude e profondamente segnato, ma grazie alle sue sfumature e alla sua recitazione molto toccante, l’attore ha dato al personaggio un aspetto a tutto tondo; quello che era una mastica sigari assolutamente solitario, ora è un fedelissimo compagno d’armi disposto a sacrificare tutto per ciò in cui crede.

Naturalmente Jackman insieme al coautore, e regista, James Mangold avevano già portato il personaggio di LOGAN verso nuovi luoghi lontani con il precedente episodio in solitario dell’eroe: Wolverine – L’immortale del 2013. Quel film, tratto da una pietra miliare del percorso fumettistico, la miniserie del 1980 di Chris Claremont e Frank Miller, era soffuso dello spirito dei film noir giapponesi e di quelli di samurai, così come dei western americani. Lì Logan veniva strappato dal suo esilio volontario solo per essere trascinato in un gorgo di violenza e intrighi in Giappone. Il film ha ricevuto elogi dalla critica per la sua profonda analisi del tumulto interiore di Logan, piuttosto che fare affidamento solamente su scene d’azione o sequenze mozzafiato.

Anche prima di intraprendere il progetto, Jackman e Mangold avevano capito che la storia doveva essere lontana dall’affollata continuty del più grande e inebriante franchise degli X-Men. “Entrambi volevamo un film che fosse a se stante”, sostiene Jackman. “Questo è molto più realistico di tutto quello che abbiamo fatto prima nel franchise degli X-Men e forse anche di tutti gli altri comicmovies. E’ molto più umano”.

In particolare Mangold, che ha scritto la sceneggiatura di LOGAN insieme con il cosceneggiatore di Wolverine – L’immortale Scott Frank (La preda perfetta) e Michael Green (Alien: Covenant), si sono organizzati per creare una storia incentrata sui personaggi che si focalizzasse su Logan, Xavier e Laura mentre cercano di farsi strada attraverso un territorio ormai inaridito. “Ho avuto questo tipo di strana visione nella mia testa: fare un road-movie con questi personaggi, ma questo avrebbe potuto quasi intrappolarmi come regista – dice Mangold -. Metterli in una macchina e costringerli su un’autostrada mi avrebbe legato le mani. Non potevamo fare nulla che prevedesse mondi in collisione o invasioni aliene se volevamo che il film si muovesse autonomamente su un livello più intimo”.

Un altro aspetto importante per Mangold, che ha sempre visto Logan come una sorta di discendente spirituale dei grandi eroi western, come il Josey Wales di Clint Eastwood (Il texano dagli occhi di ghiaccio) o lo Shane di Alan Ladd (Il cavaliere della valle solitaria), era liberarsi dell’invincibilità di Wolverine, per renderlo più vulnerabile ed esposto. “L’idea di questo film era quello di trovarlo in uno stato in cui la sua capacità di guarigione è estremamente diminuita – spiega Mangold -. “Anche la sua forza è diminuita e sta attraversando un periodo oscuro sia mentalmente che fisicamente”.

loganAnche se LOGAN si colloca più di 50 anni dopo gli eventi narrati in X-Men – Giorni di un futuro passato (2014), si tratta essenzialmente più di un racconto a se stante strutturato come un intimo viaggio familiare, seppur imbottito di rischiose scene d’azione, piuttosto che della solita storia di fantascienza con esplosioni mirabolanti. “Abbiamo voluto fare un’uscita col botto!” -spiega Mangold- “Ma il punto è: una volta che hai visto città e pianeti distrutti, per stupire devi basarti sul contrasto, non puoi semplicemente fare esplosioni più grosse”.

Quando il film inizia Logan è in uno stato vulnerabile e ammaccato; la maledizione della sua immortalità gli pesa sulle spalle mentre si prende cura di un Charles Xavier (Patrick Stewart) indebolito, nascosti in una fonderia abbandonata ai margini di un campo petrolifero esaurito. Vengono raggiunti lì da un terzo mutante, Calibano (Stephen Merchant, il cocreatore di “The Office”, la serie TV) che cerca rifugio nell’anonimato in un momento in cui il mondo crede che i mutanti siano ormai storia.

Ma i giorni delle bevute solitarie di Logan sono interrotti quando si ritrova, suo malgrado, ad essere il riluttante custode di una giovane ragazza, Laura (l’esordiente Dafne Keen), che ha poteri molto simili ai suoi: dalle sue mani, come anche dai piedi, escono gli stessi artigli di adamantio che ha Wolverine. Non che lui sia esattamente ansioso di accettare questa nuova responsabilità, ormai è troppo stanco per fare l’eroe ancora una volta.

logan-hugh-jackman“Lui non vuole aiutare nessuno. Assolutamente.” -dice Jackman- “Non vuole avere niente a che fare con questa storia. E’ molto lontano il tempo in cui rispondeva alle richieste e alle grida di aiuto della gente. In sostanza è giunto alla conclusione che in genere quando aiuta qualcuno, le cose finiscono per andare peggio. Le persone che ama finiscono per farsi male, e se si avvicina troppo, o se ci prova con troppa convinzione, tutto finisce con il dolore, con qualche perdita e distruzione.”

Con il compito di proteggerla dal micidiale criminale cibernetico Donald Pierce (Boyd Holbrook), Logan e il Professor X decidono di attraversare un territorio ostile per trasportare Laura in un posto chiamato Eden, dove si dice che i giovani mutanti possano godere di rifugio sicuro. Ma Pierce e il suo temibile esercito di cyborg, i Reavers, sono determinati a riportare la ragazza sotto la custodia del Dr. Zander Rice (Richard E. Grant), il sinistro genetista che si cela dietro la Alkali, che attiva mutazioni genetiche attraverso una serie di esperimenti disumani, nella speranza di creare un super-soldato bambino.

“E’ un sociopatico che non ha emozioni o sentimenti per i mutanti che crea.” -dice Grant- “Vede gli esseri umani come qualcosa da clonare. Ha un approccio molto scientifico e intellettuale su tutto, ma non ha alcun reale coinvolgimento emotivo di sorta.”
Con le enormi capacità fisiche di Wolverine compromesse dall’età e dall’invecchiamento, la loro instancabile ricerca dei fuggiaschi richiederà un enorme e sanguinoso pedaggio.

Per Stewart: “L’aspetto supereroistico e i poteri mutanti non sono il fulcro della storia, come in tutti gli altri film. L’attenzione per le persone, i singoli individui, le relazioni, credo siano più forti in LOGAN che in tutto quello che c’è stato prima. James ha creato un mondo che sia riconoscibile, familiare e ordinario, in modo che sia un luogo comune, ma lo ha avvolto in questo vortice di paura, di eccitazione e pericolo, con il bisogno di fuggirne”.

“E’ un film sulla famiglia.” -dice Mangold- “E’ un film su lealtà e amore e, in particolare per un personaggio, Logan, che ha ostinatamente evitato l’intimità nel corso della sua lunga vita, è giunto il momento di lasciarla entrare.”

In LOGAN l’eroe oramai avvizzito trova finalmente un sorprendente legame umano, ma il film offre anche la più autentica rappresentazione di Wolverine, senza filtri, con Jackman che scatena la sua rabbia berserker come mai prima d’ora. Si guadagna il suo rating “R” per la prima volta in assoluto per un film della serie X-Men. “Wolverine potrebbe essere uno dei più oscuri e complessi personaggi nell’universo fumettistico. Sia Jim che io eravamo preoccupati per aver deciso di lasciarci andare”, sostiene Jackman.

Ma non c’è alcun dubbio che il film parlerà ai fan di lunga data di Wolverine, quelli che hanno seguito l’interpretazione di Jackman nel corso degli ultimi 17 anni. In realtà era fondamentale per Jackman, il modo in cui dire addio al suo lungo passato di X-Man, di mettere tutto sullo schermo in questa sua ultima avventura mutante.

“C’è stato un momento in cui sono venuto a patti con il fatto che questa sarebbe stata la mia ultima volta.” -racconta Jackman- “Amo questo personaggio ed è stato fantastico per me. Mentirei se dicessi che mi sarebbe stato bene se non avessi risolto tutto quello che era ancora in sospeso, e intendo tutto. Ogni giorno, ogni scena è stata una sorta di battaglia per ottenere il meglio dal personaggio, per ottenere il meglio da me.” Conclude Jackman: “C’è stato un senso di vita e di morte su Wolverine, so che suona drammatico, ma era questa la sensazione.”

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