Rugantino a New York.

RugantinoBRugantino sfida New York. Enrico Brignano, in questi giorni negli USA per sponsorizzare una serie di eventi sulla commedia musicale in cui veste il ruolo del protagonista, non nasconde la sua eccitazione, ma anche quel che basta di incertezza per il ritorno a Broadway, dopo 50 anni, dello spettacolo creato da Garinei e Giovannini sulle vicende del mascalzoncello che vive di espedienti in una Roma del XIX secolo.

Oltre a Brignano, la produzione del 50/o anniversario di ‘Rugantino’, vedrà sul palco Serena Rossi nel ruolo di Rosetta, Vincenzo Failla come Mastro Titta, Paola Tiziana Cruciani come Eusebia e Armando Silverini come banditore/vegliante/conte Leopoldo, che aveva il ruolo del cardinale Severini nella seconda edizione del 1978.

La produzione (MF Produzioni) sbarcherà a New York con un cast di una cinquantina di attori, ballerini e cantanti.

“Portiamo qui – ha detto durante un incontro con la stampa nella boutique Bulgari sulla Quinta Strada – un musical italiano nella patria del musical, è un’operazione coraggiosa e a New York non si improvvisa. Il problema non è tanto la lingua, quanto il luogo stesso”. Per il comico 48enne romano le barriere linguistiche saranno facilmente superate grazie all’aiuto dei sottotitoli e di alcuni supporti video che saranno installati sul palco durante gli spettacoli del 12, 13 e 14 giugno al New York City Center. “Certo – commenta – il pubblico si perderà qualche battuta, ma in fondo la trama è semplice e sono sicuro che lo show piacerà, perchè gli americani sanno apprezzare gli italiani che fanno le cose per bene”.

rugantino‘Rugantino’ torna a New York dopo la prima nel 1964 al teatro Mark Hellinger, dove per tre settimane registrò il tutto esaurito. All’epoca nel cast tra gli altri c’erano Nino Manfredi nei panni di Rugantino e Aldo Fabrizi nel ruolo di Mastro Titta.

“Rugantino – ha spiegato Brignano – è la commedia musicale italiana per eccellenza e quella che più ci rappresenta all’estero e l’Italia all’estero piace nonostante tutto. Piace soprattutto per la sua arte che può essere considerata la nostra forma di riscatto in un momento storico in cui abbiamo toccato il fondo a livello politico. Siamo un popolo la cui creatività esce fuori quando ce n’è l’esigenza. Anche se non abbiamo risorse come paese, riusciamo a supplire con il bello, ossia l’arte”.

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