Sarà l’incanto del ‘Lago dei cigni’ a inaugurare giovedì 2 ottobre (repliche 3 e 7 alle 20.30) la Trilogia d’Autunno, straordinaria maratona di balletto del Mariinskij, che conclude al Teatro Alighieri la XXV edizione di Ravenna Festival. La leggendaria compagnia di San Pietroburgo, accompagnata dall’Orchestra Giovanile del Mariinskij, sarà protagonista a Ravenna (fino all’8 ottobre) di una trilogia che, oltre al Lago, presenta un ‘Trittico ‘900’ (4 e 8) con coreografie di Fokin e Balanchine e ‘Giselle’ (5 e 6).
La presenza a Ravenna del Balletto del Mariinskij – sono queste le uniche date in Italia per 2014 e 2015 – con un progetto pensato appositamente per il Festival (che prevede il succedersi serrato, giorno dopo giorno, di spettacoli diversi, in una formula che non ha precedenti nelle tournée della compagnia) delinea l’odierna fisionomia di una delle più celebrate compagnie di danza classica del mondo, che può vantare “figlie e figli d’arte” del calibro di Anna Pavlova, Vaclav Niinskij, Rudolf Nureyev, Natalija Makarova e Michail Baryshnikov, solo per citarne alcuni.
L’apertura della ‘Trilogia’ è affidata al classico tra i classici del repertorio russo, capolavoro di Petipa e ancor più di Ivanov, a cui si deve l’aderenza perfetta di malinconia e romanticismo tra la musica di Cajkovskij e il personaggio della donna-cigno, che è diventato icona della danza classica in generale e della ballerina in particolare. Un banco di prova ambito da ogni étoile, chiamata a misurarsi nel doppio ruolo della fragile e timida Odette, principessa costretta da un maleficio a essere cigno di giorno e donna di notte, e in quello della maliziosa e seducente Odile, figlia del mago Rothbart. Solo la promessa di un amore fedele potrebbe spezzare l’incantesimo ed è questo quello che promette il principe Siegfried quando incontra e si innamora di Odette. Salvo poi lasciarsi affascinare alla festa dalla sconosciuta e brillante Odile, così simile nelle fattezze alla sua amata e così diversa per temperamento. Il giuramento è infranto, tutto è perduto e la storia si avvia a una conclusione drammatica. Nell’allestimento, ormai storico per la compagnia, adattato da Kostantin Sergeev, tuttavia, la forza dell’amore trionfa. Protagonista alla prima sarà Olga Esina, oggi prima ballerina all’Opera di Vienna ma cresciuta in seno al Mariinskij (di cui dal 2013 è prima ballerina ospite) dal quale attinge la scintillante tecnica e l’espressività che hanno fatto il prestigio della compagnia di San Pietroburgo dai tempi di Petipa. Capace di alternarsi in ruoli iperclassici ma anche in personaggi più moderni come Manon di Kenneth MacMillan e Anna Karenina di Boris Eifman. La fronteggia da principe Xander Parish, noto per essere il primo ballerino britannico a essere stato ammesso al Mariinskij dopo aver danzato al Royal Ballet per cinque anni. Una sorta di Billy Elliott, venuto dalla classe media del Yorkshire, che praticava tutti gli sport, in particolare il cricket, quando un giorno ha visto una performance di danza e si è dedicato a Tersicore con tale devozione da conquistare un posto nell’Empireo dove furono di casa dèi come Nureyev e Baryshnikov. Nelle repliche si alterneranno Oksana Skorik (3) e Viktoria Tereshkina (7), mentre nel ruolo di Siegfried si susseguiranno Yevgeny Ivanchenko (3) e Kimin Kim (7).
Fu una gestazione lunga e tormentata durata quasi trent’anni quella del Lago, la cui prima scintilla musicale venne in mente a Cajkovskij nel 1868 durante un viaggio lungo il Reno in compagnia di colui che sarebbe diventato il futuro librettista del balletto, Vladimir Begi’cev. Un abbozzo di storia e della melodia che doveva diventare il celebre tema di Odette fu creato per i figli della sorella durante un’estate di qualche anno dopo, mentre la commissione vera e propria di un balletto – genere per il quale Cajkovskij si sentiva profondamente attratto – arrivò solo nel 1875 per il Bolscioij di Mosca. Il primo allestimento, affidato a un mediocre coreografo, fu un disastro e altrettanto deludenti furono altri due tentativi. La partitura sembrava destinata a essere archiviata quando a salvarla dall’oblio intervenne Marius Petipa da Pietroburgo. Coreografo all’apice della carriera, aveva già felicemente collaborato con Cajkovskij per La bella addormentata nel 1890 e forte di quel successo provò a tirar fuori dal cassetto il Lago, con grande felicità del musicista. Il quale però non fece a tempo a vederne il risultato: moriva nel 1893 e la prima stesura del secondo atto, a firma di Ivanov, servì da commemorazione nel 1894. Il trionfo di quel primo, parziale allestimento portò al definitivo spettacolo nel 1895, dove Petipa fece risuonare le sue corde di coreografo brillante e amante del virtuosismo nel primo e nel terzo atto, chiamati di corte per il fatto di svolgersi nella reggia, contrapposti al secondo e al quarto ambientati in riva al lago sotto il chiaro di luna (il primo atto è considerato un prologo al secondo, di qui l’incongruenza di trovare spesso o quattro o tre atti). La prima Odette fu l’italiana Pierina Legnani, che rese i trentadue fouettés di Odile un virtuosismo culto del Lago.
Da allora sono innumerevoli gli allestimenti (e gli adattamenti) che hanno fatto di questo balletto uno dei più amati al mondo. Entrato nell’immaginario collettivo per il perfetto ingranaggio di rispecchiamenti e di alternanze, un’alchimia di toni che si basa sul gioco del doppio, sul quale si poggia tutta l’ambigua e affascinante atmosfera del Lago: due coreografi, la natura ibrida di Odette (cigno e donna), la contrapposizione con Odile, la lotta fra bene e male. Territorio inesauribile per variazioni anche contemporanee, come dimostrano la riuscita rilettura di Matthew Bourne che ritrae un giovane aristocratico a corte, soffocato dall’etichetta, fino a che l’istinto gli fa riscoprire la sua vera natura e identità sessuale o quella spiazzante e meticciatissima di Dada Masilo tra fasti d’Occidente e piume d’Africa (riletture che il pubblico di Ravenna Festival ha avuto la possibilità di apprezzare negli anni passati).