Un ragazzo e il suo robot.

L’intenzione dei filmmaker di Big Hero 6 era quella di creare un film ricco di azione, umorismo ed emozione, ma, secondo il produttore Roy Conli, questi ingredienti non devono per forza avere lo stesso dosaggio. “Quello che conta è soprattutto il cuore e l’umorismo: mentre l’azione deve avere un senso, bisogna creare un contesto emotivo in cui possa esistere. In Big Hero 6 l’emozione e l’umorismo accompagnano l’azione”.

BIG HERO 6Ispirato all’omonimo comics Marvel, Big Hero 6 mostra scene d’azione fumettistiche, ma si concentra sull’amicizia nascente tra Hiro e Baymax.

“Hiro è un genio precoce di 14 anni”, afferma lo sceneggiatore Robert L. Baird. “Si è diplomato al liceo a 13 anni, ma non usa i suoi doni per il bene dell’umanità. Passa il suo tempo a partecipare a combattimenti clandestini tra robot”.

Secondo il co-sceneggiatore Daniel Gerson, Tadashi trova uno stratagemma per convincere il suo fratellino a comportarsi meglio. “Tadashi è un tipo sveglio e sicuro di sé”, afferma Gerson. “Porta Hiro al San Fransokyo Tech, e Hiro è sbalordito dalle cose che succedono lì. Conosce il professore che ha ideato i servomeccanismi a cuscinetti magnetici utilizzati da Hiro per i suoi robot da battaglia. Hiro se ne va convinto di voler frequentare quella scuola. È deciso a frequentare il college”.

“Hiro deve presentare un progetto per essere ammesso alla scuola”, afferma il regista Don Hall. “Così inventa dei robot miniaturizzati da controllare telepaticamente. Si chiamano microbot, possono creare delle forme e tramutarsi in utensili: possono fare qualsiasi cosa”.

BIG HERO 6Ma, ovviamente, le cose non vanno come previsto. “Tadashi muore in un tragico incidente, tentando di salvare il suo professore”, afferma Hall. “Hiro è sconvolto. Suo fratello gli manca terribilmente, e la sua vita è in rapida discesa. È in questo momento che Baymax – un robot infermiere compassionevole e premuroso, ideato da Tadashi – prende vita e comincia a tirar fuori Hiro dal suo dolore”.

“Il film racconta l’incontro tra loro due”, afferma il regista Chris Williams. “Fin da subito, abbiamo deciso che il rapporto centrale del film sarebbe stato quello tra Hiro e Baymax, mentre Hiro cerca di affrontare la scomparsa di suo fratello. Volevamo che la storia fosse divertente, ma che allo stesso tempo possedesse una profondità emotiva che superasse le aspettative del pubblico”.

La storia mostra cosa succede quando due figure amatissime s’incontrano – un ragazzo e un robot, per esempio, e questa mentalità da mash-up è una delle caratteristiche primarie di questo film. Big Hero 6 appartiene alla tradizione Marvel, nonostante secondo i cineasti la serie a fumetti fosse breve e poco conosciuta. “Quando ero bambino, amavo i fumetti Marvel”, dice Hall. “Mentre stavo lavorando a Winnie the Pooh – Nuove Avventure nel Bosco dei Cento Acri, ho chiesto a John Lasseter di poter cercare l’ispirazione per il mio prossimo film nel mondo Marvel. Mi ha incoraggiato a visitare gli archivi Marvel, fra i vari progetti ho trovato anche ‘Big Hero 6’. Non ne avevo mai sentito parlare ma mi piacevano sia il titolo che le influenze giapponesi! Sembrava accattivante”.

BIG HERO 6Hall è stato incoraggiato a sviluppare questa idea. “Ci hanno suggerito di personalizzarla”, dice. Quindi lo stile fumettistico Marvel è stato mescolato alla classica animazione Disney. “È un film Disney con un sacco di DNA Marvel”, dichiara Conli. “Il team Marvel ci ha supportato molto sin dall’inizio, assistendo a tutte le proiezioni e offrendo il proprio parere. L’unica indicazione che ci hanno fornito è stata di fare un grande film. Siamo tutti ammiratori della Marvel e del loro stile entusiasmante e avventuroso, dunque volevamo assicurarci che questo elemento fosse profondamente radicato nella nostra narrazione, insieme a tutta l’emozione e l’umorismo che il pubblico si aspetta da un film d’animazione Disney”.

Per ideare il personaggio di Baymax, sono state svolte varie ricerche nel mondo robotico. Hall ha trascorso del tempo con i ricercatori della Carnegie Mellon University. “Abbiamo avuto delle conversazioni molto interessanti sul modo in cui i robot si collocano nella cultura popolare”, racconta Hall. “Mi hanno detto che stanno svolgendo ricerche sulla cosiddetta robotica “soft”, fra cui un braccio di vinile gonfiabile, capace di fare cose semplici come lavare i denti, ma dotato di possibilità infinite”.

BIG HERO 6Hall e vari membri del team produttivo hanno visitato alcune università dell’East Coast, comprese Harvard e il MIT. Questi ambienti hanno ispirato i laboratori del San Fransokyo Tech, e i vari ricercatori hanno informato i cineasti sul ruolo che la tecnologia avrebbe dovuto avere nel film. “I robot non sono sempre raffigurati nel modo migliore”, afferma Hall. “Ma appena abbiamo visto quel braccio in vinile, è emersa tutta la personalità di Baymax”.

Secondo Joe Mateo, head of story, anche la personalità di Hiro si è formata grazie alla ricerca. “Abbiamo incontrato alcuni giovani e ci siamo informati sui loro interessi, sui loro hobbies”.

L’amore di Hiro per la tecnologia s’ispira in parte ai ricercatori giapponesi, afferma Hall. “Tutti i realizzatori sono stati influenzati dalla cultura popolare giapponese e dai robot presenti negli anime. I loro robot sono diversi da quelli occidentali. In Giappone, i robot sono la chiave per un futuro promettente. Servono a rendere il mondo un posto migliore”.

Anche gli straordinari microbot inventati da Hiro sono stati sviluppati tramite la ricerca. “Abbiamo osservato il lavoro fatto alla UCLA con i nanobot, dei robot dalle dimensioni molecolari”, afferma Hall. “Poi siamo stati alla Carnegie Mellon University e al MIT, dove abbiamo incontrato alcuni ricercatori che studiano piccoli robot. I nostri microbot si sono evoluti e nonostante nessuno al mondo faccia ciò che fa Hiro nel film, la tecnologia esiste. È in sviluppo da qualche parte, ne sono certo. Proviamo a essere all’avanguardia, ma la tecnologia ci sta raggiungendo”.

BIG HERO 6Per il finale del film, i realizzatori hanno consultato l’esperto Sean Carroll, fisico teorico alla CalTech. “Studio la gravità e la cosmologia, l’intero universo, la fisica delle particelle e la meccanica quantistica”, afferma. “Credo che i cineasti siano stati molto astuti ad assicurarsi che ciò che accade nel film sia conforme alla vera ricerca. Regala al film un po’ di credibilità, e inoltre anche gli scienziati sono persone creative che potrebbero avere idee interessanti”.

Il team ha anche svolto delle ricerche approfondite sul lutto, e su come una perdita possa influenzare un ragazzo dell’età di Hiro. Diversi membri del reparto storia hanno trascorso tre ore con la psicologa clinica Michelle Bilotta Smith. “Le persone con le quali lavoro hanno dovuto affrontare traumi e perdite molto gravi”.

La Smith ha aiutato il reparto storia a capire esattamente come Hiro avrebbe affrontato la perdita di suo fratello maggiore, poiché gli adolescenti affrontano il lutto in modo diverso rispetto agli adulti. “Volevano sapere come si sarebbe comportato un ragazzo depresso”, afferma. “Che aspetto avrebbe la sua camera? Come si comporterebbe?”

“Il film inizia subito dopo la perdita di Hiro, e si tratta di una condizione davvero dura per il nostro protagonista”, afferma Williams, che ha lavorato sulla scena in cui Hiro scopre Baymax. “Adoro i personaggi come Baymax, sono come neonati, e vedono il mondo in un modo nuovo e originale. Così, anche gli spettatori possono osservare il mondo dal suo punto di vista. Baymax è un personaggio così ingenuo, puro, semplice e buono. Sono qualità un po’ esasperanti per Hiro e ciò offre un potenziale comico incredibile”.

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