Da giovedì 29 gennaio al cinema Gemma Bovery, un film tratto dall’omonima graphic novel di Posy Simmonds, con Fabrice Luchini e Gemma Arterton. Regia di Anne Fontaine.
Gemma Bovery ha aperto l’ultimo Torino Film Festival con grandi consensi di pubblico e critica e racconta di un intellettuale parigino, riciclatosi come panettiere in un paesino della Normandia e di una moderna e sensuale Madame Bovary.
Delle sue ambizioni di gioventù, a Martin rimane una fervida immaginazione e una passione mai sopita per la grande letteratura, in particolare per le opere di Gustave Flaubert. Questa passione si risveglia quando una coppia di inglesi, dai nomi curiosamente familiari, si trasferisce in un rustico nelle vicinanze. I nuovi arrivati si chiamano Gemma e Charles Bovery, e persino i loro comportamenti sembrano imitare gli eroi di “Madame Bovary”. Martin si prodiga affinché il destino della coppia non segua la stessa trama, ma la bella Gemma Bovery non ha letto i classici della letteratura e intende vivere la propria vita come più le piace…
Una commedia raffinata intrisa di una sensualità tutta al femminile scandita dalla correlazione tra immaginario, destino e realtà, Gemma Bovery nasce dal gioco di parole su un archetipo letterario femminile, ‘trattato’ in maniera unica e originale.
“Conoscevo Posy Simmonds per via di Tamara Drewe – Tradimenti all’inglese – afferma la regista -, e il solo fatto che il libro fosse intitolato Gemma Bovery mi intrigava molto: il gioco di parole su un archetipo letterario femminile mi sembrava promettente e divertente. Quando ho letto la graphic novel, i personaggi mi hanno intrigata e toccata nel profondo: ho percepito chiaramente il loro potenziale comico e la loro profondità umana, e sono stata sedotta dal tono dell’autrice, tra commedia feroce e formidabile ironia. Sono rimasta anche colpita dal curioso incontro tra un panettiere e quella giovane e moderna inglese che cambia la vita del protagonista nel momento in cui lo stesso pensava che la sua libido fosse sotto controllo e si considerava in “pensione” dal punto di vista sessuale ed emotivo! Ed eccolo perdere il controllo riguardo alla correlazione tra un personaggio immaginario, Emma Bovary, e la reale Gemma Bovery. Questo lato feticista mi è parso molto intrigante per una sceneggiatura. Ho cercato di essere fedele al libro, pur prendendomi delle libertà: nel libro di Posy Simmonds, il narratore, Joubert, interviene piuttosto indirettamente nella storia, mentre nel film gli ho dato una parte più importante e più spazio di manovra”.
“Credo che l’erotismo – conclude Anne Fontaine -, pur in modo indiretto, dovesse trovarsi nei paesaggi e nell’atmosfera della Normandia, ma anche nel mestiere di Martin: come dice lui stesso, lavorare il pane gli procura una grande calma; è la sua forma di “yoga”. Quando inizia Gemma a questa attività, e lei è fisicamente vicina a lui, dal suo respiro e dai suoi gesti traspare una forma di erotismo molto forte. L’idea di questa attività artigianale che si contrappone ad un’intellettualità così spiccata mi piaceva molto. Il pane ha riconciliato Martin con la natura, dopo una carriera intellettuale poco brillante. Dal momento che i due personaggi non intrattengono una relazione sessuale diretta, era necessario far percepire questa sensualità in modo velato e mascherato.