La rondine di Puccini.

La Stagione d’Opera del Teatro Alighieri apre il 2015 nel segno di Giacomo Puccini con La rondine, commedia lirica in tre atti su libretto di Giuseppe Adami, in scena sabato 24 (ore 20.30 – turno A) e domenica 25 gennaio (pomeridiana alle 15.30 – turno B). L’opera, mai rappresentata a Ravenna, riprende un allestimento del Teatro del Giglio di Lucca, andato in scena nel 2008 per festeggiare il 150° anniversario della nascita del compositore nella sua città natale.

LaRondine_240_ph_RolandoPaoloGuerzoniLo spettacolo, di impronta tradizionale e ambientato in una scenografia di ispirazione liberty, porta la firma del regista Gino Zampieri con scene e costumi di Rosanna Monti. La produzione è frutto di una collaborazione fra il Teatro del Giglio, l’Alighieri, il Comunale di Modena, il Goldoni di Livorno e il Teatro di Pisa. Le luci sono di Marco Minghetti e le coreografie di Giulia Menicucci. Massimiliano Stefanelli dirigerà Orchestra e Coro della Toscana e un cast di cantanti italiani che vedrà alternarsi nei ruoli principali Luigia Borsi e Francesca Sassu Magda, Lavinia Bini e Chiara Pieretti Lisette, Leonardo Caimi e Marcello Vannucci Ruggero, Francesco Marsiglia e Andrea Giovannini Prunier, Francesco Verna e Francesco Facini Rambaldo. Completano il cast Andrea Zaupa, Marco Miglietta, Alessandro Calamai, Mirella Di Vita, Alessandra Meozzi e Chiara Brunello.

LaRondine_ph_GiuseppeGiovannelliLa rondine è una commedia musicale dai toni drammatici calata nel clima mondano e nei costumi sociali dei salotti borghesi di fine secolo, in un ambiente simile a quello ritratto in Bohème dallo stesso autore. Meno nota rispetto al resto del catalogo pucciniano, a causa di un’incursione in un genere insolito per l’autore e non in linea con le tensioni tragiche del coevo melodramma verista, l’opera è considerata oggi un gioiello della produzione del compositore e ha conosciuto celebri messe in scena nei maggiori teatri in Italia e all’estero (tra le quali spiccano quella alla Fenice di Venezia nel 2008, al Covent Garden di Londra nel 2002, 2005 e 2013, al Théâtre du Châtelet di Parigi nel 2005 e al Metropolitan di New York nel 2008).

L’opera appartiene al periodo della maturità del compositore di Lucca ed ebbe una gestazione piuttosto travagliata. Puccini nel 1913 prese infatti in considerazione l’ipotesi di scrivere un’operetta allettato dalla generosa offerta del Carltheater, teatro viennese specializzato in questo genere. L’attenzione del musicista si concentrò sul secondo soggetto che gli venne proposto, ma ben presto l’insoddisfatto Puccini prese le distanze dai committenti per rivedere tutto l’impianto del progetto assieme a Giuseppe Adami – con cui avviò una collaborazione che continuò con Il Tabarro (1918) e Turandot (1924) – il quale realizzò un libretto tradizionale a partire dal canovaccio di Willner e Reichert. La partitura fu completata nell’aprile 1916, dopo l’entrata in guerra dell’Italia, e l’opera fu data per la prima volta in campo neutro a Monte Carlo il 27 marzo 1917 con successo trionfale. In seguito Puccini sottopose questo lavoro a diverse revisioni, ma la versione rappresentata nel 1917, in scena anche a Ravenna, è tuttora la più apprezzata.

LaRondine_102_ph_RolandoPaoloGuerzoniLa vicenda è ambientata in Francia durante il Secondo Impero napoleonico (1852-70). La cortigiana Magda de Civry, mantenuta dal banchiere Rambaldo, – una delle tante grisette che, come la Mimì e Musetta di Bohème animavano la mondanità parigina – conosce durante un festeggiamento a casa propria il giovane Ruggero Lastouc, da poco giunto dalla provincia. Essa lo raggiunge in incognito in un locale parigino e qui si innamora di lui, credendo così di rinnovare una magica avventura del passato. Come una rondine in fuga verso il sole, Magda abbandona il banchiere e va a vivere con Ruggero in Costa Azzurra. A corto di denaro il giovane scrive ai genitori e chiede il consenso a sposare l’amata, che gli viene prontamente concesso. Tuttavia la prospettiva di appartenere totalmente a qualcuno e di dover rinunciare alla vita brillante precedente atterrisce a tal punto Magda che essa, pur desolata, lascia l’innamorato Ruggero, disperato per questa scelta. La trama della Rondine, incentrata sulle istanze modernissime della difficoltà di amare e del primato della realizzazione individuale, contiene evidenti riferimenti a celebri opere del passato, quasi certamente voluti. Si pensi a Sapho (1897) di Massenet, storia dell’amore tra una donna di mondo e un giovane provinciale, che la protagonista alla fine abbandona, alla Traviata (1853) di Verdi, con un tocco di Pipistrello (1874) di Johann Strauss.

“Quest’opera ci regala il trionfo del sentire comune, il valore del buon senso, il riconoscimento del principio di realtà – commenta il regista – ma a che prezzo per Magda, la protagonista? Quello di un sacrificio immenso. Magda rinuncia senza esitare al suo grande amore perché il suo passato, la sua esperienza della vita le fanno capire senza possibilità di scampo che non c’è posto per lei nel futuro del giovane amante così dipendente dalla famiglia. E il sogno si spegne. Come tutti i sogni che inevitabilmente finiscono all’alba…”.

“Tutti i personaggi – spiega il direttore d’orchestra – sono assunti a emblema della varia umanità che animava allucinata, come ne La Valse di Ravel, i salotti di un’epoca inconsapevole della tragedia bellica che si stava consumando e che avrebbe rovinato il mondo in un abisso dal quale si sarebbe risollevato faticosamente per riconoscersi definitivamente cambiato. Il largo uso di ballabili che domina la partitura pucciniana può essere usato come cartina al tornasole di questa apertura de La rondine alle tensioni stilistiche del suo tempo piuttosto che uno sterile rifugiarsi in una forma di teatro leggero di largo uso. Accanto al Valzer vediamo profilarsi tutte quelle danze moderne, dal fox-trot all’one-step fino al tango e altre ancora che, popolari da tempo negli Stati Uniti, venivano adottati dalla musica colta europea, offrendo ai compositori la possibilità di una più ricca tavolozza ritmica, specialmente se trattati con l’ironia e la grazia di cui erano capaci Debussy, Ravel e Stravinskij”.

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