La Rai ha prodotto il miglior format web dell’anno, ma un po’ se n’è vergognata. O almeno se ne sono vergognati quei capistruttura e quei dirigenti rassicurati dal Festival ‘democristiano’ di Carlo Conti.
Pare che, ad un certo punto, un manipolo di autori carbonari abbia confezionato un gran bel Dopofestival 2.0. Un format fatto e pensato per il web. Ed è sembrato un miracolo. Il primo mini-monologo di Saverio Raimondo, tra squirt, provocazioni sulla pochezza tecnica dello streaming Rai e battute sulla famiglia Anania e lo Spirito Santo, è stata una rivelazione.
Una scarica elettrica inconsueta per il pubblico della Rai. E, difatti, era diretto al pubblico web. La Rai non ha digerito il linguaggio fortemente provocatorio di Raimondo. Tanto che sia Conti, sia il Presidente Rai Giancarlo Leone, hanno quasi sottaciuto il successo sempre più crescente del Dopofestival.
Addirittura, in seguito ad alcuni mal di pancia della corrente conservatrice Rai (cioè il 90% del totale), alcune puntate sono state rimosse dal sito Rai.it, per poi essere rimesse online dopo una sollevazione popolare via Twitter e Facebook. Il pubblico ha apprezzato. D’altronde, Raimondo non ha fatto nulla di rivoluzionario. Almeno in termini assoluti. Ha proposto nel contenitore off del carrozzone nazional-popolare sanremese ciò che Lanny Bruce proponeva nei maggiori club di stand-up comedy americani.
Ma i dirigenti Rai non lo sapevano. Così come non sanno tante altre cose. E sarebbe proprio il caso di dire, citando Lanny Bruce, “Se qualcosa del corpo umano vi disgusta, prendetevela col produttore”. Ecco, se lo squirt vi disgusta, sapete con chi prendervela.