‘La scelta’ di Michele Placido.

‘La Scelta’ è ispirato al testo teatrale ‘L’innesto’ di Luigi Pirandello, un’opera che fece scandalo e scalpore dividendo pubblico e critica.

LaScelta_ManifestoOggi come allora, il tema tocca le sensibilità e Michele Placido lo porta sul grande schermo con i volti di Raoul Bova, Ambra Angiolini e Valeria Solarino, dal 2 aprile al cinema con Lucky Red.

Ci troviamo di fronte ad una donna disposta ad assumersi con coraggio la scelta di diventare madre, una donna che si scontra con il perbenismo della morale comune, morale forse non molto cambiata rispetto ai tempi di Pirandello. Quanto è importante il legame biologico col proprio figlio? A quali certezze si è disposti a rinunciare, per amore?

Laura e Giorgio si amano intensamente e sono desiderosi di un figlio che non arriva. Ma solo un grande amore può superare la dolorosa prova che devono affrontare. Una prova che impone una scelta. Da una parte, un uomo offeso nella sua morale, che cerca una soluzione al dilemma; dall’altra, una donna che sente la necessità di diventare madre. Quale scelta fare per essere ancora felici?

“Io so che in me, in questo mio corpo, quando fu il fatto, in questa mia carne, doveva esserci amore. E per chi? Se amore c’era, non poteva essere che per lui, per mio marito!”

Che cosa l’ha spinta verso questo progetto?
“Ci siamo liberamente ispirati a L’innesto , un testo di Luigi Pirandello che fece molto scalpore all’epoca della sua apparizione, il 1919. Per chi, come me, proviene dal teatro la sfida è stata particolarmente interessante”.

lascelta_11_20150304_1174348095Che cosa si vedrà in scena?
“Ho tentato di essere quanto più fedele possibile alla matrice pirandelliana ma adeguandola all’oggi e al linguaggio cinematografico. La storia mi è sembrata ancora più significativa una volta trasportata in un’epoca come la nostra, in cui la materni tà spesso viene programmata. Il nostro film è ambientato oggi a Bisceglie, in Puglia, e racconta una coppia borghese senza figli formata da Laura (Ambra Angiolini) e Giorgio (Raoul Bova). Una coppia felice fino a quando un evento drammatico e improvviso n on ne sconvolge il destino: l’irruzione di una gravidanza, improvvisa e puntellata da elementi drammatici che, seminando il dubbio sulla paternità del bimbo, rischia di compromettere gli equilibri e i sentimenti di marito e moglie, portandone alla luce le differenze caratteriali. Giorgio vive drammaticamente il trauma della moglie, mentre Laura, facendo appello a tutte le sue forze, decide di ricostruire il loro legame usando tutta la femminilità di cui dispone, ritrovando con lui l’intimità… per poi scopr ire di essere incinta. Un bambino che potrebbe essere di Giorgio, ma che potrebbe anche non esserlo. Inizierà allora un tormentato percorso sentimentale che porterà i due coniugi su due posizioni diverse: avere il bambino ad ogni costo, o decidere diversa mente. I due protagonisti dovranno ricorrere a tutto il loro amore per trasformare quell’esperienza in un rafforzamento del sentimento che li unisce , dovranno affrontare con grande forza ogni paura e fare alla fine una scelta”.

Che cosa le stava a cuore raccontare?
“Nella letteratura italiana non sono molte le donne che si trovano a convivere con un evento come quello vissuto dalla protagonista di questa pièce. Una situazione drammatica ma al tempo stesso piena di trepidazione per la maternità in arrivo. V olevo raccontare il dilemma che nasce tra i due coniugi rispetto alla decisione di portare a termine la maternità. Al centro della storia è la donna col suo dna, col suo misterioso modo di essere rispetto all’uomo, anche attraverso la gravidanza. Mi incur iosiva l’eterno conflitto uomo – donna e come in fondo Pirandello avesse voluto sottolineare la fragilità del maschio: quando Laura torna a casa sconvolta dopo la violenza subita, suo marito rimane paralizzato, come se l’offesa fosse stata fatta a lui… Prima di girare il film chiedevo spesso ai miei amici cosa avrebbero fatto se si fossero trovati al posto del nostro protagonista. La risposta che ottenevo era sempre la stessa: non avrebbero voluto tenere il bambino. Ma, insistevo, se si fosse trattato di accettarlo per amore? Nella vicenda c’è una donna che impone una scelta che pochi uomini saprebbero accettare, e tutto il film è costruito su un doppio binario: volevo che a volte lo spettatore si ritrovasse dalla parte dell’uomo e a volte da quella della donn a, che a tratti comprendesse meglio Laura e la sua scelta, mentre a tratti capisse meglio Giorgio e soffrisse con lui. Per quanto mi riguarda , nell’approccio al film mi sono sentito più donna che uomo: pur comprendendo Giorgio – i suoi panni di insicurezz a e fragilità, in fondo, li indossiamo ogni giorno – sono sempre stato a fianco di Laura; mi sono messo nei panni della donna che prende una posizione coraggiosa e segue solo il suo cuore di madre. Laura è forte e determinata, un personaggio esemplare, dav vero “scandaloso” per l’epoca in cui fu pensato, tanto è vero che L’innesto in pratica non è mai stato rappresentato nel corso del tempo (l’aveva utilizzato soltanto Luca Ronconi in un laboratorio con gli allievi della sua scuola di teatro in Umbria)”.

Perché Pirandello?
“Pirandello è per me la figura più straordinaria del nostro teatro. L’ho affrontato più volte nel corso degli anni: ho recitato, diretto da Marco Bellocchio, ne L’uomo dal fiore in bocca per la tv, ho allestito uno spettacolo su L’uomo dal f iore in bocca e su La carriola , dove recitavo con il premio Oscar Murray Abraham e, più recentemente, ho diretto in teatro Giuliana Lojodice in Così è se vi pare . Pirandello è stato ispirato spesso in diverse sue opere da figure femminili potenti, penso ad esempio a Come tu mi vuoi o anche ai Sei personaggi , dove sia la figliastra che la madre dominano il dramma, senza dimenticare altre opere dedicate a Marta Abba. Nel privato Pirandello aveva grandi problemi con le donne, non era misogino ma le guardava con soggezione e i sentimenti, le passioni non vissute nella realtà sono molto ben presenti nei suoi scritti. Per quanto riguarda L’innesto , la donna ne era protagonista in un modo insolito, sia da un punto di vista maternale che affettivo . N el film ho vol uto in qualche modo riproporre quel confronto aspro uomo/donna che avevo già affrontato in un altro mio film, Un viaggio chiamato amore , dedicato al complesso e viscerale rapporto affettivo tra la scrittrice Sibilla Aleramo e il poeta Dino Campana. Quello a cui mi sono ispirato è un testo di grande attualità e pregno di significati. Il mondo occidentale di oggi fa sempre meno figli, mentre qui c’è una donna che decide di essere madre anche se in un modo fuori dalla norma. Penso che La scelta sia un’o pera molto potente, non è una banale storia d’amore, spero che possa prendere il pubblico allo stomaco e catturarlo, spingendolo a voler sapere fino in fondo come andrà a finire. Pirandello tien e sempre appeso a un filo lo spettatore, è capace di descrive re un thriller sentimentale e psicologico come pochi scrittori italiani sanno fare, è poco melodrammatico, in un certo senso poco mediterraneo e molto nordico; è molto attento a una profondità della conoscenza degli aspetti dell’uomo, cosa non sempre appro fondita nella letteratura italiana”.

Nella scrittura della sceneggiatura siete stati fedeli al testo originale?
“Quello che ho cercato di allineare all’originalità è stata una lettura senza giudizi né tantomeno pregiudizi. In questo, come in molti altri cas i, Pirandello si è dimostrato un autore molto moderno. Volevolascelta_4_20150304_1655749847 porre al centro la protagonista femminile, ma anche il personaggio del marito , incapace di comprendere la scelta della sua donna. Si può amare di un amore totale ma rispetto al tema del film an che un uomo molto innamorato può trovarsi in grande difficoltà. Il segreto del racconto è questo, viene posta una scelta etica a cui anche l’uomo più intelligente, colto e aperto fa fatica a rispondere. La sceneggiatrice Giulia Calenda ha sposato subito l’ idea e l’impostazione di fondo. In fase di scrittura curiosamente e fortunatamente era incinta, ed è stata subito affascinata dall’impegno che la aspettava perché avrebbe dovuto scrivere di una donna con una creatura in grembo proprio nei mesi in cui anche lei ne aveva una . Tutto questo ha fatto sì che la scrittura fosse molto femminile, abbiamo trasportato la storia ai nostri giorni ma avremmo potuto ambientarla ovunque e in ogni momento ; nelle storie d’amore con grandi contrasti le dinamiche sono simili, ma attualizzarle rende vivo il tema. Oggi il pubblico è più pronto ad accogliere tutti i segnali che Pirandello manda, mentre all’epoca in cui l’opera fu scritta, essendo la società italiana dell’epoca molto bigotta, fu spesso censurata e “rimossa” dai di stributori teatrali”.

Che cosa ha contato nella selezione degli interpreti?
“In Italia spesso gli attori si dividono fra chi recita nelle commedie e chi no. Ho voluto due protagonisti “normali” nel loro percorso, non troppo definiti , due artisti popolari che hanno attraversato con successo vari generi ma che, pur essendo dei divi, rappresentano bene una coppia normale in cui ci si può immedesimare. Alcuni registi molto più importanti di me, entrati nella storia del cinema, come Visconti e De Sica, hanno us ato spesso in passato icone popolari per interpretare personaggi molto significativi. Avevo conosciuto sia Raoul che Ambra recitando insieme a loro tre anni fa in Viva l’Italia di Massimiliano Bruno, ma l’idea di coinvolgerli è arrivata diverso tempo dopo. Il protagonista de L’innesto non aveva una professione precisa, era un imprenditore, un possidente dell’epoca, nel film invece immaginiamo che Giorgio sia un bell’uomo di estrazione popolare che gestisce una sorta di ristorante/enoteca. Per interpretarlo ho puntato su Bova perché mi piace l’idea di un uomo così aitante che scopre tutta la sua fragilità. Laura invece è più vicina a Mozart che ai vini pugliesi, è più colta e intellettuale e dirige un coro di bambini. La vicenda del film fa emergere anche la loro diversità culturale. Come protagonista femminile ho scelto Ambra Angiolini perché aveva la leggerezza giusta per rendere al meglio il personaggio. L’avevo vista recitare a teatro un testo di Stefano Benni intitolato La misteriosa scomparsa di W e l’avevo trovata straordinaria: portava in scena il percorso esistenziale di una donna, dall’infanzia all’età adulta; due ore in cui Ambra riusciva a mantenere vivo e credibile sia l’aspetto drammatico che quello di commedia. In quel momento ho capito ch e poteva essere lei l’attrice che cercavo. Raoul e Ambra si sono impossessati dei personaggi e mi hanno sorpreso moltissimo. Basti pensare alla scena in cui lei, dopo molte titubanze, decide di annunciare a suo marito la gravidanza. Decide di farlo sommessamente, in una notte in cui lui forse sta dormendo ; il pubblico è convinto che lui non l’abbia sentita e invece quella parola entra nel suo pensiero “dormiente” e a poco a poco la recepisce, passando dal sogno al risveglio: si tratta di emozione pura, senza nessun artificio, la forza emotiva ed espressiva dei due interpreti è stata davvero notevole e quei due loro primi piani mi hanno fatto capire che eravamo sulla strada giusta”.

lascelta_12_20150304_1944911802Come è arrivato invece a scegliere Valeria Solarino per il ruolo di Francesca?
“Valeria aveva recitato per me sul set di Vallanzasca. In questo film è una presenza secondaria ma comunque importante nell’ambito della vicenda. Al contrario di Laura, il suo personaggio è una donna frivola; è bellissima e intelligente e convive senza apparenti problemi con due uomini, marito e amante, entrambi contenti e convinti (in un certo senso è l’unica nota di commedia che abbiamo inserito nel film). Di Valeria apprezzo molto la gen erosità. Sul set abbiamo lavorato intensamente dando vita a frequenti discussioni e scambi di opinione su personaggi e dialoghi; lei è stata particolarmente vicina ad Ambra e si sono compensate a vicenda”.

Come è stato allestito il progetto da un punto di vista produttivo?
“Negli ultimi tempi la Puglia aiuta molto il cinema italiano. Lo sfondo di Bisceglie ha rappresentato per noi una città ideale perché, come in tutta l’Italia meridionale, può contare su un centro storico di una bellezza strepitosa ma è di verso da quelli visti finora al cinema. È dominato da una pietra particolare, rigorosa, gotica, non ha le caratteristiche di molte tipiche città pugliesi, coi muretti bianchi e il mare. Qui trionfano i toni severi di una città che potrebbe trovarsi in Tos cana o in Umbria e che ha vicoli strettissimi, tortuosi, simili a quelli di Venezia, una specie di labirinto in cui Laura si perde nella notte del drammatico evento. Il film compie una scelta stilistica precisa puntando su macchina a mano e primissimi pia ni, con un paesaggio che potrebbe ritrovarsi ovunque: non ho voluto caratterizzarlo troppo per non distrarre lo sguardo dello spettatore. Nel film gran parte della troupe è pugliese: è meglio contare su gente che conosce i luoghi, per evitare il folklore dello sguardo di chi arriva da lontano e si lascia ammaliare dal paesaggio e non dalla profondità dei comportamenti. In Puglia c’è tutto: gli attori, gli elettricisti, i tecnici, le sarte, le maestranze, da Roma ho portato con me solo il mio direttore dell a fotografia Arnaldo Catinari. Devo confessare poi che avendo io una storia personale legata al teatro provo molto piacere nel “fare gruppo”: la città è stata calorosa, mi sono ritrovato a spiegare a tutti in piazza quello che stavamo facendo, a raccontarn e nei dettagli la nostra storia alla gente del luogo a cui ho chiesto di seguirci con amore”.

 

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