Short Skin, i dolori del giovane Edo.

Sin da quando è piccolo, il diciassettenne Edoardo soffre di una malformazione al prepuzio che lo rende timido e insicuro con le ragazze. Eppure, come tutti i giovani della sua età vorrebbe un vita sessuale intensa.

Questo è il fil rouge di Short Skin, un film diretto da Duccio Chiarini, al suo primo lungometraggio, che vede protagonista Matteo Creatini. Nel cast Francesca Agostini, Nicola Nocchi, Miriana Raschillà, Bianca Ceravolo e Bianca Nappi. Il film è stato realizzato nell’ambito di Biennale College – Cinema, ed è stato presentato alla 71esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 2014 e alla 65esima edizione del Festival del Cinema di Berlino di quest’anno, nella sezione Generation. Short Skin uscirà nelle sale cinematografiche italiane giovedì 23 aprile, distribuito da Good Films.

Il protagonista chiuso nel suo microcosmo asessuato, reagisce infastidito alle pressioni del mondo esterno. Tutti attorno a lui sembrano parlare solo di sesso: l’amico Arturo, talmente ossessionato dall’idea di perdere la verginità che sarebbe pronto anche a farlo con un polpo, i genitori di Edo che premono affinché si dichiari a Bianca, la vicina di casa arrivata come ogni anno da Milano per le vacanze; persino la sorellina Olivia, alla ricerca di una cagnolina con cui fare accoppiare il cane di famiglia. A rompere il guscio di Edoardo non saranno tuttavia le pressioni del mondo esterno quanto il ravvicinato incontro con una ragazza conosciuta per caso. Costretto a uscire dal cono d’ombra nel quale si è nascosto per anni, Edoardo cercherà di risolvere il suo problema con goffi stratagemmi per trovare il coraggio di affrontare le proprie paure.

“Nella primavera del 2013 – afferma il regista -, stanco delle lunghe attese che stavano caratterizzando la produzione del mio primo film, decisi di scrivere una sceneggiatura da realizzare in maniera totalmente indipendente. Avevo appena letto il fumetto di Gipi ‘LMVDN’ e quella storia di fragilità maschile raccontata in maniera così delicata mi aveva riportato alla mente una serie di disavventure sessuali vissute da adolescente che mi sembrava potessero diventare un film. Buttai giù il soggetto in poche settimane mescolando ricordi e sensazioni di allora e dopo averci lavorato assieme ad Ottavia Madeddu e Miroslav Mandic lo feci leggere al mio compagno di studi alla London Film School, Babak Jalali. Babak rimase subito entusiasta di quella storia e mi propose di fare domanda per il Biennale College – Cinema, che aveva aperto il nuovo bando. Due mesi dopo aver fatto domanda ricevemmo una telefonata in cui ci informavano che eravamo tra i dodici progetti selezionati per la prima fase: dodici mesi più tardi eravamo a Venezia per la prima del film”.

L’idea di questo film è sempre stata quella di raccontare la fragilità e le debolezze del sesso maschile, troppo spesso rappresentato facendo solo riferimento agli stereotipi del machismo. La problematica sessuale vissuta da Edoardo doveva essere insomma solo uno strumento narrativo per raccontare un passaggio all’età adulta più intimo e profondo. Per restituire il senso di costante pressione percepito da chi come Edoardo è alle prese con problemi così delicati, serviva un mondo circostante che lo mettesse con le spalle al muro, “così – afferma Duccio Chiarini – sono nati tutti i personaggi secondari, ovviamente ispirati alle persone con cui condividevo la mia vita di adolescente. Dai compagni di scuola agli adulti privi di dubbi per arrivare alla sboccata sorellina Olivia, volevo che in qualche modo ognuna delle storie secondarie rappresentasse la crescita di Edoardo e, soprattutto, il suo cambio di sguardo sulle cose, il suo arrivare a prendere consapevolezza della complessità delle relazioni umane soprattutto quando hanno a che fare con il sesso”.

“Tra le cose divertenti di questo film – spiega il regista -, c’è che molto spesso nei paesi dove l’abbiamo presentato (Svezia, Turchia, ecc) molti pensano che io sia un andrologo capace di risolvere i loro problemi”.

Il film, girato tra Marina di Pisa e Forte dei Marmi, rivela una forte vocazione internazionale, a partire dal cast tecnico: le luci sono affidate al turco Baris Ozbicer (già direttore della fotografia di Bal di Semih Kaplanoglu, Orso d’oro a Berlino nel 2010), mentre le musiche sono di una band canadese, i Woodpidgeon. Chiarini poi ripensa la messa in scena secondo canoni poco italiani: “Mi piace molto il cinema di Roy Andersson e di Mia Hansen-Løve”.

Costato 150 mila euro e girato in appena quattro settimane, ‘Short Skin’ è la dimostrazione di come con un piccolo budget si possano fare grandi cose.

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