Se un pazzo vi rapisce e vi tiene prigionieri in un bunker sottoterra, ma vi salva da quello che sta succedendo al di fuori, è un criminale o un eroe?
Il nuovo claustrofobico film prodotto da J.J. Abrams e diretto da Dan Trachtenberg arriva al cinema dal 28 aprile. Prodotto dalla Bad Robot e dalla Insurge Pictures, divisione della Paramount Pictures, ’10 Cloverfield Lane’ si candida ad essere uno dei thriller più inquietanti della stagione.
Nel cast pochi protagonisti: Mary Elizabeth Winstead (La cosa, Scott Pilgrim vs. the World), John Gallagher Jr. (serie Tv The Newsroom), Mat Vairo (serie Tv Revolution), Maya Erskine (serie Tv Hart of Dixie), Douglas M. Griffin (Terminator Genisys, serie Tv True Detective) e il vincitore del Golden Globe John Goodman (Il grande Lebowski, Flight). Non vi aspettate altre comparse o altri volti umani…
Nato da una sceneggiatura di Dan Trachtenberg intitolata The Cellar e adattato dallo stesso J. J. Abrams, il film è solo un lontano parente del film di Matt Reeves ‘Cloverfield’, seppure ha beneficiato di una campagna di marketing virale che ha giocato sulla sequenzialità con il film cult del 2008.
Già il titolo, infatti, crea nello spettatore una serie di aspettative. Eppure l’opera prima di Trachtenberg racconta la storia di una ragazza, Michelle, che dopo un terribile incidente d’auto in fuga dalla casa del fidanzato con cui ha litigato (ne sentiremo solo la voce, nella versione originale di Bradley Cooper), si risveglia con una flebo nel braccio, incatenata ad un letto in quello che sembra un seminterrato o una prigione alla Saw, l’enigmista.
A portarcela è stato un uomo di mezza età, Howard (un fantastico John Goodman), un ex marine, che afferma di averle salvato la vita perché la Terra è sotto attacco e gli esseri umani sono tutti morti, mentre lui, che si prepara da anni a questo tragico evento, è in grado di sopravvivere in piena autosufficienza senza tornare in superficie. Con lui c’è Emmett, un ragazzo entrato volontariamente all’interno del bunker.
Come Michelle, anche lo spettatore penserà che qualunque cosa ci sia là fuori sarà sempre meglio di quello che c’è lì dentro.
Ne scaturisce un bel dilemma psicologico che mette tutti alla prova, protagonisti e spettatori. La tensione fa leva sul senso claustrofobico del bunker in cui si svolgono due terzi del film e, soprattutto, sul mistero di ciò che si trova all’esterno. Di cosa si deve avere più timore: della morte che ci aspetta fuori o di chi ci tiene prigionieri all’interno? L’interrogativo rimbalza in testa come una pallina del flipper per quasi 100 minuti.