Fräulein, una fiaba d’inverno.

Fräulein, una fiaba d’inverno, il film opera prima di Caterina Carone, con protagonisti Christian De Sica e Lucia Mascino, è la storia di uno scontro, che diventa un incontro, tra due persone segnate dalla vita, congelate nelle proprie rispettive inquietudini, schiacciate dalla solitudine. È la storia di un disgelo, di un cambiamento possibile, di un’amicizia.

Fräulein è un film di formazione, una coming of age story nella quale a crescere non sono due ragazzini, ma quelli che già si suppone essere due adulti. Walter e Regina scoprono, attraverso un tumultuoso percorso di avvicinamento, l’importanza del dialogo e dell’ascolto, mezzi attraverso i quali ogni individuo ritrova se stesso e si riconcilia col mondo.

Regina (Lucia Mascino) ha quarantacinque anni ed è proprio quel che si dice una Fräulein: senza marito né figli, dal carattere all’apparenza forte, un po’ acida e un po’ sarcastica, scontrosa e testarda fa di tutto per nascondere la sua femminilità. Proprietaria di un albergo ormai chiuso da anni nel quale vive con Marilyn, una gallina bianca dal portamento aristocratico, Regina manda avanti le giornate prestando assistenza ad alcuni anziani del paese. Gli unici diversivi alla sua pesante quotidianità sono le cassette di meditazione guidata, che ascolta in maniera compulsiva a ogni ora del giorno, e la partita settimanale a scala quaranta con le sue due amiche storiche, Hanna e Nina, anche loro coinvolte in seri problemi affettivi.

Le sue giornate non sembrano prevedere cambiamenti finché un giorno, dopo che alla radio hanno annunciato l’arrivo di una imponente tempesta solare, un misterioso turista sui sessanta, di nome Walter Bonelli (Christian De Sica), uomo smarrito e infantile, piomba nella sua vita con la pretesa di soggiornare nell’albergo.

Mentre in paese si intensificano i blackout e una strana sensazione di precarietà si diffonde tra la gente, l’arrivo del turista scatena nell’animo di Regina una ben più profonda tempesta che sconvolgerà radicalmente, e in maniera definitiva, le sue certezze e quelle di chi di chi era abituato a chiamarla Fräulein.

“Essendo una storia che, nonostante le sfumature drammatiche, si sviluppa in maniera positiva – afferma Caterina Carone -, ho sentito sin dall’inizio la necessità di lavorare sullo specifico registro di un certo tipo di commedia, quel tipo di commedia che riesce ad essere al tempo stesso leggera e profonda, divertente e drammatica. Fa parte del mio cammino narrativo, delle mie intenzioni, del mio modo di essere, il desiderio di raccontare la vita come penso che sia, così difficile e così facile, così intensa e così lieve, così seria e così comica. È un sottile equilibrio nel quale ognuno di noi è immerso, un equilibrio delicato da tratteggiare, che ritrovo in film per me importantissimi come Segreti e Bugie di Mike Leigh e Harold e Maude di Hal Ashby”.

“Fräulein – conclude la regista e sceneggiatrice – è anche il racconto di un paese immaginato e di confine, senza chiare coordinate spazio-temporali, sul quale incombe la minaccia di un fenomeno naturale straordinario, un paese da cui il mondo, inteso come “ciò che sta attorno”, è percepito come qualcosa di lontano e misterioso. La tempesta solare, evento naturale e concreto, in grado di richiamare l’attenzione degli abitanti del posto su “ciò che sta attorno”, è anche metafora di quelle tempeste emotive che, quando arrivano, ci permettono di tornare a percepire noi stessi e ciò che ci circonda. L’idea di tralasciare le coordinate spazio-temporali è conseguenza naturale della mia volontà di porre in risalto la storia come evento possibile, passato, presente o futuro, nell’intenzione di rendere universale il racconto”.

Il film prodotto da tempesta/Carlo Cresto-Dina con Rai Cinema sarà in sala dal 26 maggio distribuito da Videa.

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