La battaglia di Hacksaw Ridge a mani nude.

Il Premio Oscar Mel Gibson dirige un film epico sulla storia vera del soldato dell’esercito americano, Desmond T. Doss (Andrew Garfield). L’uomo, un obiettore di coscienza che rifiutava l’uso delle armi, fu insignito della Medaglia d’Onore dal Presidente Harry S.Truman per aver salvato da solo con le proprie forze più di 75 compagni durante la brutale battaglia di Okinawa nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

mel gibsonGibson che ha visto nel film la possibilità di portare alla luce un eroe dimenticato, è stato attirato da Desmond Doss, un uomo che era determinato a trovare un modo di vivere affine ai suoi valori, anche quando sembravano in conflitto con tutto il mondo che lo circondava.

Il momento decisivo per Desmond Doss arriva quando entra nella battaglia per catturare la scarpata di Maeda – nota come Hacksaw Ridge per la sua ripidezza e l’aspetto scosceso – durante l’avanzata della 77° e 96° Divisione di Fanteria nella primavera del 1945. La cima era tenacemente difesa dai soldati giapponesi, disperati, che lanciavano fuoco pesante e colpi di mortaio esplosivi sugli americani, ben nascosti all’interno di nidi di mitragliatrici e profonde grotte, causando masse di vittime. Se non fosse stato per Doss, che portava i suoi compagni caduti uno ad uno fuori dal pericolo, giù dalla vetta per 120 metri, quel numero sarebbe stato di gran lunga superiore. Mel Gibson ha voluto portare l’immediatezza viscerale, che è stata un segno distintivo del suo lavoro di regista, nelle scene de La battaglia di Hacksaw Ridge. Anche se certamente non è nuovo nel creare epiche e complesse scene di battaglia in guerre che vanno dalla rivoluzione americana al Vietnam, il film però segna la prima volta che Gibson ha esplorato la seconda guerra mondiale.

“Quando ho sentito la storia di Desmond Doss – afferma Mel Gibson -, il primo obiettore di coscienza a ricevere la Medaglia d’Onore degli Stati Uniti, sono rimasto stupito dalla portata del suo sacrificio. Era un uomo che, nel modo più puro, disinteressato, e quasi inconsapevole, aveva più volte rischiato la propria vita per salvare la vita dei suoi fratelli. Desmond era un uomo del tutto ordinario che ha fatto cose straordinarie. Quando è scoppiata la seconda guerra mondiale e i giovani sono corsi ad arruolarsi, Desmond ha dovuto affrontare una situazione difficile – era ansioso di servire la patria, come qualsiasi uomo, ma la violenza andava in conflitto con le sue convinzioni religiose e morali. Si è categoricamente rifiutato di toccare una sola arma. Desmond ha subito una persecuzione intensa per il suo rifiuto ad abbandonare la sua convinzione, si è lanciato nell’inferno della guerra armata con nient’altro che la sua fede, ed è emerso come uno dei più grandi eroi di guerra di tutti i tempi. Desmond Doss era singolare. Ce ne sono pochi, se non nessuno, che potrebbero o vorrebbero replicare le sue azioni. L’umiltà che ha mantenuto nell’affrontare il suo eroismo è un testamento al coraggio di un uomo. In realtà, a Desmond è stato chiesto per anni il permesso di adattare la sua storia in un film, e lui ha ripetutamente rifiutato, insistendo sul fatto che i “veri eroi” erano quelli sul campo. In un panorama cinematografico invaso da immaginari di “supereroi”, ho pensato che fosse il momento di celebrarne uno vero. Andrew Garfield ha veramente incarnato il personaggio e ha catturato l’essenza di Desmond Doss, e il cast e la troupe non sono stati certo da meno. Sono grato per il contributo di tutti. È stato un privilegio e un onore poter raccontare questa storia”.

Hacksaw-RidgeGibson osserva che Doss non si è mai definito un obiettore di coscienza. Questo era un termine dell’esercito. Lui si definiva invece come un “cooperatore di coscienza”, credeva con instancabile tenacia che avrebbe potuto contribuire moltissimo senza dover uccidere altri esseri umani. “Era un cooperatore nel senso che con passione voleva unirsi alla guerra, ma voleva essere qualcuno che non togliesse la vita, ma la salvasse”, dice Gibson. “Ci si deve chiedere, che tipo di folle va in quel tipo di terrore a Okinawa senza essere armato? Doss ha sfidato quello che nessuno avrebbe mai osato sfidare in quella situazione. Qualcuno mi ha detto che le Medaglie all’Onore sono di solito date a persone che in un preciso momento prendono una decisione d’impulso e fanno una cosa eroica. Una delle cose che mi ha colpito è che Desmond a Okinawa è stato eroico per 24 ore al giorno, per un mese intero. Ha portato l’eroismo a un altro livello, cosa che non si vede spesso”.

Nella primavera del 1945, quando la guerra nel Pacifico è arrivata ai suoi ultimi – e più letali – giorni, e l’esercito degli Stati Uniti a Okinawa ha affrontato alcuni dei combattimenti più feroci in assoluto, un solo soldato rimane in piedi fuori dalla massa. Lui è Desmond T. Doss, un obiettore di coscienza, che nonostante avesse giurato di non uccidere, ha lavorato con coraggio come medico, senza armi, nella fanteria … ed ha continuato da solo a salvare la vita di decine di suoi commilitoni caduti sotto il fuoco senza sparare un solo proiettile.

Dedito avventista del settimo giorno, Doss viveva in Virginia, quando si arruolò come volontario nell’esercito degli Stati Uniti. Non aveva alcun interesse a combattere, ma piuttosto voleva servire la patria come medico “non combattente”. Non era certo un percorso abituale nelle gerarchie militari, ma Doss non si è arreso. Magro, vegetariano e disposto a lavorare anche di sabato (giorno di osservazione per gli avventisti, come la domenica cristiana), Doss è stato inizialmente deriso e maltrattato dai suoi compatrioti che, convinti che sarebbe stato un pericoloso peso per loro in trincea, hanno provato in tutti i modi possibili di cacciarlo dall’esercito. Ma Doss ha resistito fino a Okinawa, dove alla sua unità è stato ordinato di partecipare alla cattura, quasi impossibile, dell’imponente scarpata di Maeda, anche nota come Hacksaw Ridge. In cima a questa ripida e incombente scogliera di 120 metri, si trovavano nidi fortificati di mitragliatrici, trappole esplosive e soldati giapponesi nascosti nelle grotte, che avevano promesso di combattere fino alla fine.

La-Battaglia-di-Hacksaw-RidgeFu lì che Doss ha dimostrato di avere non solo saldi principi, ma anche un raro coraggio. Di fronte a un pesante e disperato assalto di fuoco, Doss ha rifiutato di cercare riparo. Quando al suo battaglione è stato ordinato di ritirarsi, lui è rimasto indietro ed è corso più volte avanti e indietro, con nient’altro che le sue convinzioni, per trascinare in salvo circa 75 uomini gravemente feriti, che erano destinati a morire se lui non fosse intervenuto. Doss ha ricevuto la Medaglia d’Onore dal presidente Harry Truman nel mese di ottobre del 1945, con una citazione che riporta l’attenzione al suo “eccezionale coraggio e inflessibile determinazione di fronte a condizioni disperatamente pericolose”. Fu allora che il viaggio per portare la storia di Doss sullo schermo è iniziato. Coloro che hanno ascoltato quello che aveva fatto Doss e avevano capito quanto fosse stato insolito (ci sono stati solo altri due obiettori di coscienza insigniti della Medaglia d’Onore), hanno immediatamente notato quanto fosse potente e provocatoria quella storia. Ma sarebbe passato un altro mezzo secolo prima che divenisse realtà, in parte anche perché Doss aveva scelto di condurre una vita tranquilla e umile, senza la notorietà che un film gli avrebbe portato. Ma adesso, con una sceneggiatura del drammaturgo vincitore del premio Pulitzer Robert Schenkkan (The Kentucky Cycle, All the way) e lo scrittore australiano Andrew Knight (The Water Diviner), così come un team altamente esperto guidato dal regista premio Oscar Mel Gibson, la storia di Doss viene finalmente raccontata come solo il cinema del 21° secolo sarebbe in grado di fare. Non è solo la storia di ciò che gli uomini hanno sopportato a Okinawa, ma anche di quelle persone care che da casa hanno influenzato e sostenuto le convinzioni di Desmond Doss.

Il produttore di La battaglia di Hacksaw Ridge, Bill Mechanic, spiega: “Desmond non ha mai voluto vendere i diritti sulla sua vita, non voleva la popolarità, sentendo che sarebbe stata una contraddizione per se stesso. Solo fino alla fine della sua vita, quando la gente lo ha convinto che era giunto il momento di raccontare la storia, in modo che avrebbe continuato a vivere”. Doss è morto all’età di 87 anni, nel marzo del 2006. Diversi anni prima, il regista Terry Benedict aveva ricevuto la sua benedizione per iniziare a produrre un documentario su di lui, “L’obiettore di coscienza”, e si era assicurato i diritti sulla storia della sua vita. Volendo allo stesso tempo anche esplorare, portando la storia di Doss al pubblico del cinema come un dramma a più livelli, Benedict ha incontrato il produttore David Permut, che a sua volta ha incontrato Mechanic, che era entusiasta di essere coinvolto. Mechanic dice: “Ho sempre visto questa storia come quella di un uomo che ha delle convinzioni molto forti – che vengono poi messe alla prova in un inferno assoluto – ma lui ne esce ancora più forte”.

Gibson ha voluto che a dominare fosse l’umanità del personaggio. Sulle sequenze di battaglia dice: “La parte importante è stata quella di dare il senso che quel posto fosse il peggiore mai visto da quegli uomini. E poi c’è Desmond, questo ragazzo che si arriva a conoscere e ad amare, gettato in questo terribile luogo dove potrà finalmente misurarsi con quegli standard che ha stabilito per se stesso”.

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