Black Panther dalla A alla Z

Il film dei Marvel Studios Black Panther vede T’Challa tornare nell’isolata e tecnologicamente avanzata nazione africana di Wakanda dopo la morte di suo padre, il re di Wakanda, per succedergli al trono e prendere il suo posto come legittimo re. Ma quando un vecchio e potente nemico farà ritorno, il suo ruolo come sovrano e la sua identità come Black Panther verranno messe alla prova e T’Challa sarà trascinato in un tremendo conflitto che metterà a rischio il destino di Wakanda e di tutto il mondo. Costretto ad affrontare tradimenti e pericoli, il giovane re dovrà radunare i suoi alleati e scatenare tutto il potere di Black Panther per sconfiggere i suoi nemici, mantenere Wakanda al sicuro e preservare lo stile di vita del suo popolo.

MBA1080_v014.1012Black Panther è interpretato da Chadwick Boseman, dall’antagonista Michael B. Jordan e da Lupita Nyong’o, Danai Gurira, Martin Freeman, Daniel Kaluuya, Letitia Wright e Winston Duke. Il cast include inoltre Angela Bassett, Forest Whitaker e un cattivissimo Andy Serkis.

Il film è diretto da Ryan Coogler e prodotto da Kevin Feige mentre Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Nate Moore, Jeffrey Chernov e Stan Lee sono i produttori esecutivi. La sceneggiatura è firmata da Ryan Coogler e Joe Robert Cole. Il film Marvel Black Panther arriva nelle sale italiane il 14 febbraio 2018, anche in 3D.

Chadwick Boseman spera che gli spettatori rimangano a bocca aperta vedendo Black Panther. “Mi auguro che la gente esca dalla sala dicendo ‘wow’” afferma Boseman. “Voglio che lo dicano per diverse ragioni: le interpretazioni, i momenti spettacolari, le scene di lotta, tutto quanto”.
Riflettendo, l’attore aggiunge: “Penso che abbiamo fatto questo film anche per cambiare la prospettiva. Il pubblico potrà vedere sotto una luce differente un supereroe con un colorito diverso che proviene da un mondo diverso. Ma in conclusione, l’unica cosa che vogliamo davvero è che rimangano a bocca aperta alla fine del film”.
Riassumendo, il regista Ryan Coogler afferma: “L’idea di dare vita a questa storia e a questi personaggi era già elettrizzante di per sé ma allo stesso tempo il film esplora anche i problemi umani che rendono Black Panther una persona normale. Soprattutto, non vedo l’ora di presentare la sua storia agli spettatori e vedere che effetto avrà su di loro, in particolare sui bambini, perché anche io ero un bambino la prima volta che conobbi questo personaggio attraverso i fumetti”.

Basato sul personaggio dei fumetti Marvel apparso per la prima volta nel numero 52 dei Fantastici Quattro (Vol. 1) pubblicato nel 1966, Black Panther si inserisce nella Fase 3 dei Marvel Studios. Nel corso di quattro anni e nove film, la Fase 3 permette al pubblico di conoscere nuovi eroi e proseguire le avventure dei personaggi più amati dai fan.

Nel 2016 i Marvel Studios hanno continuato a registrare un successo senza precedenti con l’uscita di Captain America: Civil War, che è arrivato nelle sale americane il 6 maggio registrando il quinto maggiore incasso d’apertura di tutti i tempi e incassando circa 1.1 miliardi di dollari in tutto il mondo.

Lo studio ha poi chiuso l’anno con il suo nuovo supereroe Doctor Strange, con Benedict Cumberbatch, Chiwetel Ejiofor e Rachel McAdams. Il film è uscito nelle sale americane il 4 novembre, conquistando il primo posto al botteghino e incassando oltre 659 milioni di dollari fino a oggi. Con questi due film i Marvel Studios hanno realizzato complessivamente 14 lungometraggi consecutivi che hanno conquistato il primo posto nel week-end di apertura: un numero da record.

Le epiche avventure cinematografiche dei Marvel Studios comprendono inoltre Iron Man, L’Incredibile Hulk, Iron Man 2, Thor, Captain America – Il Primo Vendicatore, The Avengers, Iron Man 3, Thor: The Dark World, Captain America: The Winter Soldier, Guardiani della Galassia, Avengers: Age of Ultron, Ant-Man e gli imminenti Guardiani della Galassia Vol. 2 (nelle sale italiane dal 25 aprile 2017), Spider-Man: Homecoming (6 luglio 2017), Thor: Ragnarok (nelle sale italiane dal 25 ottobre 2017) e Avengers: Infinity War (in arrivo nel 2018).

BLACK PANTHERAll’interno della mitologia Marvel la nazione africana del Wakanda, apparentemente povera, è in realtà la culla del vibranio, un metallo estremamente resistente. Famoso principalmente per essere il materiale che fornisce una forza inimmaginabile allo scudo di Captain America, il vibranio scatena la maniacale follia di Klaue che vuole dimostrarne l’esistenza e utilizzarne il potere. Questo metallo è una risorsa incredibile che da generazioni è parte integrante della cultura del Wakanda. L’impenetrabile minerale può assumere svariate forme, può essere intessuto all’interno della tuta di Black Panther, trasformato nello scudo di Captain America oppure utilizzato come fonte di energia per l’intero Paese, costruito su una gigantesca e inesauribile miniera di vibranio.

Il vibranio genera progresso, conoscenza, ricchezza e potere. È superiore rispetto a qualsiasi altra cosa che il mondo moderno possa immaginare e rende il Wakanda un gigante tecnologico isolato dal resto del pianeta.

Uno sguardo dietro al velo che ricopre il Wakanda rivela una cultura mistica e profondamente radicata nelle tradizioni africane. Questo mondo offriva possibilità inesplorate ai filmmaker e al team produttivo che si preparavano a trasporlo sul grande schermo.

Secondo il produttore esecutivo Nate Moore “per creare Black Panther e il Wakanda, bisognava trovare dei punti di riferimento reali che potessero fornire al film un’integrità che altrimenti non avrebbe avuto. Ma allo stesso tempo dovevamo realizzare un film emozionante e completamente inedito”.

Black Panther rappresenta la prima esperienza della scenografa Hannah Beachler nel regno dei fumetti ma la talentuosa designer ha abbracciato con entusiasmo l’opportunità di concettualizzare e articolare questo sfaccettato mondo fatto di vibranio, in cui la tradizionale estetica africana si sposa a una modernità altamente evoluta.

Questo compito è stato semplificato dal fatto che la Beachler collabora da molti anni con il regista. Dal lungometraggio premiato al Sundance Film Festival Prossima Fermata Fruitvale Station al grintoso film campione di incassi Creed – Nato Per Combattere, i due ormai si capiscono molto bene, tanto che la scenografa riesce spesso ad anticipare le scelte di Coogler.

lupita Black-PantherIl rapporto tra i due fa sì che la talentuosa e preparata costumista riesca sempre a pensare al di fuori dei confini di ciò che ha fatto precedentemente. “Ryan mi conduce sempre in luoghi che mi mettono continuamente alla prova e mi costringono a superare i miei limiti”, afferma la Beachler. “È molto collaborativo e arrivati a questo punto ci fidiamo l’uno dell’altra abbastanza da metterci alla prova e scambiarci idee. Si tratta del nostro terzo progetto insieme e anche del più ambizioso, dunque è stato un viaggio emozionante da tantissimi punti di vista”.

I fumetti erano un nuovo mezzo di espressione per la Beachler ma dopo aver chiesto consiglio a suo figlio, un adolescente appassionato di fumetti, la scenografa ha subito capito di dover scavare in profondità nel linguaggio di Black Panther. Dalle prime storie illustrate da Jack Kirby alle più recenti interpretazioni firmate da Ta-Nehisi Coates, la Beachler ha scoperto una mitologia estremamente ricca, in cui il supereroe era protagonista di storie molto attuali dal punto di vista sociale.

“Da sempre la serie a fumetti di Black Panther affronta tematiche serie ma le avvolge in una confezione divertente” commenta la Beachler. “È meraviglioso che un personaggio dei fumetti sia così longevo, era importante citare tutti gli artisti che hanno lavorato a questi fumetti nel corso degli anni e soprattutto era necessario partire da lì e mantenermi fedele alla storia, per poi aggiornarla al 2017 in base alle indicazioni di Ryan”.

Armata di molteplici ricerche, la scenografa Beachler ha avuto lunghissime riunioni con Coogler, durante le quali i due condividevano fotografie e ispirazioni provenienti dai loro rispettivi viaggi in Africa. Attraverso questa collaborazione e utilizzando un linguaggio visivo molto fluido, la Beachler è riuscita a mantenere un occhio di riguardo nei confronti del canone dei fumetti di Kirby aggiornando all’era contemporanea tutte le caratteristiche di questa nazione africana all’avanguardia.

Dal punto di vista della storia, il compito principale della Beachler era quello di incorporare il vibranio, la risorsa più importante del Wakanda, all’interno di ogni cosa. Decisa a ritrarre con esattezza tutti i dettagli, prima ancora di iniziare a incorporare il vibranio negli scenari del Wakanda, la Beachler ha consultato numerosi esperti di attività estrattive e metallurgia per capire quali sarebbero potute essere le potenziali fasi di questo potente materiale alieno.

Quasi tutte le scenografie del Wakanda ideate dalla Beachler e dal suo team sono state costruite nei teatri di posa di Atlanta. Questi set comprendevano il Consiglio Tribale, il Wakandan Design Group (il centro di ricerca e sviluppo in cui Shuri lavora per far progredire questo Paese ricco di vibranio), l’antica Sala dei Re costruita sotto terra e le Warrior Falls, dove hanno luogo i venerabili riti tradizionali del Wakanda.

Una delle scenografie più maestose è il set degli esterni delle Warrior Falls, costruito in un backlot a nord di Atlanta. Per il pubblico si tratta del primo sguardo dietro il sipario del Wakanda e mette in luce le tradizioni secolari del Paese e lo sfarzo tipico dei rituali wakandiani.

Ispirato alle imponenti cascate di Oribi Gorge in Sudafrica, la realizzazione del set delle Warrior Falls ha richiesto uno sforzo sbalorditivo da parte del dipartimento addetto alle scenografie, del dipartimento addetto agli effetti speciali diretto dal produttore veterano dell’effettistica Dan Sudick e del dipartimento addetto agli effetti visivi diretto da Geoff Baumann.

Le dimensioni del set delle Warrior Falls erano di 36 metri per 22. Il set era alto 10 metri e il lago era rialzato di quasi 2 metri rispetto al pavimento. La parete rocciosa costruita dagli scenografi era alta 9 metri: questo ha fornito a Coogler e alla direttrice della fotografia Rachel Morrison la possibilità di girare le scene da qualsiasi angolazione immaginabile con ampi movimenti di macchina, riprendendo da vicino le scene d’azione nel Lago delle Sfide o realizzando panoramiche a volo d’uccello dall’alto.

Sullo schermo l’intera parete rocciosa delle Warrior Falls sembrerà alta 30 metri grazie alla CG che va a integrare il set costruito in studio. Per la sicurezza delle comparse, il team addetto agli stunt ha dovuto installare delle attrezzature da arrampicata per mettere in sicurezza tutte le comparse che si trovavano sulle pareti rocciose.

Il dipartimento di artigiani nella Beachler ha realizzato la struttura del set scolpendo a mano del polistirolo industriale che è stato poi meticolosamente intonacato e dipinto per somigliare a un’antica parete di roccia. Per questo set sono stati utilizzati più di 707m³ di polistirolo scolpito per rispecchiare le rocce presenti nelle cascate di Oribi Gorge in Sudafrica.

Il set rialzato era provvisto di molteplici cascate che riversavano acqua all’interno di un lago costruito nella parte inferiore, in cui avrebbero poi avuto luogo svariate scene cruciali. Il team di Sudick ha ideato una cascata completamente funzionante e un lago ai piedi del dirupo dotato di sei grandi pompe sommergibili che pompavano oltre 473.176 litri d’acqua a temperatura controllata dentro al set, a un ritmo di 113.560 litri al minuto, per poi farli ricircolare attraverso il sistema.

MOTHERLAND_EW_Spread.40.fin.JPGLa scenografa ha addirittura progettato e costruito un ingegnoso sistema di tunnel nascosti nella parte posteriore del set per permettere a più di un centinaio di comparse, con le elaborate vesti tribali delle quattro tribù del Wakanda – la Tribù dei Mercanti, la Tribù di Confine, la Tribù dei Minatori e la Tribù del Fiume – di accedere ai diversi piani della meravigliosa scenografia.

A conti fatti l’eccezionale impresa di costruzione del fantastico set, durata quattro mesi, è valsa ogni fotogramma girato nel corso delle due settimane di riprese.

Gli attori hanno apprezzato moltissimo lo sforzo fatto per creare un ambiente reale. “Avevamo le Warrior Falls”, afferma Angela Bassett. “Il rumore dell’acqua, le montagne, la sala del trono… potevamo vedere in prima persona il mondo dei nostri personaggi. Riuscivamo a comprendere la portata e la magnificenza di questi luoghi”.
Letitia Wright è d’accordo. “È stato meraviglioso. Non ero mai stata su un set del genere. Sento già la mancanza delle persone e delle percussioni che suonavano. Eravamo un popolo che si muoveva, ballava e cantava. Per me è stato fantastico da vedere, poiché mi ha mostrato le radici da cui proveniamo. Quel luogo e la nostra madrepatria sono fantastici”.

Il set del Consiglio Tribale, dove si svolgono ufficialmente le faccende di Stato, è un ottimo esempio di come il vecchio mondo si amalgami con il nuovo. Il set è stato realizzato tramite una combinazione tra eleganti scenografie costruite da zero e integrazioni digitali realizzate dal supervisore degli effetti visivi Geoffrey Baumann, che si è occupato di numerosi blockbuster firmati Marvel Studios, tra cui il recente Doctor Strange.

Il set del Consiglio Tribale ha richiesto molte riflessioni e un lungo processo di design. Dopo aver dato uno sguardo al linguaggio visivo del film, che comprendeva molte forme tondeggianti, la Beachler ha deciso di realizzare la stanza basandosi sul concetto del cerchio della vita che esiste in numerose culture. Inoltre la scenografa voleva unire stili vecchi e nuovi. “Volevamo che la tecnologia mettesse in luce le cose più antiche” afferma la Beachler. “Così abbiamo provato a fondere il concetto del passato con quello del futuro, con il passato che non viene mai dimenticato. È sempre lì”.

Per comunicare questa sensazione, il team della Beachler ha deciso di inserire un rudere nel mezzo della stanza, sotto a un pavimento di vetro con un aspetto all’avanguardia. In questo modo il consiglio tribale è situato proprio sul rudere: un simbolo della storia antica. Sulle colonne di metallo della stanza la Beachler ha fatto scrivere alcune parole in un antico linguaggio nigeriano e una delle comparse li ha subito notati. “Ha guardato le iscrizioni e ha detto che capiva cosa c’era scritto”, racconta la Beachler. “E ha detto anche che avevano un aspetto bellissimo. In questa ambientazione all’avanguardia c’è un testo del quinto secolo. E funzionava alla perfezione”.

Secondo Lupita Nyong’o la stanza del Consiglio Tribale era davvero motivante. “Il livello produttivo di questo film è strabiliante” afferma. “Ricordo di essere andata sul set in un giorno in cui non avevo scene e stavano girando un momento del consiglio tribale. Mi ha fatto venire i brividi, poiché ai miei occhi rappresentava l’immagine di come sarebbero potute essere le nazioni africane se solo avessero avuto modo di svilupparsi per conto proprio!”.
Una delle scenografie preferite della Beachler è stata anche uno dei set più ambiziosi costruiti dalla produzione, sia dal punto di vista del design sia per la portata delle scene d’azione e delle riprese: il set del casinò illegale. Nascosto al di sotto del movimentato e affollato mercato del pesce di Jagalchi a Pusan, in Corea del Sud, il casinò è un luogo lussuoso in cui si corrono grandi rischi. L’aspetto e il design dell’opulento casinò sono in netto contrasto con le luci, i rumori e gli odori del mercato al di sopra di esso.
È qui che si svolge il primo epico incontro tra T’Challa, Ross e Klaue, che finisce male e scatena una sequenza d’azione al cardiopalma, composta da un combattimento ottimamente coreografato e da un pericoloso inseguimento in automobile per le strade di Pusan.

Le scene in interni sono state girate ad Atlanta mentre l’inseguimento in macchina ad alta velocità è stato girato nella movimentata città costiera di Pusan. Coogler era interessato all’area di Pusan poiché offriva lo scenario perfetto per la sequenza che aveva immaginato. “Eravamo assolutamente esaltati di poter girare Black Panther a Pusan”, afferma con entusiasmo Coogler. “Questa città possiede un’energia meravigliosa e offre un grande mix tra architetture moderne ed edifici storici sullo sfondo di un bellissimo ambiente costiero. Mi ha subito ricordato il luogo da cui provengo, la baia di San Francisco”.

Per quasi due settimane l’unità addetta alle scene d’azione di Black Panther, capeggiata dal regista della seconda unità Darrin Prescott e dallo stunt coordinator R.A. Rondell, ha lavorato nella città di Pusan, situata ai piedi del Monte Geumjeong, per girare l’elettrizzante e travolgente inseguimento fra automobili, che attraversa luoghi iconici come Gwangalli Beach e il Distretto di Haeundae.

Per Andy Serkis, che interpreta Ulysses Klaue, condividere nuovamente lo schermo con il suo collega de Lo Hobbit Martin Freeman in un epico scontro all’interno di un casinò sudcoreano ha rappresentato un’esperienza spensierata e divertente. “È stato grandioso girare quella scena”, afferma Serkis parlando della travolgente sequenza d’azione. “Mi è piaciuto molto lavorare nuovamente con Martin. Ci siamo divertiti moltissimo a girare la scena del casinò, una sequenza estremamente spettacolare con grandi momenti d’azione e alcuni degli stunt fisici più spettacolari a cui io abbia mai assistito in un film. È stato fantastico”.
Forse Winston Duke riassume il valore produttivo di Black Panther nel modo migliore dicendo “È sconvolgente, ti lascia semplicemente senza parole e a bocca aperta. Basta guardare le scenografie, i costumi, i colori e i suoni per capirlo. Sarà bellissimo”.

Il passo successivo per portare il Wakanda sul grande schermo è stato affidato all’affermata costumista Ruth Carter, che al fianco dello special effects makeup designer candidato all’Oscar® Joel Harlow e del capo del dipartimento addetto alle acconciature Camille Friend, ha catturato il cuore e l’anima del popolo del Wakanda.

Fondamentalmente la Carter ha lavorato per realizzare le sue creazioni secondo la tradizione africana più appropriata, arricchendole di quegli elementi fantastici che sono parte integrante della misteriosa cultura wakandiana. Ha lavorato a stretto contatto con la squadra degli scenografi per sviluppare una tavolozza cromatica complementare, ricca dei vibranti colori e delle forme tipiche della cultura africana. Il suo obiettivo era riuscire a catturare la tradizione africana e amalgamarla all’interno del paesaggio visivo e della narrazione del film.

“Ho studiato tutto il continente e un’ampia varietà di popoli, come i Masai o i Suri”, afferma la Carter. “Tutto ciò ha formato la struttura su cui abbiamo costruito il Wakanda. Quasi tutti i lettori sanno che il Wakanda si trova in un’area montuosa ed è un luogo segreto che non commercia o interagisce con il resto del mondo. Hanno una tecnologia più avanzata rispetto alle altre civiltà. Abbiamo creato quel mondo e allo stesso tempo abbiamo cercando di creare una cultura e un orgoglio nazionale che fossero fedeli alla location”.

Quando si è trattato di cominciare a concettualizzare da zero la cultura di questa nazione fittizia, la Carter si è sentita piuttosto in soggezione. Ma allo stesso tempo secondo lei era proprio questo il lato più interessante del progetto di Black Panther.

“Il Wakanda è un mondo vasto e sconosciuto e infatti, da molteplici punti di vista, è stata proprio la sfida rappresentata dall’ignoto a spingermi ad accettare questo lavoro” afferma la Carter. “Aldilà di ciò che era già stato stabilito nel regno dei fumetti, sapevo ben poco di questo luogo ma quando ho iniziato le mie ricerche ho capito che avremmo potuto creare un luogo di fantasia, un posto ricco di cultura africana, nato dalla nostra immaginazione. Ognuno di noi aveva una visione diversa del mondo di Black Panther che però non è mai stato trasposto sul grande schermo, il che è davvero entusiasmante”.

La Carter è un artista ma è anche profondamente conscia della linea sottile che separa le esigenze creative dai bisogni pratici. I suoi design dovevano soddisfare il suo standard creativo e sopportare allo stesso tempo l’usura e il deterioramento a cui sarebbero stati sottoposti nel corso delle scene d’azione dell’Universo Cinematografico Marvel.

BlackPantherPer Black Panther i filmmaker sapevano di dover alzare la posta in gioco del loro supereroe con una nuova tuta migliorata. All’inizio del film Boseman indossa lo stesso costume visto in Civil War ma poi ottiene una tuta migliorata grazie alla magia tecnologica di Shuri e all’acume di Ryan Meinerding, capo del gruppo di visual development dei Marvel Studios.

Nel film la nuova tuta di Black Panther è intessuta con il vibranio, dunque la Carter ha deciso di snellire il costume e usare un materiale più leggero. Lo strato di vibranio, che in realtà è una Missile Suit argentata, è visibile al di sotto di un rivestimento fatto di un tessuto molto sottile, sul quale è stato impresso un motivo formato da vari triangoli tribali ripetuti, noto come Okavango. La tuta ha anche un medaglione non troppo appariscente inciso sulla piastra pettorale e una nuova collana di denti di pantera che amplifica l’aspetto tribale, come anche la nuova versione dell’elmetto.

“La nuova tuta è leggermente più aerodinamica e Black Panther è in grado di fare molte più cose con un costume più semplificato” afferma la Carter riguardo al nuovo design.
Coogler aggiunge: “Forse non tutti gli spettatori sanno che la tuta di Black Panther non è un costume da supereroe. È un’uniforme militare e ha una lunga storia. Quando entra in scena, la reazione degli altri personaggi ci fa capire che è come l’uniforme di un generale con quattro stelle”.
Visualizzare e progettare i costumi per il corpo di sicurezza di T’Challa, le Dora Milaje, ha rappresentato un’altra sfida che è stata accolta con gioia da Meinerding e dal suo team addetto allo sviluppo visivo. La squadra voleva che i costumi di queste fiere guerriere avessero un significato e una base storica. Sono una delle parti più importanti e riconoscibili dei fumetti di Black Panther, dunque la Carter le ha vestite con una tunica sagomata, utilizzando ancora una volta le influenze tribali come punto di riferimento e integrando motivi tribali all’interno del design, aggiungendo del tessuto su tutti i costumi.

Sopra al costume di base ogni Dora Milaje indossa una pettorina in cuoio con delle decorazioni di vibranio e degli elaborati talismani ornati di perline. Una fibbia molto semplice sulla parte centrale è stata trasformata in una testa di pantera personalizzata in metallo. Come per le armature giapponesi, la pettorina è considerata un prezioso cimelio di famiglia che viene tramandato di madre in figlia attraverso le generazioni.

La Carter ha chiesto a un designer di gioielli di realizzare degli articoli speciali unici nel loro genere, come le armature per le spalle delle Dora, le loro caratteristiche collane e cavigliere e la piastra pettorale in metallo di Okoye.

La Carter è stata in grado di impiegare stili di ogni tipo per la famiglia reale, a partire dall’eccentrico abbigliamento di Shuri. La principessa sfoggia uno stile Afro-Punk giovanile e audace, arricchito da un eccentrico mix di colori tribali molto accesi, adornato di gioielli e collane bizzarri e completato da un nuovo paio di Nike.

Parlando del suo look, Letitia Wright afferma: “Amo l’apporto offerto da Ruth Carter al film. Shuri ha uno stile fantastico e tutto ciò che indossa è stato creato da Ruth insieme a Ryan. Lo adoro perché è così diverso da me. Sono una persona molto semplice e rilassata dal punto di vista dell’abbigliamento, invece Shuri indossa tantissimi colori brillanti e molti tagli, forme e design bizzarri. È un misto di elementi tribali e abiti giovanili. La parola tribale sta a indicare le cose tradizionali che si possono trovare in Sudafrica e intorno al continente africano. Quando si tratta di moda e stile, Shuri percorre un sentiero tutto suo. Indossa ciò che ama. Forme strane, colori brillanti, anelli cool. È semplicemente una ragazzina cool”.
In qualità di Regina Madre, Ramonda ha uno stile più raffinato e tradizionalista. Forme e tessuti semplici ma eleganti, tutti adornati con dei copricapi ugualmente sofisticati. L’attenzione della Carter ai dettagli è divenuta evidente quando ha commissionato un copricapo stampato in 3D ispirato a quelli degli Zulu e un mantello per completare l’aspetto unico della regina.

Descrivendo i suoi costumi, la Bassett afferma: “Ho un abito lungo con decorazioni in oro che raffigurano caratteri, lettere e simboli africani. In più indosso magnifici copricapi ispirati allo stile Zulu, un mantello che mi ricade sulla schiena e una splendida filigrana realizzata da Ruth Carter attraverso le nuove tecniche di stampa 3D. Il costume è davvero bellissimo e aiuta Ramonda a emergere all’interno di questa incredibile folla composta da individui che indossano abiti magnifici e coloratissimi”.
Nella nazione fittizia del Wakanda ciascuna tribù utilizza colori specifici che sono stati ideati da Coogler insieme alla Carter. L’obiettivo era far sì che la teoria dei colori fosse applicabile soltanto alle specifiche tribù del Wakanda.
Per esempio, il colore blu rappresenta il pericolo o i guai dunque il blu è stato utilizzato per la tribù di Confine che svolge la funzione di un corpo di polizia. Anche il personaggio di Killmonger indossa abiti blu. Nessuno degli altri personaggi indossa abiti dalle tonalità blu.
La tribù del Fiume a cui appartiene Nakia, usa il verde. Lupita Nyong’o che interpreta Nakia, sfoggia molteplici sfumature di verde nei vari abiti che indossa. La Carter afferma: “Le sfumature di verde si mescolano bene l’una con l’altra perché il verde ricorda la natura. Ma ho tentato anche di utilizzare colori che potessero supportare il verde e renderlo più rigoglioso, come per esempio il giallo o il chartreuse”.
La Nyong’o, che interpreta una spia wakandiana stanziata in diversi Paesi, indossa svariati costumi nel film: da una giacca di pelle abbinata a un paio di stivali, a vestiti lunghi e abiti da sera, fino a una tenuta da guerriera. “Adoro il look di Nakia”, commenta la Nyong’o. “Viaggia per il mondo e il suo stile è sicuramente influenzato dalle esperienze che ha avuto. È concreto e pragmatico ma possiede anche un elemento eccentrico. Amo questo suo lato. In più indossa anche il colore della Tribù del Fiume, ossia il verde”.
Nel ruolo di Killmonger, Michael B. Jordan sfoggia un look contemporaneo e la maggior parte dei suoi abiti proviene da Los Angeles. Ma indossa anche una speciale tuta da pantera, che è stata progettata da Meinerding. Come spiega la Carter “La tuta di Killmonger è incredibilmente speciale e punteggiata d’oro. Per realizzarla, gli abbiamo fatto indossare una vera tuta d’oro sotto alla tuta nera da pantera. Gli abbiamo dato una collana d’oro molto pesante. Rispetto a Black Panther, ha un look più ostentato, un po’ più street, direi”.
L’armoniosa collaborazione tra i membri della squadra si è estesa anche a Joel Harlow e Camille Friend. I due hanno lavorato a stretto contatto per ideare le componenti finali del look di ciascuno dei membri del cast principale e di circa una dozzina di attori di contorno.

Come i suoi colleghi, anche Harlow ha svolto molteplici ricerche per ideare il makeup. Tutto ha avuto origine dalle tradizioni africane, non importa se provenivano dalle pagine di National Geographic, da libri sui rituali africani, da opere di body painting, da riferimenti storici o semplicemente dai fumetti del catalogo di Black Panther. Tutti questi elementi hanno giocato un ruolo nel design del makeup.

Parlando dei motivi che hanno dato origine al suo procedimento creativo, Harlow afferma: “Visivamente, la nostra ispirazione proveniva principalmente dalle tradizioni africane. L’obiettivo era realizzare qualcosa che fosse interessante dal punto di vista visivo, mantenendo allo stesso tempo una coerenza relativa al significato di ogni cosa, dai marchi tribali fino ai caratteri e al design utilizzati in un determinato tatuaggio”.
Come accaduto per le scenografie e i costumi, il vibranio è stato incorporato nel lavoro di Harlow in modo inaspettato. Il motto era “Non ci sono limiti” e Harlow si è assicurato di esplorare questo concetto da tutti i punti di vista.

Oltre ad avere il compito di creare trucchi speciali o effetti prostetici da applicare ai volti degli attori, il team di Harlow si è anche occupato di creare svariate gorgiere uniche nel loro genere per il guardaroba di Shuri. Dopo aver effettuato alcuni calchi del corpo della giovane attrice, la squadra di scultori diretta da Harlow ha realizzato a mano dei pezzi singoli. Il risultato finale è stato poi incollato sulla mascella dell’attrice, dando alla Wright una completa capacità di movimento nelle scene di dialogo e nelle sequenze d’azione ad alta velocità.

MICHAEL B JORDAN Michael B. Jordan, che interpreta Erik Killmonger, doveva trascorrere ogni giorno circa due ore e mezza in sala trucco mentre il makeup designer Joel Harlow e altri tre truccatori applicavano alla parte superiore del suo corpo circa novanta stampi di silicone scolpiti individualmente. Questo processo di applicazione delle “scarificazioni” comportava il trasferimento di ciascuno stampo sul corpo dell’attore, dopodiché gli stampi venivano dipinti per avvicinarsi il più possibile al colore della pelle di Jordan. Le cicatrici di Killmonger indicano quante persone ha ucciso nel corso degli anni.

Jordan spiega “Le scarificazioni servono a ricordargli cosa sta affrontando e cosa lo spinge a continuare la sua missione. Uccide per una ragione ed è convinto di fare la cosa giusta. I marchi sacrificali sul suo corpo gli ricordano costantemente di rimanere concentrato e di portare avanti la sua missione fino alla fine”.
Anche la Friend si è spinta oltre i limiti per evocare una vasta gamma di stili con le acconciature degli attori. Dalle tradizionali trecce africane a elaborate sculture di capelli fatte di creta fino a parrucche personalizzate fatte a mano, la Friend e la sua squadra hanno sperimentato svariati tessuti, colori, fibre naturali, fiori, bacche e persino l’onnipresente vibranio (fili rivestiti di metallo) per realizzare la visione di Coogler, il quale aveva immaginato una società wakandiana stratificata che abbracciava pienamente il proprio passato, presente e futuro.

Per la Friend, uno dei progetti più faticosi ha dato vita a un personaggio dotato di un aspetto estremamente particolare: la Regina Ramonda, la quale sfoggia dei dreadlocks argentati che le arrivano fino alla vita. La parrucca è stata realizzata con 120 porzioni di capelli che sono stati letteralmente arrotolati a mano per formare molteplici dreadlocks.

La Friend ha inoltre aggiunto delle extension a forma di dreadlocks per rendere ancora più particolare l’aspetto di Michael B. Jordan nel ruolo del letale Killmonger. Si tratta di un look completamente inedito per l’attore e l’esperta acconciatrice ne va particolarmente fiera. Afferma: “L’aspetto di Killmonger è davvero cool. Abbiamo chiesto a Michael di farsi crescere i capelli più che poteva e poi abbiamo aggiunto le extension. È stata un’ottima soluzione per dargli un aspetto completamente diverso. Possiede un aspetto più pericoloso e imprevedibile che lo rende un villain diverso dagli altri”.

Sebbene anche le trecce africane di Letitia Wright fossero state abbinate a una testa parzialmente rasata e decorata con un motivo tribale, è stato davvero difficile rasare a zero i capelli di Danai Gurira, Florence Kasumba e tutte le altre attrici che interpretavano le Dora Milaje per rispecchiare i fumetti di Black Panther.

“È stata una giornata molto difficile”, racconta la Friend, “e abbiamo preso molto sul serio il nostro compito. Per alcune donne i capelli rappresentano il loro orgoglio e la loro gioia, dunque è davvero difficile rasarli a zero e mantenerli in questo stato per mesi. Siamo stati molto pazienti e se qualcuno ci chiedeva qualche minuto di pausa glielo concedevamo. Alla fine avevano un aspetto meraviglioso specialmente quando le abbiamo viste con il costume da Dora Milaje e le armi”.

È stato deciso quasi subito che la lingua Xhosa, una delle lingue ufficiali del Sudafrica, sarebbe stata la lingua del Wakanda e che, di conseguenza, la cultura del Wakanda si sarebbe ispirata a quella Xhosa. Si era già verificata una situazione simile nel film Marvel Captain America: Civil War, in cui l’acclamato attore sudafricano John Kani aveva utilizzato il suo accento originario per interpretare il Re T’Chaka. Per questo motivo anche Chadwick Boseman, che interpreta T’Challa/Black Panther, ha utilizzato il medesimo accento.

Con un cast internazionale composto da attori provenienti da diversi Paesi e regioni del mondo, la dialect coach Beth McGuire aveva il compito di mantenere una coerenza interna nel modo in cui si esprimevano i personaggi. La McGuire è una linguista che lavora con gli studenti dello Yale Repertory Theatre e aveva già lavorato con Lupita Nyong’o nella piéce teatrale di Danai Gurira Eclipsed, catturando l’attenzione di Coogler.

Alle prese con il compito di delineare le caratteristiche del Wakanda e il ruolo dei vari linguaggi all’interno della narrativa, il regista si è rivolto alla McGuire per lavorare con lo Xhosa e le altre lingue, tra cui l’Igbo, che viene parlato in Nigeria e nel film rappresenta la lingua della provincia wakandiana di Jabari, un po’ di lingua coreana e ovviamente l’afrikaans, parlato dal personaggio di Klaue interpretato da Serkis.

Per Winston Duke, che interpreta M’Baku, fare pratica con i linguaggi è stato divertente. “Il modo in cui il mio personaggio si esprime è influenzato dalla lingua Igbo, parlata in Nigeria” afferma. “Non è esattamente Igbo ma è influenzato dall’Igbo perché il resto del cast usa la lingua Xhosa sudafricana. Dunque si esprimono in un modo molto specifico, realistico e concreto. Il popolo di M’Baku invece è composto da montanari che vivono isolati dal resto della civiltà wakandiana e dunque hanno sviluppato la loro cultura. Volevamo che la loro lingua possedesse una personalità unica e una certa bellezza. Quindi ci siamo basati sull’Igbo e questo è stato di grande aiuto. Il ritmo di quel linguaggio ha influenzato il ritmo del mio personaggio”.
Lavorando insieme a McGuire, l’attore sudafricano Atandwa Kani (interprete di T’Chaka da giovane e figlio di John Kani che interpreta Re T’Chaka da anziano) ha svolto il ruolo di consulente culturale, mettendo la sua conoscenza del Sudafrica al servizio dei filmmaker. Il suo contributo si è dimostrato indispensabile per le scene ambientate nelle strade e nelle zone rurali del Wakanda ma soprattutto per le riprese dell’epica sequenza delle Warrior Falls, in cui dozzine di cittadini del Wakanda assistono all’incoronazione di T’Challa.

Secondo Coogler, Feige e il cast, i dettagli sono la cosa più importante e la partecipazione di Kani ha aggiunto un ulteriore strato di autenticità al progetto. Kani ha illustrato nel dettaglio tutte le sfumature culturali di ogni movimento, ogni saluto tradizionale, ogni canzone e ogni danza. In un’occasione, ha coinvolto ogni persona presente sul set nell’esecuzione di svariate canzoni, mentre i musicisti suonavano per mantenere alta l’energia e lo spirito durante giorni di riprese particolarmente difficili. Spesso, questi momenti estremamente genuini sono stati inseriti nelle scene del film.

Gli stunt coordinator Andy Gill e Jonathan Eusebio avevano il compito di creare scene d’azione inventive e stratificate che fossero complementari alla narrazione di Coogler. I due avevano già creato sequenze d’azione impareggiabili per Marvel Studios in passato e sono famosi tra i loro colleghi e il pubblico grazie alle loro scene di lotta impressionanti ed eseguite dal vivo e alle loro coreografie degli stunt.

Come per le altre produzioni Marvel Studios, gli attori dovevano possedere un livello minimo di forza e forma fisica che poteva essere arricchito tramite addestramenti con le armi, sessioni di arti marziali o altre discipline specializzate, per rispondere alle difficili esigenze di un film d’azione- avventura.

Per Gill, una delle sorprese più inaspettate è stata l’estrema determinazione del cast nel prepararsi per gli stunt e la loro disponibilità nell’eseguire fin nei minimi dettagli tutte le sequenze d’azione ideate da lui ed Eusebio. “Per Black Panther siamo stati benedetti dalla presenza di attori che desideravano davvero eseguire in prima persona gli stunt e in questo film non era affatto semplice” commenta Gill. “Ci sono moltissime scene di lotta. Chadwick, Michael, Lupita, Danai, Letitia, Florence e il resto della squadra delle Dora si sono impegnati al 200%. Li abbiamo fatti provare e allenare per quasi tre mesi prima dell’inizio delle riprese”.

Nel corso del periodo di allenamento, gli stunt coordinator hanno stabilito una routine e poi hanno iniziato ad aumentarne la difficoltà a ogni livello. Lo stesso procedimento è stato applicato all’addestramento con le armi che è proseguito anche durante le riprese per mantenere sempre alto il livello di attenzione

L’obiettivo di Gill ed Eusebio era assicurarsi di soddisfare la visione di Coogler e magari riuscire anche a superarla. Trascorrere centinaia di ore con gli attori ha permesso ai due di vedere in prima persona di cosa fossero capaci e assicurarsi che le loro abilità venissero integrate nelle scene d’azione.

“Nel film quasi tutti gli attori eseguono in prima persona la maggior parte delle scene d’azione”, dichiara Eusebio. “Questo ci permette di ideare grandi sequenze d’azione perché gli attori possono rimanere nell’inquadratura più a lungo e non abbiamo bisogno di controfigure o trucchi cinematografici. Possiamo alzare l’asticella un po’ più in alto”.

Boseman, che può vantare la conoscenza di svariate arti marziali e un livello di forma fisica messo in luce nel memorabile combattimento di Civil War, sapeva cosa aspettarsi ma la Nyong’o, la Gurira, la Wright e tutti gli altri attori hanno cominciato da zero.

Per Boseman, la cosa più importante è eseguire le mosse in modo autentico, imparare la coreografia e adattarla alle proprie esigenze. Afferma: “Ovviamente è un lavoro molto difficile, che richiede tanta fatica. Ma è stato bellissimo collaborare con questi ragazzi per delineare lo stile dei movimenti. Per me è stata una delle cose più divertenti. È come una danza. Una parte di me voleva essere sicura di utilizzare movimenti e arti marziali africane in modo autentico per raccontare la storia del Wakanda come nazione militare. Sono stati apertissimi alle mie proposte. A volte sembrava che ci stessimo allenando per un combattimento vero. Quindi è stato divertente”.
Jordan, aveva messo in luce le proprie capacità fisiche nel ruolo da pugile in Creed – Nato Per Combattere, che ha richiesto un addestramento rigoroso, per questo si è allenato in un modo diverso ma ugualmente intenso per il ruolo di Killmonger. Jordan ha iniziato quasi subito ad addestrarsi nell’uso delle armi e a imparare e perfezionare svariati stili di combattimento: l’allenamento è andato avanti per mesi. Parlando di questo processo, Jordan afferma: “Non vedevo l’ora di affrontare il lato fisico di questo ruolo. Creed – Nato Per Combattere è stato il primo progetto nel quale ho dovuto trasformarmi in un’altra persona dal punto di vista fisico. Per sembrare un vero pugile, ho praticato allenamenti di boxe per un anno e mezzo. In questo film, c’è voluto un altro tipo di addestramento per trasformarmi in un killer delle forze speciali. Tutti gli addestramenti con i coltelli, le pistole e i combattimenti sono stati difficili ma molto divertenti”.
Nel film è stato incorporato un altro elemento caratteristico dei fumetti Marvel: le Dora Milaje, un plotone composto da donne potenti e inarrestabili che lavorano come guardie del corpo del Re e della famiglia reale. Queste guerriere alte, statuarie e con la testa rasata, che si muovono come una cosa sola e catturano l’attenzione di tutti ovunque vadano, sono una parte molto importante della serie a fumetti originale e hanno un ruolo fondamentale nella versione cinematografica.

Guidato da Okoye, il personaggio interpretato da Danai Gurira, il corpo di sicurezza è composto da otto attrici provenienti da tutto il mondo. I filmmaker e lo stunt team hanno incontrato centinaia di donne, tra cui controfigure cinematografiche e televisive, sportive provenienti dall’atletica leggera, ballerine e lottatrici di arti marziali miste, per riempire i ranghi della squadra.

Una volta selezionate, le donne hanno iniziato ad allenarsi insieme tutti i giorni e si sono calate facilmente nei panni delle potenti guerriere alle quali davano vita sul grande schermo. Le ore trascorse ad allenarsi con le armi, mettere alla prova la propria forza, fare fitness e provare le scene insieme, hanno creato un senso di cameratismo tra le attrici. “Tutte noi abbiamo dovuto rasarci i capelli a zero” afferma Danai Gurira “quindi ci siamo immediatamente trovate legate da un rapporto di sorellanza. È stato davvero bello trovare un senso di grazia ma anche di ferocia nelle Dora”.

Insieme al fight team coordinator Clayton Barber, Eusebio ha ideato le varie componenti dei combattimenti e ha supervisionato l’addestramento del cast prima di imparare le intricate coreografie. L’ispirazione proveniva principalmente dagli stili di combattimento africani ma alla fine sono state impiegate svariate influenze, come ad esempio la capoeira brasiliana.

Per le mosse sincronizzate ma allo stesso tempo fluide delle Dora Milaje, Eusebio ha insegnato alla Gurira e al resto della squadra una serie di mosse di base da eseguire con i bastoni e gradualmente ha aggiunto delle tecniche sempre più complicate finché le attrici non hanno imparato a ripetere mosse multiple a comando.

Parlando dell’esperienza, la Gurira afferma: “La cosa più bella delle Dora Milaje è che combattono come se fossero una cosa sola, a volte quasi come se fossero delle danzatrici. Dunque abbiamo creato moltissime formazioni molto interessanti per le scene in cui le Dora lavorano insieme per sconfiggere gli avversari”.
Entrando più nel dettaglio, aggiunge: “Ci sono delle cose molto specifiche. Quando il mio personaggio dà un ordine, fa qualcosa con il suo bastone. Usiamo dei bastoni che sono delle lance molto sofisticate fatte con il nostro materiale segreto, il vibranio. Siamo in grado di fare moltissimo con essi. Guardando il bastone si potrebbe pensare che è soltanto un ramoscello. E invece basta provare a mettersi contro di loro per capire che non è affatto così. Siamo riusciti a trovare una grazia ma anche una certa ferocia in queste donne e credo sia una combinazione fantastica”.
Anche la Nyong’o si è unita agli altri membri del cast per allenarsi a interpretare il ruolo di un’agente sotto copertura che lavora spesso da sola e deve sempre essere in grado di badare a se stessa in ogni circostanza. Per la Nyong’o prepararsi a interpretare questo ruolo è stato completamente diverso da tutto ciò che aveva fatto per i suoi ruoli precedenti e l’attrice ha amato ogni istante di questo processo.

La Nyong’o afferma: “L’addestramento è stato a dir poco arduo. Ma mentre mi prendevano a calci io mi sentivo sempre più legata allo spirito guerriero di Nakia. È una donna che ha viaggiato per il mondo, dunque il suo stile di combattimento è influenzato dalle esperienze che ha avuto. Ryan ha usato la parola street per definire il suo stile: è un combattimento di strada, in contrasto con le Dora Milaje che hanno uno stile di combattimento più aggraziato e tradizionale. È una ragazza pronta a tutto! Dunque abbiamo usato un po’ di judo, jiujitsu, arti marziali filippine, Muay Thai e capoeira”.black-panther-chadwick-boseman

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