ArteFiera, Equilibrio e Restaurazione

Cinquantamila spettatori al 5 febbraio, questi i numeri della 46ª edizione di Arte Fiera.
La restaurazione del vecchio status quo, rispetto all’innovativo spring time dell’edizione 2022, unita alla diarchia Enea Righi – Simone Menegoi hanno traghettato questa edizione verso una comfort zone che tanto garba gli habitué della più longeva tra le fiere d’arte italiane.

Per carità sarebbe intellettualmente scorretto non rilevare le innovazioni presenti come l’installazione “Connecting Green Hub” di MCA – Mario Cucinella Architects che accoglieva lo spettatore nel percorso della manifestazione strizzando l’occhio ai temi della sostenibilità.
Oppure non apprezzare l’indirizzo curatoriale impresso all’esposizione delle gallerie nella Main Section.
Ma esauriti questi spunti la proposta artistica presente nei padiglioni era più un omaggio all’ancien régime collezionistico, di buon pedigree e lauto portafoglio, che un moto rivoluzionario verso le arti del XXI secolo.
Ripercorriamo brevemente le sezioni. Nella Main Section, gradevolissima era la proposta di WEM con l’originalità dei lavori di Chiara Dynys, ma anche Dellupi Gallery con le conversazioni visive tra i Cobra, Paul Jenkins e il maestro Hartung. O ancora gli scatti di Lucrezia Roda raffiguranti la magia del vetro di Murano presso Cortesi Gallery. Le opere imaginifiche di Massimo Angei ci hanno accompagnato nello stand di Menhir mentre quelle di Sophia Pompéry, presso Galleria Kanalidarte, ci hanno lasciati attoniti e avvolti da una singolare nuvola di fumo bianco.
Lo show di Pieter Vermeersch, per P420, era una gemma incastonata nella sezione Pittura XXl, con focus specifico sulle arte pittoriche contemporanee italiane ed estere.
Le altre sezioni ospitavano “Fotografia e immagini in movimento” incentrata sugli sviluppi tecniche ed espressioni fotografiche e “Multipli” riservata alle opere in edizione.
D’altronde è al di fuori dei padiglioni che Arte Fiera dà il meglio di sé. Bologna Art City e l’Art City White Night, da tradizione il sabato prima della chiusura, sono una garanzia per i visitatori. Mood frizzante, proposte innovative, nascoste in angoli reconditi della città, intrecciate nei luoghi storici aperti al dialogo con l’arte contemporanea e alle relative performance.
Molti sarebbero degni di nota, ma in particolare colpivano le opere di Fabio Iemmi nella suggestiva scenografia dell’Arena del Sole, la selezione fotografica caleidoscopica di Marco Tassinari in “Forme e colori” presso Wikiarte o l’allestimento iconico di Bettina Buck con il suo “Finding Form“ ospitata presso Palazzo De’ Toschi.
Forse il futuro di Arte Fiera è proprio la mescolanza tra le opere esposte in Fiera e quelle che invece animano l’Art City. Come in una forma di dialogo incantato. Un esempio è stato respirare l’atmosfera newyorkese che traspirava dalle opere di Davide Bramante, per Fabbrica Eos, e poi usciti dalla fiera ritrovare lo stesso clima presso ODP Studio accompagnati dalle illustrazioni di Rob Wilson come catapultati nell’Upper East Side a sorseggiare un Manhattan.
Ma, se lo scopo della fiera è la vendita Arte Fiera 2023 ha funzionato raggiungendo il suo obiettivo finale.

I commenti sono chiusi.